ANNALI DI FLODOARD

 

919

Nell’anno 919 dall’incarnazione del nostro Signore Gesù Cristo cadde a Reims[1] un meraviglioso chicco di grandine, che superava in grandezza un uovo di gallina; infatti si estendeva in larghezza e occupava la metà del palmo. Ma pare che in certi altri luoghi ne fossero caduti di ancor più grandi. In questo anno non vi fu vino nel distretto[2] di Reims, se non pochissimo. I Normanni[3] saccheggiarono, devastarono e distrussero tutta la Bretagna[4], situata nel Corno della Gallia[5], cioè sulla costa del mare, per cui i Bretoni[6] furono portati via, venduti, e i rimanenti furono tutti espulsi. Gli Ungari[7] saccheggiarono l’Italia e una parte della Francia, ovvero il regno di Lotario[8].

 

920

Nell’anno 920 dall’incarnazione del Signore nella città di Soissons[9] quasi tutti i conti di Francia abbandonarono il loro re Carlo[10], poiché non voleva allontanare il suo consigliere Aganone[11], di umili origini, che egli aveva reso potente. Tuttavia Hervé[12], arcivescovo di Reims, accogliendo il re mentre tutti lo avevano lasciato solo, lo condusse nei propri alloggi nel villaggio[13] che è detto Chacrise[14]. Il giorno dopo vennero poi a Crugny[15], villaggio della diocesi di Reims, e là rimasero finché non giunsero a Reims. E così lo condusse con sé per quasi sette mesi, fino a quando restituì a lui i suoi magnati, e lui al suo regno. In seguito l’arcivescovo Hervé partì verso la Mosa[16] per recuperare un castello che chiamano Mézières[17], situato nel territorio della sua diocesi, che Erlebaldo[18], conte del Châtresais[19], teneva contro di lui; a quel tempo lo aveva anche scomunicato, a causa di quei frequenti mali che quello portava ai dipendenti[20] della sua stessa diocesi, e a causa di Omont[21], un castello della chiesa di Reims che quello aveva invaso abusivamente. Comunque l’arcivescovo, dopo aver assediato con i suoi fedeli il suddetto castello, cioè Mézières, per quasi quattro settimane, quando infine Erlebaldo l’ebbe abbandonato lo riprese e, poste là delle guardie, fece ritorno a Reims. Questo Erlebaldo, recatosi dal re, che allora si trovava nel distretto di Worms[22], accampato contro Enrico[23] principe d’Oltrereno[24], fu là ucciso dai nemici del re che gli vennero contro.

In quest’anno, e anche nel successivo, si animò la contesa tra il vescovo Ilduino[25] e l’abate Richer[26] a proposito dell’episcopato di Liegi[27]. Infatti il re diede quell’episcopato a Richer, poiché Ilduino, al quale in precedenza l’aveva concesso, defezionò da lui. Invero l’arcivescovo Ermanno[28] ordinò là vescovo Ilduino, quando il clero lo elesse, e mentre era in suo favore il popolo, e anche Gisleberto[29] che molti Lorenesi[30] avevano scelto come principe, dopo aver abbandonato il re Carlo. Carlo poi, riportati a sé i Lorenesi e lo stesso Gisleberto, concesse quell’episcopato all’abate Richer, non al vescovo Ilduino. A Reims nel monastero di san Pietro presso la porta della basilica un cero, che avevano là posto quei cittadini che erano partiti per Roma per visitare le tombe degli apostoli, fu acceso per tre volte da un fuoco celeste. Allo stesso monastero era venuta anche una fanciulla di nome Osanna[31], dal distretto di Voncq[32], che non mangiava carne, e non aveva potuto mangiare pane già da due anni, alla quale si mostravano molte visioni. In quei giorni costei giacque immobile per un’intera settimana, e tra la meraviglia di tutti sudò sangue, a tal punto che tutta la fronte di lei e il volto fino al collo era coperto di sangue; in lei era rimasta vita e un po’ di calore, ed emetteva lievissimamente il fiato. Anche allora affermò di aver visto molte cose, delle quali alcune disse, tuttavia dichiarò che non osava dire molte cose che aveva visto. A quel tempo nei dintorni della città di Reims fu anche trovato miele nelle spighe, e fiori in certi alberi con i frutti maturi o già raccolti.

                                         

921

Nell’anno 921 del Verbo incarnato morì Rodolfo[33] vescovo del monte di Laon[34], al quale successe Adelelmo[35], tesoriere di quel luogo, ordinato a Reims dal signor arcivescovo Hervé. Molti degli Angli[36] che si recavano a Roma furono massacrati coi sassi dai Saraceni[37] nelle gole delle Alpi. Fu tenuto un sinodo presso Trosly[38], al quale presiedette l’arcivescovo Hervé, presente anche re Carlo, per la cui intercessione fu là assolto Erlebaldo del Châtresais. Riccardo[39] marchese di Borgogna[40] morì. Il re Carlo si ritirò nel regno di Lotario, e avendo recuperato con la forza alcuni presidii di Ricuino[41], a lui infedele, e pattuita una tregua[42] fino alla messa di san Martino[43] con Enrico principe d’Oltrereno ritornò al monte di Laon. In questo anno ci furono in diversi luoghi numerose tempeste, furono anche uccisi uomini e incendiate case dal fulmine. La calura in estate fu grande, e ci fu abbondanza di fieno. La grande siccità fu continua per quasi tre mesi, Luglio, Agosto e Settembre. Il conte Roberto[44] assediò per cinque mesi i Normanni, che avevano occupato il fiume Loira[45] e, dopo aver ricevuto da loro ostaggi, concesse loro la Bretagna, che avevano devastato, con il distretto di Nantes[46]; ed essi iniziarono ad accogliere la fede di Cristo. Morì Erluino[47] vescovo di Beauvais[48]. Carlo confermò la pace con Enrico.

 

922

Nell’anno 922 Carlo, per perseguitare Gisleberto e Otto[49], devastò il regno di Lotario con rapine, sacrilegi e incendi, anche nel tempo di Quaresima[50], così come durante tutto l’inverno. Richer, che era andato a Roma per l’episcopato di Liegi, ritornò, ordinato vescovo da papa Giovanni[51], mentre dallo stesso papa fu scomunicato Ilduino, che era stato anche da lui deposto come vescovo. Morì Drogone[52] vescovo di Toul[53], al quale successe Gauzlino[54]. Dopo che Berengario[55] re dei Lombardi[56] fu privato del regno dai suoi magnati a causa della propria insolenza, Rodolfo[57] re della Gallia Cisalpina[58] fu elevato dagli stessi al regno; e gli Ungari, per azione del predetto Berengario, prese molte città[59] saccheggiarono l’Italia. Dopo che infine Carlo fu tornato a Laon, Ugo[60] figlio di Roberto dopo Pasqua[61] venne oltre la Vesle[62], dove presso il villaggio di Fismes[63] incontrò i fedeli dell’arcivescovo Hervé con alcuni conti di Francia. Poiché costui si diresse insieme con loro oltre l’Aisne[64] verso il distretto di Laon a causa del suddetto Aganone, al quale il re aveva donato l’abbazia di nome Chelles[65], di Rotilde[66], sua zia ma suocera di Ugo, Carlo con Eriberto[67] e Aganone, lasciata di nascosto Laon, passò oltre la Mosa per amore di Aganone e a causa della sua paura. Ugo, inseguendolo fino alla Mosa con altri duemila combattenti, incontrò Gisleberto di Lorena, col quale, richiamato per un incontro, ritornò dal padre, che lo aveva seguito ed era accampato sull’Aisne nel distretto di Laon. Avendo appreso ciò Carlo, passata di nuovo la Mosa, con alcuni Lorenesi che erano venuti da lui cominciò a depredare e ad incendiare i villaggi della chiesa di Reims. Combattendo prese anche il castello di Omont, non senza strage dei suoi, e lo distrusse. Dunque Roberto sul fiume Marna[68] andò incontro a Rodolfo[69] figlio di Riccardo[70], suo genero; Carlo con i Lorenesi seguendolo passò la Marna, e il castello di Épernay[71] fu distrutto dai complici di Aganone. Anche Roberto, sopraggiunto il suddetto Rodolfo con i Borgognoni[72], passato il fiume sotto Épernay pose l’accampamento non più lontano di tre leghe[73] dall’esercito di Carlo; là entrambi restarono accampati più di una settimana, e tutti gli altri eccetto Aganone e Carlo si recarono a un incontro.

Ugo[74], figlio di Riccardo[75], poiché nel frattempo era giunto da Roberto, andò contro circa duecento di quelli che erano con Aganone, che andavano a fare razzie nei villaggi della diocesi di Reims; avendoli catturati, e avendone uccisi soltanto tre, sottrasse i cavalli con le armi e rinviò tutti gli altri carichi di ignominia ai loro compagni. Quindi posero il campo, Roberto presso Chaumuzy[76] e Carlo nei dintorni di Reims; dopo essere rimasti accampati per tre giorni di fila là, cioè a una lega dalla città, e poiché alcuni dei loro cavalli furono catturati dai cittadini di Reims, combatterono contro la città soltanto per un giorno, cioè la domenica di Pentecoste[77]. Colà, dopo che furono uccisi alcuni dei Lorenesi, e feriti molti, la notte pose termine al combattimento. Avendo poi udito che quelli che erano con Roberto avevano preso Laon, e i tesori di Aganone che si trovavano là erano stati spartiti e avevano là catturato uno dei suoi fratelli, Carlo con Aganone si diresse verso Laon. Certi Lorenesi fecero ritorno alle proprie sedi; certi proseguirono con Carlo. Roberto mise le tende sull’Aisne. Carlo, essendogli stato negato l’ingresso in Laon, si accampò sul fiume Serre[78] e Roberto pose il campo sull’Ailette[79]. E poiché ogni giorno mentre le truppe di Roberto crescevano quelle di Carlo decrescevano, alla fine ritirandosi di nascosto passò con Aganone oltre la Mosa. I Franchi[80] elessero Roberto come signore[81] ed essi si affidarono a lui. Quindi Roberto fu consacrato[82] re a San Remigio[83] a Reims dai vescovi e dai principi del regno. Hervé arcivescovo di Reims morì il terzo giorno dopo la consacrazione del re Roberto, cioè il 6 delle None di Luglio[84], nel quarto giorno prima che completasse il ventiduesimo anno del suo episcopato. Gli successe nell’episcopato Seulf[85], che allora svolgeva le funzioni di arcidiacono della stessa città.

A Cambrai[86] furono visti apparire come tre soli, o come se il sole avesse tre dischi equidistanti l’uno dall’altro, similmente in cielo due raggi che si dirigevano uno contro l’altro dalle due parti fino a quando furono coperti da una nube, parimenti in cielo due fasci di luce che si avvicinavano l’uno all’altro, fino a quando similmente furono coperti da una nube. Roberto mandò suo figlio Ugo nel regno di Lotario con qualche battaglione di Franchi per liberare dall’assedio Chièvremont[87], castello di Gisleberto, che Carlo assediava. Appreso ciò Carlo abbandonò l’assedio e Ugo, ricevuti ostaggi da alcuni Lorenesi, ritornò dal padre. Ci fu un terremoto nel distretto di Cambrai, a causa del quale alcune case furono là abbattute. Anche nel distretto di Parigi[88], nel villaggio che è detto Juziers[89], si ricorda che avvennero molti miracoli nella chiesa di san Pietro a partire dal quarto anno precedente, cioè da quando furono là riportate reliquie della barba dell’apostolo stesso, così che si riporta che a più di centosettanta fra ciechi e zoppi o anchilosati fu donata la salute. Gli indemoniati poi, quanti vennero via di là, tornarono con mente sana, cacciati i demoni, oltre alle altre innumerevoli cose che avvennero in quello stesso luogo.

 

923

Nell’anno 923 Roberto partì per il regno di Lotario, per parlare con Enrico, che gli venne incontro nel distretto Ripuario[90] sul fiume Roer[91]; là essi si temettero l’un l’altro, e dopo aver pattuito l’amicizia ed essersi scambiati doni ripartirono. Là anche certi Lorenesi diedero ostaggi, e ottennero una tregua da Roberto fino alle Calende d’Ottobre[92]. I Normanni depredavano l’Aquitania[93] e l’Alvernia[94]; contro di loro combatterono Guglielmo[95] duca degli Aquitani e Raimondo[96], e là furono uccisi dodicimila tra i Normanni. Bosone[97] figlio di Riccardo[98] uccise Ricuino che era a letto ammalato. Carlo passando la Mosa con i suoi Lorenesi, che ruppero la tregua che avevano ottenuto di recente da Roberto, giunse ad Attigny[99] e prima che Roberto potesse radunare i suoi fedeli arrivò inaspettatamente sull’Aisne, dove Roberto si era disposto ad accamparsi sotto la città di Soissons. E all’indomani, nel giorno di domenica[100], già passata l’ora sesta[101], quando già i Franchi per quel giorno non si aspettavano battaglia, e molti stavano pranzando, Carlo passò l’Aisne e con gli armati Lorenesi assalì Roberto. Roberto poi con gli armati che erano con lui gli mosse contro; e avviata la battaglia, mentre molti di entrambe le parti cadevano, anche re Roberto cadde trafitto dalle lance. Tuttavia quelli che erano dalla parte di Roberto, cioè Ugo suo figlio ed Eriberto con tutti gli altri, ottenuta la vittoria, volsero in fuga Carlo con i Lorenesi; ma a causa della morte del proprio re Roberto desistettero dall’inseguirli, ma tennero il campo, e a quelli furono strappate le spoglie, però soprattutto ai campagnoli e a quelli che sopraggiungevano dal suburbio della città di Soissons. Infine i Lorenesi, avendo perso molte salmerie, che il conte Ruggero[102] raccogliendole riportò nel castello di Laon, e abbandonato Carlo nel regno di Francia tornarono alle proprie sedi. Carlo quindi pregò il conte Eriberto, l’arcivescovo Seulf e tutti gli altri magnati del regno con molte ambasciate affinché ritornassero dalla sua parte; quelli, rigettando ciò, inviarono messi in Borgogna per Rodolfo, che rapidamente accorse da loro con un folto contingente dei suoi. E i Franchi, avendo inteso che Carlo aveva mandato a chiedere ai Normanni di venire da lui, posero il campo con Rodolfo sul fiume Oise[103] in mezzo tra Carlo e i Normanni, affinché quelli non si ricongiungessero. E allora, mentre Carlo si rifugiava oltre la Mosa, tutti elessero re Rodolfo. Rodolfo figlio di Riccardo fu fatto re presso la città di Soissons.[104] E il conte Eriberto inviò suo cugino Bernardo[105], con altri inviati che, come si racconta, ignoravano il piano che si svolgeva per mezzo loro, da Carlo, Questi, persuaso con giuramenti dai medesimi, si recò da Eriberto con pochi. Costui lo ricevette nel proprio castello sulla Somme[106] presso Saint-Quentin[107], e quindi dopo aver rinviato quelli che erano venuti con lui fece condurre Carlo in una sua fortezza che è chiamata Château-Thierry[108], sul fiume Marna e là lo trattenne sotto custodia, avendo fornito il necessario per l’approvvigionamento; e così egli seguì in Borgogna il re Rodolfo.

Nel frattempo Ragenold[109], il principe dei Normanni che risiedevano sul fiume Loira, già da tempo eccitato dai frequenti inviati di Carlo, uniti a sé molti da Rouen[110] depredava la Francia oltre l’Oise. I fedeli di Eriberto che erano rimasti nei castelli, unitisi ai conti Rodolfo[111] figliastro di Ruggero[112] e Ingobranno[113], piombando sull’accampamento di quello portarono via un ingente bottino, e in quello stesso luogo furono liberati mille prigionieri. Saputo ciò Ragenold, esasperato dal furore, si diresse verso il territorio dell’Artois[114] per saccheggiarlo; contro di lui si mosse il conte Adelelmo[115]; uccise seicento di loro, mettendo in fuga tutti gli altri. Ragenold si affrettò con questi nei rifugi delle sue fortezze, e in seguito non cessò di effettuare quanti saccheggi e latrocini poteva. Per queste urgenti cause il re Rodolfo, chiamato da Ugo figlio di Roberto, venne dalla Borgogna a Compiègne[116] sull’Oise e avendo udito che i Normanni depredavano il territorio di Beauvais vi si trasferì con l’arcivescovo Seulf e il conte Eriberto e certi altri e scelti uomini forti. Passato il fiume Epte[117] entrò nel territorio che era stato dato di recente ai Normanni venuti alla fede di Cristo affinché coltivassero questa fede e avessero pace. E il re con i Franchi devastò con stragi e col fuoco una parte di quello stesso territorio, poiché quei Normanni avevano infranto la pace che avevano accettato, per le promesse di Carlo, che aveva loro promesso una grande estensione di terra. Proprio mentre era intento a ciò lo raggiunsero gli inviati dei Lorenesi, promettendo che gli avrebbero sottomesso se stessi e i propri beni. Richiamato da questa devastazione a causa della loro ambasciata, su consiglio dei magnati che erano con lui si diresse incontro ai Lorenesi, lasciati i conti Ugo ed Eriberto oltre l’Oise a presidio della patria. Quei Lorenesi gli vennero incontro fino a Mouzon[118], e la moglie di lui di nome Emma[119], figlia di re Roberto, fu nel frattempo consacrata regina a Reims dall’arcivescovo Seulf. Rodolfo, accolto come sovrano da molti dei Lorenesi, fu richiesto da Wigeric[120] vescovo di Metz[121] di andare a recuperare un castello di nome Saverne[122] nel territorio dell’Alsazia[123]. Dopo aver sostato là per quasi tutto l’autunno, mentre i castellani, che erano d’Oltrereno, aspettavano invano aiuto da Enrico, infine accettati da loro degli ostaggi ritornò a Laon dalla propria moglie. Nel frattempo poiché i Normanni depredavano alcuni nostri distretti oltre l’Oise, e i nostri il loro territorio, inviate numerose ambasciate nei due sensi, promisero la pace al conte Eriberto e all’arcivescovo Seulf e a tutti gli altri Franchi che erano accampati con loro contro i Normanni, se però fosse stato dato loro un territorio ampio che chiedevano oltre la Senna[124]. Poiché nel frattempo re Rodolfo era tornato, come si è detto, a Laon, quelli mandarono ostaggi e ottennero da lui una tregua fino alla metà di Maggio.

Mentre si svolgevano questi fatti fu annunciato che Enrico aveva passato il Reno[125], poiché il conte Gisleberto e il presule di Treviri[126] Ruggero[127], che fino ad allora non si erano sottomessi a Rodolfo, lo avevano invitato, e saccheggiava il regno di Lotario. Si saccheggiava ciò che giace tra il Reno e la Mosella[128], con la sottrazione di greggi e armenti e la consunzione di ogni altra ricchezza, e anche con la cattura di molta parte della gioventù. Avendo udito che Rodolfo raccoglieva un esercito non solo dalla Francia ma anche da tutta la Borgogna, quello si ritirò nel proprio regno, dopo aver concesso ai Lorenesi una tregua fino alle Calende d’Ottobre[129] dell’anno seguente. Soltanto Otto[130], tra quelli che si erano affidati a Rodolfo, defezionò ad Enrico. Il vescovo Wigeric quando recuperò Saverne la distrusse. Cambrai andò a fuoco per un incendio mal vigilato. L’altro Rodolfo, re della Gallia Cisalpina, che gli Italici avevano accolto come sovrano dopo aver cacciato il loro re Berengario, combatté con lo stesso Berengario e lo vinse; si dice che là cadessero mille e cinquecento uomini.[131] All’arcivescovo Seulf fu inviata dal papa Giovanni l’infula arcivescovile che è detta pallio[132]. Una moltitudine di Angli che si dirigevano alla tomba di San Pietro per la preghiera furono trucidati nelle Alpi dai Saraceni. Morì Dadone[133] vescovo di Verdun[134], e il suo episcopato fu concesso da re Rodolfo a Ugo[135], che fu consacrato prete a Reims dall’arcivescovo Seulf.

 

924

Quando iniziava l’anno 924 fu fatta in Francia l’esazione di un’imposta pecuniaria[136] da dare ai Normanni per l’accordo di pace; e il re Rodolfo preparava una spedizione in Aquitania, poiché Guglielmo, principe di quella regione, tardava a sottomettersi a lui. Questi, avendo appreso che Rodolfo si affrettava verso l’Aquitania con un contingente ostile, gli venne incontro sulla Loira, e dopo che furono inviati ambasciatori nei due sensi, finalmente si incontrarono per un colloquio sullo stesso fiume Loira nel distretto di Autun[137]. Dopo essere rimasti là tutto il giorno, Rodolfo su questa sponda del fiume, Guglielmo su quella, mentre gli inviati andavano da una parte e dall’altra, e trascorsa così la giornata, alla fine Guglielmo, passando il fiume, giunse da Rodolfo già di notte, e scendendo dal cavallo si avvicinò a piedi al re che stava a cavallo; dopo che il re lo ebbe baciato, entrambi se ne andarono. All’indomani Guglielmo ritornò dal re, e ottenuta una tregua di otto giorni, finita la settimana si affidò al re. E il re gli restituì il distretto del Berry[138], che in precedenza gli aveva sottratto con la forza insieme alla città di Bourges[139] servendosi dell’aiuto di Roberto, però non ancora re. Diede poi a Eriberto Péronne[140], e a Ugo figlio di Roberto Le Mans[141]. Anche l’arcivescovo Seulf riottenne da Ugo[142] di Vienne[143] che era presente a quello stesso incontro la terra di san Remigio che giace nella provincia di Lione[144], della quale il vescovo Hervé non aveva avuto nulla. Tornati da là giungemmo[145] nei pressi di un castello che è detto Mont-St-Jean[146]. Ragenardo[147] l’aveva invaso e lo teneva. Tuttavia su esortazione dei suoi nipoti, Gualone[148] e Gisleberto[149] e di tutti gli altri che il re aveva mandato a espugnarlo, inviò al re suo figlio come ostaggio. Il re, pregato dai parenti di Ragenardo e dal proprio fratello Ugo[150], ordinò di accoglierlo e concesse una tregua a Ragenardo, e lasciò andare tutti gli altri che erano con Ragenardo, avendoli vincolati con un giuramento. Nel frattempo Berengario[151], che aveva in moglie una sorella[152] di quello, catturò Gisleberto[153], che lasciò andare dopo che gli furono dati come ostaggi in cambio di lui i figli di Reginaro[154], fratello dello stesso Gisleberto. Il medesimo Gisleberto poi, lasciato andare, devastò con molti saccheggi la terra di Berengario e di Reginaro suo fratello e del conte Isaac[155]. Dopo questi fatti inviò al re Rodolfo ambasciatori per essere da lui ricevuto. Cosa che il re, su consiglio dei suoi fedeli, rifiutò di fare per l’abominio, lo spergiuro e l’instabilità di quello.

Gli Ungari sotto la guida del re Berengario, che i Lombardi avevano respinto, saccheggiarono l’Italia; incendiarono anche Pavia[156], città popolosissima e opulentissima. Là andarono perdute ricchezze innumerevoli, furono incendiate quarantaquattro chiese e il vescovo[157] di quella città insieme al vescovo[158] di Vercelli[159] che era con lui fu ucciso dal fuoco e dal fumo; e di quella quasi innumerevole moltitudine si ricorda che soltanto duecento sopravvissero, che dai resti della città incendiata, che giacevano tra le ceneri, diedero agli Ungari otto moggi[160] d’argento, per riscattare la vita e i muri della città vuota. Compiute queste azioni, gli Ungari passando le Alpi attraverso i gioghi scoscesi vennero in Gallia. Rodolfo re della Gallia Cisalpina e Ugo di Vienne chiusero gli Ungari nelle strettoie dei colli Alpini. Essi sfuggendo di là per un passaggio sconosciuto attraverso i sentieri della montagna raggiunsero la Gotia[161]; i predetti comandanti, inseguendoli, sterminarono quelli tra loro che poterono ritrovare. Nel frattempo Berengario re d’Italia fu ucciso dai suoi.[162]

Rodolfo re di Francia tenne un placito ad Attigny. Allora mentre preparava la partenza da là verso il regno di Lotario fu assalito da una gravissima malattia; mentre già si pensava che stesse guarendo fu oppresso dalla forza recidiva di questa, e considerato da molti quasi senza speranza chiese di essere portato a Reims presso san Remigio. Avendo là elargito alquanti doni, per il resto, ad eccezione della parte della moglie, indirizzò quanto gli era rimasto dei suoi tesori ai monasteri di Francia e di Borgogna; e dopo essere rimasto per quattro settimane presso san Remigio, ritrovata finalmente la salute, si diresse verso la città di Soissons, e di lì ritornò in Borgogna. Parimenti Enrico fu trattenuto per tutta l’estate nel territorio dei Sarmati[163] da una malattia del corpo. Frattanto si accese una contesa tra Gisleberto e Reginaro suo fratello, e una non minore tra Bosone e Otto[164], con stragi, incendi e saccheggi da entrambe le parti. I Normanni addivennero con giuramenti a una pace con i Franchi tramite i conti Ugo ed Eriberto e anche l’arcivescovo Seulf; assente re Rodolfo, tuttavia con il suo consenso, furono loro aumentati i territori, poiché con l’accordo di pace furono concesse loro Le Mans e Bayeux[165]. E il conte Isaac, avendo preso con un attacco a sorpresa un castello di Stefano[166] vescovo di Cambrai, lo incendiò. Anche la torre di un presidio[167] di Eriberto sul fiume Marna, dove era custodito Carlo, bruciò per un incendio improvviso. Ragenold con i suoi Normanni, poiché non aveva ancora ricevuto un possedimento nelle Gallie, saccheggiò il territorio di Ugo tra la Loira e la Senna. Fu tenuto a Trosly nel mese di Ottobre un sinodo di vescovi della provincia[168] di Reims, sotto la presidenza dell’arcivescovo Seulf, al quale venne il conte Isaac per fare ammenda e dare soddisfazione per ciò che aveva malvagiamente perpetrato contro la chiesa di Cambrai, e avendo impegnato cento libbre[169] d’argento fece la pace con Stefano vescovo della città summenzionata, presente Eriberto e molti conti di Francia.

Re Rodolfo recuperò il castello di Mont-St-Jean, che Ragenardo a malincuore abbandonò, e così fece ritorno in Francia. Guglielmo[170] e Ugo figlio di Roberto pattuirono con Ragenold la sicurezza della propria terra, e Ragenold con i suoi Normanni si avviò verso la Borgogna. In questo anno ci furono molte accensioni di candele, con una luce sorta all’improvviso, in diversi luoghi di Francia, e visioni di santi apparvero a un tal prete di nome Ebrulfo[171] che viveva nel vicino villaggio di Mouzon. A Reims nella chiesa di santa Maria[172] nella solennità di tutti i santi[173] un tale da molto tempo anchilosato, le cui cosce aderivano attaccate ai polpacci poiché i nervi dei popliti si erano a tal punto contratti, fu sciolto e raddrizzato per virtù divina. Fu riferito che gli Ungari che stavano devastando la Gotia, colpiti da una pestilenza, con enfiamento del capo e dissenteria, morirono quasi tutti, mentre pochi sfuggirono.

 

925

Quando iniziava l’anno 925 Ragenold con i suoi Normanni saccheggiava la Borgogna. I conti Guarnero[174] e Manasse[175] e i presuli Ansegiso[176] e Gozlino[177], che si erano scontrati con lui presso Chaumont[178], uccisero più di ottocento Normanni.[179] Là il conte Guarnero, dopo che fu ammazzato il cavallo su cui montava, fu catturato e ucciso, e Ansegiso vescovo della città di Troyes[180] fu ferito. Appreso ciò re Rodolfo si diresse verso la Borgogna con alcuni dalla Francia, e cioè con i militi della chiesa di Reims e con Abbone[181] vescovo di Soissons, e anche con pochi altri che erano in sua compagnia, mentre anche il conte Eriberto lo seguiva. E avendo raccolto dalla Borgogna un non piccolo contingente di combattenti venne fino all’accampamento dei Normanni sulla Senna; e là presso il campo fu combattuta da quelli che erano venuti dalla Francia una battaglia appiedata. Vedendo poi che quelli che erano col re, ovvero la parte più grande dell’esercito, non tentavano di invadere il campo e nemmeno di scendere dai cavalli, respinti nell’accampamento i Normanni che erano usciti per combattere nuovamente, e anche abbattuti alcuni, si ritrassero dall’attacco al campo e posero il campo in cerchio a due o tre miglia dall’accampamento dei Normanni. Da parte sua Ugo figlio di Roberto si era accampato sulla Senna da questo lato. Là mentre i Franchi ritardavano e differivano di giorno in giorno un più stretto assedio dell’accampamento, poiché aspettavano le navi che dovevano venire da Parigi[182], fatta all’improvviso una sortita, con l’assenso di certi dei nostri, come si riporta, i Normanni sfuggirono lasciando il proprio campo e dirigendosi verso una foresta al fine di proteggere il proprio cammino; alcuni dei nostri poi ritornarono alle proprie sedi. Quindi, iniziati i digiuni quaresimali[183], dopo aver parlato con Gisleberto e poi con Ugo, Eriberto convocò il re dalla Borgogna; questi, arrivando in fretta, andò incontro ai Lorenesi e a Gisleberto a Cambrai. E poiché questi mancarono a questo placito vennero da lui sulla Mosa, e Gisleberto e Otto[184] divennero suoi fedeli.

I Normanni di Rouen, rompendo il patto che un tempo avevano sottoscritto, saccheggiarono il distretto di Beauvais[185] e quello di Amiens[186]. La città di Amiens[187] fu incendiata da un fuoco mal vigilato dai fuggitivi; così pure ad Arras[188] scoppiò un incendio sorto all’improvviso. I Normanni vennero per depredare fino a Noyon[189], e incendiarono i sobborghi. I castellani, sortendo insieme agli abitanti dei sobborghi, respinsero i Normanni, uccisero quelli che potevano, liberarono una parte del suburbio. Frattanto gli abitanti di Bayeux[190] saccheggiarono il territorio dei Normanni oltre la Senna. Appreso ciò gli abitanti di Parigi[191], insieme anche a certi fedeli di Ugo figlio di Roberto e alle guarnigioni di certi castelli, saccheggiarono una parte del distretto di Rouen[192] che era posseduta dai Normanni al di qua della Senna, incendiando villaggi, portando via greggi e anche uccidendo alcuni dei Normanni. Il conte Eriberto nel frattempo con pochi Franchi, poiché allora si trovava poca erba per i cavalli, stava accampato sull’Oise per impedire il transito ai Normanni. I Normanni, appresa la devastazione del proprio territorio, si affrettarono a ritornare alle proprie sedi. Infine Enrico, passando il Reno, prese con la forza una fortezza di nome Zülpich[193], che i fedeli di Gisleberto difendevano, e senza aver sostato a lungo nel regno di Lotario ritornò nelle proprie sedi oltre il Reno, dopo aver ricevuto ostaggi da Gisleberto. Il conte Ildegaudo[194] e tutti gli altri Franchi della costa, invadendo i luoghi vicini a loro posseduti di recente dai Normanni, li devastarono.

Frattanto Rodolfo dalla Borgogna ritornò in Francia, e annunciò ai Franchi con un bando[195] che si preparassero alla guerra contro i Normanni. Dunque Eriberto, intrapresa una spedizione contro i Normanni con le truppe della chiesa di Reims, e il conte Arnolfo[196] e tutti gli altri Franchi della costa attaccarono un presidio dei Normanni nel quale anche il loro principe Rollone[197] aveva inviato da Rouen mille Normanni oltre gli abitanti della fortezza stessa. Il castello medesimo situato sul mare era chiamato Eu[198]; i Franchi, dopo averlo circondato, oltrepassarono il vallo dal quale era cinto in funzione di contrafforte e scalarono il muro abbattendolo, e dopo essersi impadroniti combattendo della fortezza uccisero tutti i cavalli e incendiarono la fortificazione. Tuttavia alcuni sfuggendo occuparono un’isola vicina, che i Franchi, attaccandola, conquistarono, ma in maggior tempo di quando avevano preso la fortezza. Vedendo ciò i Normanni, che difendevano come potevano la vita con le armi, dopo che ebbero perso la speranza per la vita, certi si immersero nei flutti, certi furono sgozzati mentre nuotavano. E inoltre altri venivano uccisi dalle spade dei Franchi, altri si lanciavano sulle proprie lance. E così, dopo averli abbattuti tutti, e aver portato via un bottino non piccolo, i Franchi fecero ritorno alle proprie sedi. Ma re Rodolfo con Ugo[199] e i Borgognoni era accampato nel distretto di Beauvais.

In quel medesimo tempo[200] morì Seulf arcivescovo di Reims, dopo aver trascorso nell’episcopato tre anni e cinque giorni. Il conte Eriberto venne a Reims e fece orientare secondo la sua opinione i vassalli di quella chiesa come pure i chierici in merito all’elezione del reggente. Ugo figlio di Roberto ottenne un patto di sicurezza dai Normanni, avendo lasciato fuori dalla sicurezza la terra dei figli di Baldovino[201] e quella di Rodolfo di Gouy[202] e di Ildegaudo. L’episcopato di Reims fu consegnato al conte Eriberto col pretesto di suo figlio Ugo[203] troppo piccolo, non ancora quinquenne, come si riferiva. Il vescovo Abbone[204] si diresse verso Roma con gli inviati del conte Eriberto. Tutti i Lorenesi si affidarono a Enrico; ed egli concesse il vescovado di Verdun a Bernuino[205], nipote del vescovo Dadone[206], che fu anche ordinato vescovo nello stesso luogo, dopo che fu espulso il prete Ugo[207] al quale Rodolfo l’aveva dato.

 

 

 

926

Iniziava l’anno 926, e il re Rodolfo con il conte Eriberto e alcuni Franchi della costa assediava i Normanni nel distretto dell’Artois, costretti dentro una foresta, quando all’improvviso dopo alquanti giorni, intrapresa una sortita durante la notte, i Normanni attaccarono l’accampamento del re e là da parte del conte Eriberto fu portato soccorso al re, affinché egli non fosse catturato dai Normanni, e si combatté nei pressi dell’accampamento, dopo che alcune capanne erano state incendiate. Alla fine i Normanni, respinti dall’invasione dell’accampamento, si ritirarono. Là il re fu ferito e il conte Ildegaudo fu ucciso; si dice che furono là uccisi mille e cento Normanni.[208] E così Rodolfo fece ritorno a Laon, e i Normanni saccheggiarono i luoghi boscosi fino al distretto di Porcien[209]. Anche gli Ungari, passato il Reno, tormentarono con saccheggi e incendi fino al distretto di Voncq[210]. La luna nel quattordicesimo giorno[211], il sabato santo della Pasqua[212], nel giorno delle Calende di Aprile[213] ebbe un’eclisse e fu resa pallida, con una piccola parte di luce residua, come se fosse nel secondo giorno; e così quando già iniziava l’aurora fu tutta cambiata in un colore sanguigno. A Reims il corpo di san Remigio e le reliquie di certi altri santi per paura degli Ungari furono portati via dai loro monasteri; tra queste anche le reliquie di santa Valpurga[214], presso le quali si verificavano alquanti miracoli. L’esazione di un’imposta pecuniaria[215] da dare ai Normanni per l’accordo di pace fu pubblicamente fatta in Francia e in Borgogna. Dunque, una volta consegnata l’imposta, la pace fu confermata da entrambe le parti con un giuramento. Quindi un esercito dalla Francia e dalla Borgogna con il re Rodolfo e con il conte Eriberto partì sulla Loira, e ricevuti ostaggi dalla città di Nevers[216], che il fratello[217] di Guglielmo[218] difendeva contro il re, passarono in Aquitania per perseguire Guglielmo, che si era per qualche motivo allontanato dal re, e inseguirono il fuggitivo, finché la voce di un’invasione di Ungari, che già avevano passato il Reno, costrinse l’esercito a ritornare in Francia.

Dopo che Rodolfo, re della Gallia Cisalpina, fu espulso, a Roma fu fatto re d’Italia Ugo[219], figlio di Berta[220], che aveva invaso quel regno, e si era accoppiato a un’altra donna[221] mentre sua moglie era viva; fu anche ucciso dai figli[222] di Berta Burcardo[223] principe degli Alamanni[224], suocero dello stesso Rodolfo, che con lui aveva passato le Alpi, col proposito di recuperare il regno d’Italia al genero. Il prete Ugo, espulso da Verdun, morì. Un tale Eberardo[225] d’Oltrereno fu inviato da Enrico nel regno di Lotario, per rendere giustizia, e accordò tra loro i Lorenesi con una pace. Il conte Rodolfo[226] figlio di Heilwig[227] morì. Non molto tempo dopo decedette anche il suo patrigno Ruggero[228], conte del distretto di Laon. Ugo figlio di Roberto prese in moglie la figlia[229] di Edoardo[230] re degli Angli, sorella della moglie[231] di Carlo.

 

927

Nell’anno 927 sorse un conflitto tra re Rodolfo e il conte Eriberto per la contea di Laon, che Eriberto chiedeva fosse data a suo figlio Eude[232], mentre il re lo diede a uno dei figli di Ruggero, di nome Ruggero[233]. A Reims in cielo furono viste linee di fuoco nel mese di Marzo di mattina in un giorno di domenica; dopo l’indicazione fece seguito a questo segno una pestilenza, con febbre e tosse, che con combinato effetto mortale fece strage tra tutte le genti della Germania e della Gallia. Wigeric[234] vescovo di Metz[235] morì. Il conte Eriberto mandò i suoi inviati a Enrico oltre il Reno; quando questi tornarono, fu convocato tramite loro per un colloquio con Enrico, affrettandosi al quale egli, dopo aver confermato la pace con Ugo figlio di Roberto, onorò Enrico con doni e fu da lui onorato. Là Enrico diede anche il vescovado degli abitanti di Metz[236], trascurando la loro elezione, a un tale, come si riferiva, di nome Bennone[237].

Ugo figlio di Roberto e il conte Eriberto si diressero contro i Normanni che dimoravano sul fiume Loira. Una grandissima tempesta colpì il distretto di Laon e quello di Soissons, e da essa furono abbattute case e sradicati molti alberi, e numerosi uomini in diversi luoghi furono uccisi. Guglielmo principe degli Aquitani morì.[238] I Normanni della Loira dopo essere stati assediati per cinque settimane da Eriberto e da Ugo, dati e ricevuti ostaggi e dopo che fu loro concesso il distretto di Nantes[239] stipularono la pace con i Franchi. Fu tenuto un sinodo di sei vescovi a Trosly, sebbene re Rodolfo lo proibisse tramite inviati del conte Eriberto, e mandasse a dire a quello di differire il sinodo e di venirgli incontro a Compiègne. Quello si rifiutò di far ciò; invece partecipò al sinodo. A questo venne il conte Erluino[240] per penitenza a causa della moglie, che aveva preso mentre l’altra era viva. Dopo lo scioglimento del sinodo il conte Eriberto volle entrare in Laon, ma lo prevenne re Rodolfo, avendo là inviato truppe per la custodia del luogo; egli stesso infine seguì ed entrò in quel medesimo castello. Ma Eriberto fece uscire dalla custodia Carlo, e lo condusse con sé nel distretto del Vermandois[241], ovvero a Saint-Quentin. Rodolfo poi fece ritorno in Borgogna, avendo lasciato con sua moglie a protezione di Laon i figli[242] di Ruggero; costoro uscendone devastarono alcune zone intorno a Coucy[243], castello del vescovado di Reims. Carlo dunque insieme con Eriberto cercò un incontro con i Normanni presso il castello che si chiama Eu, e là il figlio[244] di Rollone si affidò a Carlo e confermò l’amicizia con Eriberto. Nel frattempo la paura e le fughe per un falso allarme di Ungari si diffusero attraverso il regno di Lotario e la Francia.

 

928

Mentre iniziava l’anno 928, proprio durante le solennità della nascita di Cristo, Rodolfo venne in Francia dalla Borgogna con un contingente ostile di Borgognoni a fare saccheggi e anche a incendiare certe località. Ugo figlio di Roberto si affrettò incontro a lui; e giunti sull’Oise egli fu mediatore e garante tra Rodolfo e il conte Eriberto, e ricevette ostaggi da Eriberto, fino a quando non si fossero ritrovati di nuovo al placito fissato. Fatto ciò, Rodolfo tornò in Borgogna, non riuscendo a convincere sua moglie ad abbandonare Laon. Ma il conte Eriberto venne a Reims con Carlo, e da là inviò lettere a Roma a papa Giovanni[245], comunicandogli che stava combattendo con tutte le proprie forze per il ristabilimento e l’onore di Carlo, come egli aveva comandato anche sotto minaccia di scomunica. Re Rodolfo e il conte Eriberto vennero nuovamente a un placito già durante la Quaresima[246]. La regina moglie di Rodolfo lasciò Laon, e ritornò in Borgogna. Il conte Eriberto si diresse verso Laon, e quindi ebbe un placito con i Normanni; egli stesso e Ugo strinsero amicizia con loro. Tuttavia Eude figlio di Eriberto, che Rollone aveva come ostaggio, non gli fu restituito, finché il padre non si fosse affidato a Carlo con certi altri conti e vescovi di Francia. Varie tempeste si scatenarono in luoghi diversi. Otgario[247] vescovo di Amiens, uomo santo e pieno di giorni, morì; si riporta che la sua vita si protrasse fino a cento e più anni. Il conte Eriberto prese con la forza e distrusse una fortificazione dei figli di Ruggero, che chiamano Mortagne-du-Nord[248], sul fiume Schelda[249]. Frattanto l’inviato del conte Eriberto a Roma ritornò, annunciando che papa Giovanni era stato rinchiuso in carcere da Guido[250] fratello di re Ugo, a causa di un dissidio che era sorto tra loro.

Un tale Odalrico[251], vescovo di Aix[252], fu accolto nella chiesa di Reims dal conte Eriberto per celebrare per lo meno il ministero episcopale al posto di Ugo, figlio ancor piccolo del conte stesso, e al medesimo Odalrico fu concessa soltanto l’abbazia di san Timoteo[253] con la prebenda canonica. Enrico, principe di Germania, passò il Reno con una moltitudine di Germani, e venendo sulla Mosa assediò un castello del conte Bosone di nome Durofostum[254], per il fatto che Bosone non voleva venire a giudizio per certe abbazie e terre dei vescovadi, che aveva preso con l’autorità del potere, e che teneva pervicacemente disprezzando le ingiunzioni di Enrico; e rivolgendosi a Bosone gli promise la pace se fosse venuto da lui. Questi, avendo ricevuto ostaggi da Enrico come patto di sicurezza, venne da lui e promise con un giuramento fedeltà a lui e pace al regno, restituì la terra che aveva preso con la forza, mentre gliene veniva data altra in compensazione; e tanto costui quanto Reginaro furono pacificati con Gisleberto e con tutti gli altri Lorenesi. Ugo ed Eriberto si recarono da Enrico per un incontro, e ritornando da là si diressero da re Rodolfo. E di nuovo Eriberto gli si affidò, dopo aver nuovamente posto Carlo sotto custodia; quindi con Rodolfo si diressero verso la Borgogna incontro a Ugo re d’Italia. Le vendemmie furono quasi completate entro il mese d’Agosto. Il re Ugo, avendo un colloquio con Rodolfo, diede al conte Eriberto la provincia di Vienne[255] come vicario di suo figlio Eude[256]. Bennone vescovo di Metz, attaccato con l’inganno, fu evirato e privato degli occhi. Re Rodolfo venendo a Reims fece la pace con Carlo, restituendogli Attigny, e onorandolo con doni.

 

929

Nell’anno 929 i conti Eriberto e Ugo partirono contro Bosone, fratello del re Rodolfo, a causa di certi allodi di Rotilde[257] recentemente defunta, che Ugo, genero della stessa Rotilde, richiedeva, poiché Bosone li aveva invasi. Ma il conte Eriberto prese Vitry[258], castello di Bosone, dopodiché concessero una tregua a Bosone fino alla fine del mese di Maggio. Bosone recatosi da Enrico fu costretto a giurare pubblicamente la pace. Il medico Deroldo[259] ottenne l’episcopato di Amiens, Adalbéron[260] quello di Metz; a Bennone a garanzia del sostentamento fu concessa un’abbazia. Eriberto e Ugo assediarono Montreuil[261], castello di Erluino figlio del conte Ildegaudo, e infine ricevuti ostaggi fecero ritorno. Il papa Giovanni, mentre privato del potere era detenuto sotto custodia da una potente donna di nome[262] Marozia[263], perì come alcuni sostengono ucciso con violenza, secondo molti per strangolamento. Anche re Carlo morì presso Péronne.[264] Sorse una disputa tra Ugo e il conte Eriberto, poiché Erluino con la sua terra fu accolto da Ugo, e Ilduino[265], che era uomo di Ugo, da Eriberto. Le vie delle Alpi furono bloccate dai Saraceni, impediti dai quali molti che volevano recarsi a Roma tornarono indietro.

 

930

Nell’anno 930 re Rodolfo quasi distrusse i Normanni della Loira, che infestavano l’Aquitania con saccheggi, con una sola battaglia[266] nel distretto del Limousin[267], e sottomise a sé gli Aquitani. Eriberto accolse Arnoldo[268] che era uomo di Ugo. Diversi movimenti di guerra tra Ugo ed Eriberto si svolsero attraverso la Francia. Re Rodolfo venendo in Francia li pacificò con molto sforzo mediante diversi placiti; ed Eriberto restituì Vitry a Bosone. Essendo morto Adelelmo[269] vescovo di Laon, Gozperto[270] suo nipote ottenne l’episcopato. Eriberto accolse Ansello[271] vassallo di Bosone, che teneva Vitry, col castello stesso, e gli concesse Coucy con altra terra. Tornato re Rodolfo in Borgogna, i Lorenesi con Gisleberto vennero incontro a Ugo in Francia, e postovi l’assedio presero una fortezza che Arnoldo teneva, di nome Douai[272]. Frattanto gli uomini di Bosone recuperarono Vitry col tradimento, e invasero Mouzon con l’inganno. Bosone, lasciati alcuni suoi fedeli alla custodia di Mouzon, partì per l’assedio del castello sopra ricordato. Ma Eriberto, chiamato da certi abitanti di Mouzon, sopraggiunse inaspettato, dopo aver passato la Mosa per guadi sconosciuti, ed entrando nella fortezza per una porta aperta di nascosto dai castellani catturò tutti i vassalli di Bosone che erano stati lasciati là a difesa del luogo. A Reims sotto e intorno alla chiesa di santa Maria dalla parte settentrionale[273] e orientale apparve una grande luce poco prima dell’inizio del giorno.

 

 

 

931

Nell’anno 931 re Rodolfo recatosi a Vienne poiché Carlo Costantino[274], figlio di Ludovico il Cieco[275], che la teneva, gli prometteva sottomissione, ritornò e si diresse a Tours[276] presso san Martino[277] a fine di preghiera. Frattanto i Lorenesi presero Douai[278] e Ugo la concesse a Ruggero figlio di Ruggero[279]. Eriberto poi rese in cambio ad Arnoldo il castello di Saint-Quentin. I Greci[280] inseguendo per mare i Saraceni fino alla foresta di Frassineto[281] dove era il loro rifugio, e da cui sortendo saccheggiavano con incursioni sistematiche l’Italia, avendo occupato anche le Alpi, con l’aiuto di Dio li annientarono con rapida strage, rendendo tranquilla l’Italia dalla parte delle Alpi. Nel giorno della purificazione di Maria[282], beata madre di Dio, a Reims nella chiesa della stessa un tale, servo dei canonici, custode della chiesa di san Dionigi e san Teodulfo[283], improvvisamente colpito s’irrigidì, contratto nei nervi tanto delle mani quanto dei piedi, e parve che cadendo il suo volto aderisse alla pietra del pavimento; essendo stato poco dopo staccato restò immobile, avendo tanto le mani quanto le gambe bloccate dall’irrigidimento; e dopo cinque giorni di domenica[284] le mani gli si sciolsero alla messa, e similmente le gambe dopo quindici giorni durante la messa. Una cosa simile gli era accaduta cinque anni prima nel giorno della circoncisione del Signore[285] nella stessa chiesa, e nel medesimo luogo era stato sciolto dopo trenta giorni, nella stessa solennità della purificazione.

Roberto[286], arcivescovo della chiesa di Tours[287], tornando da Roma, sotto le Alpi fu ucciso dai briganti, di notte nella tenda, con quelli che lo accompagnavano. Gisleberto[288], figlio di Manasse[289], si staccò da re Rodolfo per il castello di Avallon[290], che la regina Emma[291] gli aveva portato via, e contemporaneamente per la stessa ragione si staccò Riccardo[292] figlio di Guarnero[293]. Parimenti sorse una contesa tra Gisleberto di Lorena e Bosone, dopo che Bosone ebbe fatto pace con Eriberto; e Durofostum[294] castello di Bosone fu preso da Gisleberto, e similmente in quei giorni Mortagne, fortezza dei figli di Ruggero, fu presa da Arnolfo[295] figlio di Baldovino. Ed Eriberto acquisì l’amicizia di Gisleberto di Lorena. Bosone, lasciato Enrico, andò da re Rodolfo; e mentre tornava da là prese con la forza il castello di Châlons[296], lo mise a fuoco e lo distrusse, per inimicizia col vescovo Bovone[297], i cui uomini avevano mutilato nelle membra alcuni uomini di Bosone.

Re Rodolfo fece ritorno in Francia, e poiché il conte Eriberto si era allontanato da lui il re, unito a sé Ugo, prese e distrusse un castello di Eriberto, di nome Denain[298]; quindi assediò Arras. Il conte Eriberto, unitisi a lui i Lorenesi tramite il duca Gisleberto, andò contro il re; e avendo pattuito una tregua fino alle Calende di Ottobre[299] da ambo le parti si ritirarono. Frattanto certi fedeli di Eriberto, partiti dalla città di Reims, presero e distrussero un castello di Ugo situato sulla Vesle, di nome Braine[300], che lo stesso Ugo aveva preso al vescovo di Rouen[301]. Re Rodolfo mandò lettere al clero e al popolo di Reims perché fosse fatta l’elezione del presule, alle quali quelli risposero che non potevano far ciò dato che era vivo il loro eletto, e che continuava a valere l’elezione che avevano fatto. Il conte Eriberto si recò da Enrico, e si affidò a lui, e gli eserciti del re e di Ugo saccheggiarono i distretti di Laon e di Reims. Re Rodolfo dirigendosi ad Attigny inviò Ugo da Enrico; Enrico, ricevuti da lui ostaggi e pattuita la sicurezza, si ritirò oltre il Reno. Si dice che frattanto i Bretoni, che erano rimasti soggetti ai Normanni nel Corno della Gallia, insorgendo contro quelli che li avevano conquistati, nella stessa solennità di san Michele[302], ucciso in primo luogo il loro comandante di nome Felecan[303], avessero sterminato tutti i Normanni che dimoravano tra loro.

Re Rodolfo con Ugo e tutti gli altri suoi assediò la città di Reims; entratovi infine nella terza settimana dopo l’assedio poiché gli aprirono quelli che erano in città, fece là ordinare presule Artaud[304] monaco del cenobio di san Remigio, che già in precedenza, ma in quello stesso anno, aveva lasciato Eriberto ed era passato a Ugo. Il re, avendo catturato anche Bovone vescovo di Châlons[305], che si era staccato da lui con Eriberto, lo affidò a Ugo perché lo custodisse, e attribuì il suo vescovado al chierico Milone[306]; e così dirigendosi verso Laon vi assediò Eriberto, che si era asserragliato in quello stesso luogo con i suoi. Non resistendo a lungo, egli chiese luogo per uscire; datogli spazio, si ritirò, inviando sua moglie[307] nella fortezza che egli stesso aveva costruito sotto Laon. Costò poi al re per prenderla un impegno di maggior fatica e durata; essendosene infine impadronito con difficoltà, ritornò in Borgogna, andando incontro agli Aquitani che erano in discordia. Incon[308] Normanno che dimorava sulla Loira, invase coi suoi la Bretagna, e avendo vinto e ucciso o cacciato i Bretoni si impadronì della regione.

 

932

Nell’anno 932 re Rodolfo, tornato in Borgogna, recuperò certi castelli di Gisleberto[309] e di Riccardo[310], che si erano staccati da lui. Airardo[311] vescovo di Noyon[312] morì, e un tal chierico di quella città, che desiderava diventare vescovo, accolse il conte Adelelmo[313] di notte in città, scalato di nascosto il muro; al mattino i soldati del luogo, cacciati dalla città da costui, dopo aver raccolto con sé qualche truppa di suburbani, assalirono la città e, adoprandosi anche i cittadini che erano rimasti dentro le mura, entrarono, certi bruciando la porta, certi attraverso la finestra della chiesa. Adelelmo rifugiandosi nella chiesa fu ucciso presso l’altare con alcuni che erano entrati con lui, e i cittadini ripresero la città. Il conte Eriberto, recuperato il castello di Ham[314], catturò Ebrardo[315], fratello di Erluino[316], che lo teneva. Re Rodolfo dopo aver parlato con Ugo accolse di nuovo nella sua grazia il vescovo Bovone, gli restituì il suo episcopato, cioè Châlons. Gualberto[317], abate di Corbie[318], fu ordinato vescovo dagli abitanti di Noyon. Re Rodolfo, dopo aver ricevuto Gisleberto, dalla Borgogna ritornò in Francia e là, impadronitosi dell’abbazia di san Medardo[319], che Eriberto teneva, fece ritorno in Borgogna.

Ugo, che assediava con certi vescovi di Francia la città di Amiens, tenuta dai fedeli di Eriberto, e la colpiva con frequenti attacchi, alla fine si ritirò dopo aver ottenuto ostaggi, e circondò con un assedio il castello di Saint-Quentin. Milone[320], che era stato spogliato del vescovado di Châlons, fu scomunicato dall’arcivescovo Artaud e da tutti gli altri vescovi della provincia di Reims. Ugo, dopo aver assediato il castello di Saint-Quentin per due mesi, alla fine lo prese per la resa degli occupanti. All’indomani, dopo che vi fu entrato, un anchilosato si raddrizzò nella chiesa stessa. Raimondo[321] ed Ermingaudo[322], principi di Gotia, si affidarono a re Rodolfo. Anche Loup Aznar il Guascone[323], che si diceva avesse un cavallo di più di cent’anni, ma ancora sanissimo. Gisleberto con i Lorenesi, su invito di Ugo, assediò Péronne; là nei frequenti scontri furono uccisi molti Lorenesi. I restanti non riuscendo a prendere la fortezza si ritirarono, dopo che il duca Gisleberto ebbe prima parlato con re Rodolfo, tramite Ugo. Re Rodolfo con Ugo assediò Ham, castello di Eriberto, e così avendo ricevuto ostaggi si ritirò. Morto Gozperto, presule di Laon, fu ordinato vescovo di Laon Ingramno[324] decano del monastero di san Medardo. Bosone fratello del re, e Bernuino vescovo di Verdun infuriavano fra loro con incendi e saccheggi. Eriberto si diresse da Enrico oltre il Reno.

 

933

Nell’anno 933 gli inviati della chiesa di Reims Gisone[325] e Amalrico[326] tornando da Roma portarono il pallio ad Artaud, e riferirono che papa Giovanni[327], figlio di Maria, che è detta anche Marozia, era detenuto sotto custodia da suo fratello di nome Alberico[328], che teneva prigioniera anche sua madre Marozia, e teneva Roma contro Ugo. Gli Ungari si divisero in tre parti, di cui una parte si diresse verso l’Italia, un’altra invase il territorio di Enrico oltre il Reno. Enrico, partito contro questi con i Bavaresi[329] e i Sassoni[330] e tutte quante le altre genti a lui soggette, li uccise tutti fino allo sterminio; riferiscono che furono uccisi trentaseimila di costoro, oltre quelli che portò via il fiume e che furono presi vivi.[331] Richer vescovo di Liegi distrusse un castello del conte Bernardo, che lo stesso Bernardo[332] aveva costruito presso Charleville[333] nel distretto di Porcien[334], in quanto era situato nel territorio della sua chiesa. Vienne si diede a re Rodolfo, poiché quelli che la tenevano la consegnarono. Guglielmo[335] principe dei Normanni si affidò al medesimo re e il re gli diede anche la terra dei Bretoni situata sulle sponde del mare[336]. Re Rodolfo assediò per sei settimane la fortezza di Eriberto che è detta Château-Thierry. In seguito Gualone[337] che la custodiva si affidò alla regina Emma, e il castello fu consegnato alla sua fedeltà e alle sue cure. Waldrico[338] vescovo di Auxerre[339] morì e Guido[340], arcidiacono di quel luogo, ottenne l’episcopato. Mentre il predetto presidio era assediato, riuniti alquanti presuli di Francia e di Borgogna fu celebrato un sinodo, al quale presiedettero il signore Artaud arcivescovo di Reims e il signore Teotilone[341] vescovo di Tours. Allora il signore Artaud ordinò anche Ildegario[342] vescovo della città di Beauvais.

Mentre Eude[343] figlio di Eriberto teneva il presidio di Ham tormentò i distretti di Soissons e di Noyon con saccheggi e incendi. Eriberto suo padre, venendo di nascosto a Saint-Quentin, il terzo giorno dopo che arrivò prese il castello combattendo, poiché i residenti non fecero resistenza, e soltanto la guarnigione di Ugo si oppose; Eriberto quando li catturò, ricevuto da loro un giuramento, li mandò via, dopo aver lasciato anche alcuni suoi complici a tutela della fortezza. Udendo ciò Ugo, che arrivò subito, riprese il castello, e quando catturò un nobile chierico di nome Treduino[344] mandato là da Eriberto lo impiccò con alcuni altri; a diversi altri poi amputò diverse membra. E quindi partendo con il signor arcivescovo Artaud prese senza difficoltà una fortificazione di nome Roye[345] poiché i custodi di Eriberto la consegnarono. Ugo re d’Italia assediò Roma. E i Saraceni occuparono i passi delle Alpi, e depredarono tutte le località vicine. L’arcivescovo Artaud ordinò Fulberto[346] vescovo della città di Cambrai. Eriberto riprese Château-Thierry, posto sul fiume Marna, poiché glielo consegnarono certi che Gualone aveva lasciato là per la custodia. Udendo ciò Ugo si preparò ad assediare quanto prima lo stesso castello.

 

934

Nell’anno 934, quando re Rodolfo e il conte Ugo assediavano la succitata fortificazione, infine nel quarto mese, scalando di notte le mura, mentre le guardie dormivano, Gualone con i suoi prese una parte della fortezza, tuttavia la rocca, meglio protetta, fu conservata dai fedeli di Eriberto. Ma poiché i soldati del re insistevano, non molto tempo dopo diedero ostaggi, e ci si ritirò dall’assedio. A Reims nella chiesa di Maria beata madre di Dio nella solennità dell’annunciazione del Signore[347], mentre era là celebrato dal presule Artaud il sacrificio della messa, un giovane, con i nervi dei popliti contratti, abituato a strisciare, essendosi improvvisamente sciolte e distese le articolazioni dei ginocchi e delle gambe, si raddrizzò e avendo riprovato a camminare recuperò i piedi già a lungo dimenticati. Parimenti nella chiesa di sant’Ilario[348] davanti alla porta di Marte[349] un tale cieco di nome Paolo[350] riebbe la vista, essendo stato prima avvertito in sogno di recarsi in quel luogo poiché là doveva ricevere la vista.

Il re si diresse nuovamente con Ugo all’assedio abbandonato, poiché da Eriberto non erano tenuti in conto gli ostaggi che i suoi avevano dato. Enrico inviò a Rodolfo Gisleberto ed Eberardo[351] con i vescovi del regno di Lotario; e dopo che il re ebbe fatto ritorno a Château-Thierry furono concesse a Eriberto Ham e Péronne fino alle Calende d’Ottobre[352]. Arnolfo di Fiandra[353] prese per moglie la figlia[354] di Eriberto, da tempo a lui promessa con giuramenti dati l’un l’altro. Eriberto, raccogliendo nel distretto di Vermandois le messi di quelli che se ne erano andati e ai quali Ugo aveva concesso quella terra, le fece portare a Péronne. A Reims il giorno prima delle Idi[355] di Ottobre al mattino prima del sorgere della luce furono viste scorrere in cielo linee di fuoco e una specie di serpente di fuoco e giavellotti di ferro. Subito seguì una pestilenza, che affliggeva i corpi umani con diversi morbi. Un diacono di Verdun di nome Adelmaro[356] consumato dalla malattia parve che avesse perduto gli spiriti, ma prima che fosse posto nel feretro, ripresosi, si rialzò così sano che sembrava non avesse sofferto di nessuna malattia. Egli testimoniò di aver visto diversi luoghi di supplizi e di ristoro, e che egli stesso era stato condannato a un luogo di pena, ma per le preghiere della madre di Dio, intercedendo anche il beato Martino[357], era stato restituito alla vita presente per fare penitenza. Gisleberto con i Lorenesi venne in Francia in aiuto di Eriberto, in quanto stava per porre l’assedio alla fortezza di Saint-Quentin. Ma prima che giungesse là, gli inviati di Ugo venendogli incontro pattuirono una pace tra Ugo ed Eriberto, scambiandosi giuramenti, fino al mese di Maggio; e i Lorenesi fecero ritorno alle loro sedi. Il vincolo della regola dei monaci[358] fu ristabilito in certi monasteri nel regno di Lotario. E morì la regina Emma.

 

935

Nell’anno 935 re Rodolfo prese assediandolo un castello di Goffredo[359], chiamato[360] Viriliacum[361], che alcuni Aquitani tenevano contro di lui, e lo restituì a Goffredo; e di lì fece ritorno in Francia, e inviò Goffredo da Enrico oltre il Reno. Mentre il re era residente a Laon nello stesso santo giorno della Pasqua[362] tra i soldati del re e quelli del vescovo scoppiò un tumulto, nel quale non solo diversi laici, ma anche certi chierici furono feriti e uccisi. In seguito il re tenne un placito a Soissons con i magnati del regno; quindi dopo aver parlato con gli inviati di Enrico si affrettò a un incontro con lui dove fu presente anche Rodolfo re della Giurana[363]. Stabilita fra loro un’amicizia, pacificarono anche Eriberto con Ugo, restituendo allo stesso Eriberto certi suoi possedimenti. Ma anche Enrico, dopo aver ricevuto Bosone, gli restituì in gran parte la terra che aveva avuto in precedenza. Gli Ungari si sparsero per la Borgogna e dopo essersi scatenati, tuttavia non a lungo, con saccheggi, incendi e stragi, avuta notizia dell’arrivo di Rodolfo passarono in Italia. L’arcivescovo Artaud ordinò presule della chiesa di Thérouanne[364] un tal monaco Wifredo[365].

Re Rodolfo assediò il castello di Dijon[366], che il conte Bosone aveva conquistato e i suoi complici tenevano. I Lorenesi con certi conti dalla Sassonia[367], ossia amici di Eriberto, si recarono con un grande esercito a un incontro con Ugo. Ma poiché Ugo rifiutò di restituire a Eriberto il castello di Saint-Quentin, assediarono quella stessa fortificazione, e avendola oppressa con la guerra alla fine la ottennero per la resa di quelli che la difendevano e la distrussero; e mentre si preparavano ad assediare Laon tornarono alle proprie sedi per ordine di re Rodolfo. Frattanto Bosone fratello del re Rodolfo morì nella spedizione per l’assedio del castello di Saint-Quentin; e trasportato a san Remigio fu sepolto. Re Rodolfo rimase a letto per tutto l’autunno a causa di una grave malattia. I Normanni che saccheggiavano il distretto del Berry, assaliti in guerra da quelli di Bourges e di Tours furono distrutti. Fu celebrato un sinodo di sette vescovi presso Sainte-Macre[368], con la presidenza dell’arcivescovo Artaud, nel quale i saccheggiatori e gli invasori dei beni ecclesiastici furono richiesti di presentarsi per emendarsi.

 

936

Nell’anno 936 Ingramno vescovo della chiesa di Laon morì. Quasi nei medesimi giorni[369] morì re Rodolfo, e fu sepolto a Sens[370] presso santa Colomba[371], la cui chiesa era stata poco prima incendiata da una fazione. I Bretoni facendo ritorno dalle regioni d’oltremare con il sostegno di re Adelstano[372] si diressero nuovamente verso la loro terra. Il conte Ugo mandò inviati oltre il mare per richiamare Ludovico[373], figlio di Carlo, affinché prendesse il comando del regno. Il re Adelstano suo nonno, avendo prima ricevuto un giuramento dagli ambasciatori dei Franchi, lo inviò in Francia con certi vescovi e altri suoi fedeli. Ugo e tutti gli altri magnati dei Franchi, essendogli andati incontro, quando fu sceso dalla nave subito gli si affidarono sulla stessa spiaggia costiera presso Boulogne[374], come era stato pattuito da entrambe le parti. E dopo che fu da quelli condotto da là a Laon, e, innalzato dalla consacrazione reale, fu unto e incoronato dal signor arcivescovo Artaud, presenti i principi del regno, con venti e più vescovi. L’episcopato di Laon fu dato a Rodolfo[375], prete di quella località, concordemente eletto dai cittadini, che fu consacrato vescovo dal signore Artaud.

Il re e Ugo si recarono in Borgogna, e assediarono la città di Langres[376] che Ugo[377] fratello del re Rodolfo aveva preso; e poiché quelli che risultavano custodirla fuggirono, la presero senza guerra. E dopo aver ricevuto ostaggi dai vescovi di Borgogna e dai magnati, vennero a Parigi. Poiché il re Enrico morì negli stessi giorni, si scatenò una contesa per il regno tra i suoi figli; alla fine il potere andò al maggiore per nascita, di nome Ottone[378]. La luna nel quattordicesimo giorno, divenuta di colore sanguigno il secondo giorno delle None di Settembre[379], pareva illuminare pochissimo la notte. Poiché il papa Giovanni[380] fratello del patrizio Alberico era defunto, fu fatto papa a Roma un tal Leone[381], servo di Dio. Ugo re d’Italia, dopo aver tentato di prendere Roma, dato che il suo esercito era afflitto dalla fame e dalla morte dei cavalli, alla fine, pattuita la pace con Alberico dandogli la propria figlia[382] in sposa, desistette dall’assedio, e avendo scoperto, come si riferisce, certe insidie di Bosone[383] contro di lui, prese con l’inganno il medesimo, suo fratello, e lo mise sotto custodia. I Saraceni si spinsero in Alamannia per fare bottino, e facendo ritorno uccisero molti che si dirigevano a Roma. Ugo figlio di Roberto fece la pace con Ugo figlio di Riccardo, essendosi spartiti fra loro la Borgogna. Adelelmo[384] vescovo di Senlis[385] morì.

 

                                                                             937

Fu ordinato vescovo di Senlis Bernuino[386] del cenobio di san Crispino[387]. Essendo defunto anche Gualberto vescovo di Noyon, successe Transmaro[388], prevosto del monastero di Saint-Vaast[389]. Re Ludovico liberandosi dalla tutela del principe Ugo accolse a Laon la propria madre[390]. Ugo fece la pace con Eriberto. Eriberto, ricevendo il castello che è detto Château-Thierry, poiché Gualone glielo aprì, gettò in catene lo stesso Gualone, malgrado fosse già diventato un suo uomo. Una parte del cielo fu vista ardere, e ne seguì dalla stessa parte una scorreria degli Ungari attraverso la Francia; a causa di questa i villaggi e i campi furono spogliati, le case e le chiese furono incendiate, una moltitudine di prigionieri fu portata via. Tuttavia alcune chiese, pur essendo stato appiccato il fuoco, non giunsero a incendiarsi; non poterono incendiare la chiesa di Sainte-Macre, anche con due covoni di messi accesi, che erano quasi attaccati alle pareti della stessa. Nella chiesa di Saint-Basle[391] quando uno degli Ungari tentando di salire sull’altare appoggiò la mano sull’ara, la sua stessa mano restò attaccata alla pietra dell’altare, né poté in alcun modo essere staccata, finché, quando gli altri Ungari tagliarono il sasso dell’ara intorno alla mano stessa, il pagano[392] fu costretto a portare in giro la parte della pietra che aveva aderito alla sua mano, tra lo stupore di tutti.

Un prete di Bouvaincourt[393] - così infatti si chiama un villaggio della sua chiesa – di nome Adalgario[394] fu da loro catturato, e portato via fino al distretto del Berry. Mentre questi era in catene e coi ferri ai piedi, di notte apparve una visione a una tale, prigioniera insieme con lui; e le fu ordinato di dire al prete medesimo che prendesse la fuga quando si fosse visto sciolto; e simultaneamente alla visione la catena di quello fu sciolta. Ma quello, temendo la morte, che il barbaro spesso gli minacciava se per caso l’avesse ripreso da una fuga, legandosi nuovamente la catena ai piedi e recuperando la sbarra che era saltata via dai ceppi, fece in modo di dotarsi di vincoli stretti, non osando scappare con la fuga. La notte successiva di nuovo la succitata visione apparve alla prigioniera, che incoraggiò il prete a intraprendere la fuga, e di nuovo i vincoli di quello furono sciolti. Allora finalmente mosso a ciò il prete prese la fuga e nascondendosi per alcuni giorni in una palude, quando apprese che i barbari erano passati oltre, soltanto allora si diresse verso la patria. Egli ci riferì che aveva visto durante questa prigionia un monaco del cenobio di Orbais[395] di nome Ucbaldo[396], che spesso i pagani avrebbero voluto trucidare, ma non poterono tagliare la sua carne; dunque dicevano che era un dio. Un tale, come questo prete riferisce, lo vide nudo messo in mezzo, e raggiunto dalle frecce da ogni lato ma neppure fino all’ultimo ferito e con la pelle tagliata. Infatti le frecce lanciate rimbalzavano dal suo corpo come dall’acciaio, e nessun segno di colpi gli appariva nella pelle. Ma dice anche di aver visto che veniva colpito nudo con la spada con ogni sforzo, e nondimeno la sua carne rimase inviolata.

I Bretoni tornati nei loro luoghi dopo una lunga peregrinazione combatterono con frequenti scontri contro i Normanni che avevano invaso la loro terra contigua alla propria, risultando più volte vincitori e recuperando i luoghi invasi. Morì Rodolfo, re della Gallia Giurana e Cisalpina, il cui figlio piccolo Corrado[397] successe nel regno. Morì Abbone vescovo di Soissons; e Guido[398] figlio di Folco[399] d’Anjou[400], canonico di san Martino di Tours, ottenne il suo episcopato.

 

938

Nell’anno 938 re Ludovico prese con la forza un castello di nome Montigny[401], che era tenuto da un tale Serlo[402] che praticava ladrocini; donò poi la vita allo stesso Serlo per la preghiera del signore arcivescovo Artaud, e distrusse la fortezza. Accolse in pace Eriberto per la preghiera di Ugo. Ricevette Tusey[403] sulla Mosa, con altri villaggi ad esso pertinenti, che il padre di lui aveva dato a sua madre[404] per diritto di dote, e che il conte Ruggero[405] teneva, poiché costui li restituì, mentre egli si dirigeva verso di loro con un contingente ostile. Ritornando da là il re recuperò con la forza il castello di Corbeny[406], affidatogli dai monaci, che suo padre aveva concesso a san Remigio e che Eriberto aveva invaso, e dopo aver catturato gli uomini di Eriberto che erano là permise loro di allontanarsi, poiché lo pregò il signor arcivescovo Artaud. Il principe Ugo, figlio di Roberto, prese in moglie la sorella[407] di Ottone re d’Oltrereno, figlia di Enrico. Re Ludovico, dirigendosi verso le località marine, s’impegnò a restaurare un castello e porto sul mare, che chiamano Guines[408]. E mentre se ne stava con Arnolfo[409] gli uomini di Eriberto presero un castello della chiesa di Reims, che chiamano Chausot[410], sul fiume Marna, costruito dal presule Artaud, poiché un tal Wiperto[411] tradì, e portarono via con sé Regiberto[412], che era a capo del castello medesimo, e saccheggiarono con frequenti scorrerie i villaggi posti all’intorno.

Frattanto re Ludovico chiamato dall’arcivescovo Artaud fece ritorno, ed entrato in Laon assediò la nuova rocca recentemente là edificata da Eriberto; e avendo con molte macchine minato e abbattuto il muro finalmente con grande fatica la prese. Da là partì per un incontro con Ugo[413], fratello del defunto re Rodolfo, avendo lasciato a difesa di Laon Eude figlio di Eriberto, che si era assai recentemente affidato a lui. Il suddetto Ugo poi venne dal re, e gli promise amicizia con un giuramento. Gisleberto con i Lorenesi venne in aiuto a Ugo ed Eriberto contro re Ludovico, e con la forza presero il castello di Pierrepont[414]. Il conte Arnolfo ed Eriberto ottennero una tregua tra re Ludovico e Ugo, pattuendo con giuramento una pace fino alla fine del mese di Gennaio. E senza indugio re Ludovico su consiglio di Odoino[415] e di Gerardo[416], che avevano abbandonato Rodolfo vescovo di Laon ed erano passati a Ugo, saccheggiò e spartì i beni e i tesori ritrovati a Laon.

 

939

Nell’anno 939 re Ludovico si diresse incontro a Ugo figlio di Riccardo; tornando con lui dalla Borgogna mosse contro Ugo figlio di Roberto e Guglielmo principe dei Normanni. Questi, poiché avevano di recente devastato con saccheggi e incendi certi villaggi del conte Arnolfo, furono scomunicati dai vescovi che erano col re, insieme con Eriberto, che teneva pervicacemente, dopo averli invasi, certi villaggi e fortezze di san Remigio. Ugo, consegnati degli ostaggi, pattuì una pace fino alle Calende di Giugno[417]. I Lorenesi abbandonarono il loro re Ottone, e vennero da re Ludovico, che rinviò l’accoglierli per l’amicizia che era stata pattuita tra loro, mediante gli inviati dello stesso Ottone e il conte Arnolfo. Il conte Arnolfo prese un castello di Erluino[418] sul mare, che si chiama Montreuil, che un traditore consegnò, e mandò la moglie dello stesso Erluino con i figli oltre il mare da re Adelstano[419]. Dopo non lungo tempo, avendo raccolto un non piccolo contingente di Normanni, Erluino combattendo riprese il castello e uccise alquanti dei soldati di Arnolfo che vi trovò dentro, ma ne risparmiò alcuni per recuperare la moglie. I Lorenesi vennero di nuovo dal re Ludovico, e i notabili di quel regno, cioè il duca Gisleberto e i conti Otto, Isaac[420] e Teoderico[421], si affidarono al medesimo re; ma i vescovi, poiché re Ottone teneva con se i loro ostaggi, rimandarono di affidarsi a Ludovico. Il re Ottone, passato il Reno, percorse il regno di Lotario, e devastò molte località con incendi e saccheggi.

La flotta degli Angli, inviata da Adelstano loro re in aiuto di re Ludovico, passato il mare saccheggiò tutte le località delle Fiandre[422] vicine al mare; e non avendo realizzato nessun compito per cui erano venuti dopo aver ripassato il mare si ridiressero alle proprie sedi. Re Ottone ebbe un colloquio con Ugo ed Eriberto, Arnolfo e Guglielmo principe dei Normanni; e avendo ricevuto da loro giuramenti di un patto ritornò di là dal Reno.

Frattanto re Ludovico si diresse nel distretto di Verdun[423], dove alcuni vescovi del regno di Lotario divennero suoi uomini. E da là si diresse verso il distretto d’Alsazia, e dopo aver parlato con Ugo Cisalpino e aver ricevuto certi Lorenesi che venivano da lui, avendo anche messo in fuga oltre il Reno alcuni fedeli di re Ottone, ritornò a Laon ed espulse dal castello Rodolfo, vescovo di Laon, accusato di tradimento; ma privò anche dei beni gli uomini di quell’episcopato e conferì gli stessi beni ai suoi uomini. Gisleberto duca dei Lorenesi, passato oltre il Reno per saccheggiare, mentre ritornava perché i Sassoni lo inseguivano si dice che saltasse nel Reno con il cavallo; e là, ucciso dalla forza delle onde, non poté in seguito essere ritrovato, come si dice.[424] Tuttavia certi riferiscono che fu ritrovato e sepolto da pescatori, e nascosto a causa degli ornamenti delle sue spoglie.

Re Ludovico, fatto ritorno nel regno di Lotario, prese in moglie Gerberga[425] lasciata da Gisleberto, cioè la sorella di re Ottone. Una comitiva di diversi uomini, che si dirigeva a Roma, fu assalita e massacrata dai Saraceni. I Bretoni combattendo contro i Normanni ottennero la vittoria, e si riporta che prendessero un castello dei Normanni.[426] Alcuni uomini di Arnolfo che saccheggiavano la terra di Erluino furono uccisi dallo stesso Erluino. Re Ottone tornando nel regno di Lotario costrinse quasi tutti i Lorenesi a ritornare da lui. Ugo il Bianco[427] partì per un suo incontro con Eriberto, e ritornando saccheggiarono certe località dei fedeli della chiesa di Reims, e ne incendiarono alcune.

 

 

940

Nell’anno 940 re Ludovico andò incontro a Guglielmo principe dei Normanni, che venne da lui nel distretto di Amiens e si affidò a lui. E quello gli diede la terra che suo padre Carlo aveva concesso ai Normanni, e da là mosse contro Ugo. Quando questi si rifiutò di venire da lui, ritornò a Laon. Il re concesse però all’arcivescovo Artaud, e tramite lui alla chiesa di Reims, mediante un attestato di disposizione regia, che gli appartenesse la zecca della città di Reims; ma conferì alla medesima chiesa anche tutta la contea di Reims.[428] L’arcivescovo Artaud assediò la fortezza di Chausot, e infine il quinto giorno, quando giunse là re Ludovico, quelli che erano dentro disertarono consegnandola; e dopo non molto, abbattuta dalle fondamenta, fu distrutta da quelli che la ricevettero. Giunsero dal re inviati di Ugo, e con loro il re s’ingegnò a stabilire una pace tra il presule Artaud ed Eriberto. Quindi partì con l’arcivescovo Artaud verso un castello[429] che Hervé[430] nipote del defunto vescovo Hervé, teneva sul fiume Marna, e dal quale saccheggiava i villaggi dell’episcopato di Reims posti tutt’intorno. E senza indugio, ricevuti degli ostaggi dallo stesso Hervé, ritornò a Reims; e recandosi all’indomani a san Remigio si affidò alle intercessioni di quel santo, promettendo che avrebbe dato una libbra d’argento ogni anno per i guadi, e ai monaci del medesimo luogo diede anche una disposizione di immunità[431] del castello medesimo. Il principe Ugo figlio di Roberto, uniti a sé alcuni vescovi tanto di Francia quanto di Borgogna, assediò la città col conte Eriberto e con Guglielmo principe dei Normanni, e il sesto giorno dell’assedio, poiché quasi tutti i contingenti militari abbandonarono l’arcivescovo Artaud e passarono ad Eriberto, il medesimo conte Eriberto entrò in città. Il presule Artaud recatosi a san Remigio su convocazione dei magnati e dei vescovi, fu persuaso o costretto dai principi ad abdicare dall’ufficio e dalla potestà dell’episcopato, ed essendogli stati concessi l’abbazia di Saint-Basle e il monastero di Avenay[432], si ritirò a risiedere a Saint-Basle. Ugo ed Eriberto dopo aver parlato con certi Lorenesi si recarono all’assedio di Laon con Guglielmo, dopo aver lasciato a Reims il diacono Ugo figlio di Eriberto, già in precedenza chiamato all’episcopato di quella città.

Re Ludovico tornando dalla Borgogna dopo sei o sette settimane, preso con sé l’arcivescovo Artaud con anche i familiari di quello che stavano con lui, i cui beni il conte Eriberto aveva portato via, venne nella Champagne di Reims[433] e passato il fiume Aisne si diresse a Laon. Appreso ciò Ugo ed Eriberto, abbandonato l’assedio di Laon, di notte si recarono in fretta alla fortezza di Pierrepont; e da là andarono incontro a re Ottone. Unitisi a lui, lo condussero ad Attigny, e là insieme al conte Ruggero si affidarono ad Ottone stesso. Re Ludovico entrato in Laon fornì ai suoi il necessario per il sostentamento; e così ripartì per la Borgogna con Ugo il Nero[434] e Guglielmo di Poitou[435]. Il re Ottone affidò il regno di Lotario al proprio fratello Enrico[436]. E allora con una moltitudine di genti diverse che aveva condotto con sé partì per la Borgogna dietro a Ludovico, avendo con sé Corrado[437], figlio di Rodolfo re della Giurana, che già da poco tempo tratteneva, avendolo preso con l’inganno e condotto con sé; e posto l’accampamento sulla Senna ricevette ostaggi da Ugo il Nero, col giuramento di non essere nocivo a Ugo ed Eriberto, che si erano sottomessi allo stesso Ottone. Fatto ciò ritornò alle sue sedi. Ugo figlio di Eriberto fu ordinato prete a Reims da Guido vescovo di Soissons. Re Ludovico tornò a Laon. Io infine disponendomi a visitare il sepolcro di san Martino[438] per la preghiera fui trattenuto dal conte Eriberto, poiché certi di nascosto mi avevano accusato presso di lui di voler partire a danno di lui o di suo figlio. E mi fece trattenere sotto custodia, avendomi portato via i beni che tenevo da parte dell’episcopato, con la chiesa che reggevo a Cormicy[439]; e così fui detenuto per cinque interi mesi.[440] Re Ludovico attaccò con la guerra la fortezza di Pierrepont e ricevendo ostaggi si ritirò da quella. Da là partì per il regno di Lotario con l’arcivescovo Artaud e con altri suoi fedeli. Anche il re Ottone passato il Reno venne contro di lui; ma una tregua fu stabilita tra loro dai loro fedeli.

Una fanciulla vergine poverella del villaggio che è detto Lavannes[441], di nome Flotilde[442], aveva l’abitudine di vedere visioni di santi sia manifestamente da sveglia che in spirito, e prediceva certi fatti futuri. Costei morì di notte l’anno successivo nel natale stesso del Signore. In quest’anno apparvero in cielo nel mese di Dicembre nella notte domenicale linee di diversi colori. Una comitiva di gente d’Oltremare[443], ma anche di Galli, che si dirigeva a Roma, tornò indietro, dopo che alcuni di loro furono uccisi dai Saraceni; e non poté passare le Alpi a causa dei Saraceni, che avevano occupato il villaggio del monastero di san Maurizio[444].

 

941

Nell’anno 941 Gerlando[445] arcivescovo di Sens fu espulso dalla sua città da Fromond[446], che Ugo il Bianco[447] aveva messo a capo della medesima città, poiché Gerlando era stato incolpato di aver favorito Gualone[448], uomo del conte Eriberto, che aveva espulso dalla suddetta città Fromond e i suoi. Il conte Eriberto convocò un sinodo per risolvere la controversia tra suo figlio Ugo e l’arcivescovo Artaud; ma rinunciarono alla riunione, poiché Ugo lo impediva e si dava da fare affinché non si aggregassero per avventura insieme in obbedienza e in aiuto di re Ludovico. Re Ludovico, mentre si dirigeva in Borgogna, apprese che il conte Ruggero si era per caso accampato vicino a lui; attaccatolo lo catturò con quelli che erano con lui sul fiume Marna, e lo condusse con sé in Borgogna. I conti Ugo ed Eriberto convocarono i vescovi della provincia di Reims. Questi riunendosi presso Soissons nella chiesa dei santi Crispino e Crispiniano[449], trattarono dello stato dell’episcopato di Reims, poiché i chierici e i nobili laici lamentavano che quella sede era da tempo priva di un pastore, decidendo che, dal momento che l’arcivescovo Artaud aveva giurato che mai più si sarebbe intromesso in quell’episcopato, egli non dovesse tornare al governo dello stesso, e inoltre che Ugo, figlio del conte Eriberto, che era stato prima chiamato allo stesso episcopato, fosse ordinato vescovo, poiché lo chiedevano il clero e il popolo. E là Ugo per prima cosa mi richiamò dall’esilio per suo ordine. E i vescovi, recandosi da là a Reims, consacrarono presule presso san Remigio il medesimo nostro eletto. Il conte Ruggero, dopo aver consegnato ostaggi, restituendo ad Arnoldo il castello di Douai fu rilasciato da re Ludovico.[450] Il monastero di san Thierry[451] fu reso famoso da miracoli divini. La croce maggiore della chiesa di Reims[452], coperta d’oro e ornata di gemme preziose, fu portata via furtivamente dalla chiesa medesima. I canonici di Montfaucon[453], assai gravati dall’oppressione del vescovo[454] di Verdun, abbandonando il proprio cenobio portarono a Reims il corpo di san Balderico[455] loro patrono.

Re Ludovico, dirigendosi in Borgogna, pacificò il conte Ruggero con Ugo il Nero e Gisleberto[456]; e facendo ritorno da là a Laon cacciò Arnoldo[457] con Landrico[458] suo fratello da quel castello, poiché erano stati accusati di tradimento, e diede la contea di Laon a Ruggero. Avendo appreso che Ugo il Bianco si stava affrettando per assediare Laon, si diresse nuovamente nelle contrade della Borgogna col vescovo Artaud e il conte Ruggero. Mentre questi dimorava nei dintorni del castello di Vitry[459], Ugo ed Eriberto assediarono Laon. Ma il re, avendo riunito con sé quanti poté raccogliere da ogni parte venne nel distretto di Porcien. Udito ciò, e cioè che il re si avvicinava, Ugo ed Eriberto, lasciato l’assedio, gli si affrettarono contro, e attaccando inaspettatamente l’esercito del re uccisero alcuni e volsero in fuga i restanti. Il re stesso, condotto via con pochi dai suoi, e costretto a ritirarsi dalla guerra, a stento sfuggì, con il vescovo Artaud e il conte Ruggero che lo accompagnavano. L’arcivescovo Artaud, perduti i beni che aveva avuto là, andò da Ugo e da Eriberto e, prestati i giuramenti secondo quanto essi gli richiesero, e dopo che gli furono rese le abbazie di Saint-Basle e di Avenay col villaggio di Vendresse[460] e fu pattuita la pace col presule Ugo, si recò a Saint-Basle per abitarvi. Ugo ed Eriberto lasciarono l’assedio di Laon. A re Ludovico nacque un figlio[461], e i suddetti conti, avendo parlato con Guglielmo[462], subito ripresero l’assedio di Laon, aspettandosi che ci sarebbe stato il tradimento del castello; e non avendo ottenuto il risultato che avevano pensato tornarono alle proprie sedi. Re Ludovico fu accolto a Vienne da Carlo Costantino e gli Aquitani vennero da lui e lo riconobbero. Ugo ed Eriberto, Guglielmo e Arnolfo parlarono insieme; e quindi Eriberto si recò da re Ottone oltre il Reno.

 

942

Nell’anno 942 re Ludovico, legati a sé gli Aquitani, tornò a Laon; e senza sostarvi a lungo, non essendosi ottenuta la pace, se ne andò in Borgogna. Il legato di papa Stefano[463], di nome Damaso[464], ordinato vescovo a Roma per condurre questa legazione, venne in Francia, portando lettere della sede apostolica ai principi del regno e a tutti gli abitanti di Francia e di Borgogna affinché riconoscessero come loro re Ludovico; se avessero trascurato di far ciò e lo avessero ulteriormente perseguitato con armi ostili, prometteva l’interdetto della scomunica. Per questo motivo i vescovi della provincia di Reims parlando con il conte Eriberto lo pregarono che intercedesse presso il principe Ugo in favore del riconoscimento del re. A Reims furono trovati e uccisi alcuni traditori; certi dopo essere stati privati dei beni della chiesa furono espulsi dalla città. Gli inviati della chiesa di Reims, tornati da Roma, riportarono al vescovo Ugo il pallio mandato dal papa Stefano. Con loro venne anche un’ambasciata per i principi del regno, affinché riconoscessero come re Ludovico e così mandassero i loro inviati a Roma; se non avessero procurato di far ciò entro la natività del Signore, sapessero che sarebbero stati allora scomunicati. Il signor abate Odone[465] si dava da fare presso il re medesimo per stabilire la pace tra Ugo re d’Italia e Alberico patrizio Romano. Lo stesso re Ugo poi cercava di scacciare i Saraceni dalla loro fortezza di Frassineto[466]. Il conte Ruggero incaricato di un’ambasciata presso Guglielmo principe dei Normanni per conto di re Ludovico, morì là. Guglielmo accolse regalmente a Rouen re Ludovico. Parimenti vennero dal re Guglielmo di Poitou e i Bretoni con i loro principi. Dunque il re venne con questi sull’Oise. Ugo poi ed Eriberto con Otto duca dei Lorenesi, distrutti i ponti e portate via le navi, insieme con quelli che avevano potuto mettere insieme si accamparono dall’altra parte del fiume; e dopo aver discusso tra loro mediante intermediari la controversia, alla fine fu concessa una tregua da metà Settembre fino a metà Novembre, e furono ricevuti ostaggi da entrambe le parti, in particolare dal re il figlio minore di Eriberto. Costoro, tanto il re stesso quanto Guglielmo, ma anche Ugo, inviarono anche ostaggi al re Ottone tramite il duca Otto. Ci fu una grande carestia per tutta la Francia e la Borgogna, e si verificò anche una grandissima moria di buoi, al punto che in queste terre rimasero ben pochi animali di questo genere.

Re Ludovico andò incontro al re Ottone, e accogliendosi reciprocamente in modo amichevole confermarono la loro amicizia con condizioni[467], e Ottone, dandosi molto da fare per la pace tra re Ludovico e Ugo, alla fine portò Ugo dalla parte del re. Parimenti anche Eriberto con suo figlio del medesimo nome divenne uomo dello stesso re Ludovico. Quando il re ritornò, i vescovi della provincia di Reims vennero da lui; ed egli ricevette anche Rodolfo di Laon, e restituì a quello il suo vescovado. Il signore Odone venerabile abate, riparatore di molti monasteri e restauratore della santa regola, morì a Tours, e fu sepolto presso san Giuliano[468].

 

943

Nell’anno 943 il conte Arnolfo fece uccidere con l’inganno Guglielmo, principe dei Normanni, chiamato per un incontro.[469] Re Ludovico diede la terra dei Normanni al figlio[470] di Guglielmo stesso, nato da una concubina Bretone; e certi suoi principi si affidarono al re, altri invece al duca Ugo. Il conte Eriberto morì, e i suoi figli[471] lo seppellirono presso Saint-Quentin, e udendo che Rodolfo[472] figlio di Rodolfo di Gouy[473], era arrivato come per invadere la terra di loro padre, assalitolo lo uccisero. Udito ciò, re Ludovico divenne alquanto triste. Il vescovo Artaud, lasciato il cenobio di Saint-Basle, si recò dal re. Ma quello gli promise che gli avrebbe restituito l’episcopato di Reims; e questi presi con sé i propri fratelli e certi altri che erano stati scacciati dall’episcopato di Reims occupò il castello di Omont. Con loro il re Ludovico assalì anche Mouzon, e fu respinto dai fedeli del vescovo Ugo, dopo che certi dei suoi furono uccisi; tuttavia incendiò alcune case suburbane di quel castello, nelle quali fu distrutta una grande quantità di messi raccolte.

Ugo duca dei Franchi ebbe frequenti scontri con i Normanni, che erano arrivati come pagani, o erano tornati al paganesimo; da questi fu uccisa una moltitudine di suoi soldati cristiani. Ma avendo anch’egli ucciso alquanti dei Normanni, e posti in fuga tutti gli altri, ottenne il castello di Evreux[474] avendo in proprio favore i Normanni cristiani che lo tenevano. Ludovico mentre si dirigeva a Rouen scontratosi con loro uccise il Normanno Turmod[475], che, ritornato all’idolatria e al rito pagano, costringeva a ciò anche il figlio di Guglielmo e gli altri, insieme al re pagano Setric[476], e affidando Rouen a Erluino fece ritorno a Compiègne, dove lo aspettava il duca Ugo con i suoi nipoti, figli di Eriberto, di ricevere i quali si era spesso discussa l’intenzione. Tra questi allora il re ricevette per primo il vescovo Ugo, per il quale fecero da mediatori Otto duca dei Lorenesi e il vescovo Adalbéron[477], mentre anche il duca Ugo insisteva fortemente, con l’impegno che fossero restituite al vescovo Artaud le abbazie che aveva perduto passando al re, che allo stesso fosse procurato un altro episcopato, che fossero resi anche ai fratelli e ai parenti di lui gli onori che avevano avuto nell’episcopato di Reims. In seguito anche tutti gli altri figli del conte Eriberto furono ricevuti dal re. Re Ludovico, partito nuovamente per Rouen, ricevette Evreux dal duca Ugo, e presso Parigi, oppresso da un’infermità, giacque malato per quasi tutta l’estate.

Il vescovo Ugo prese e bruciò il castello di Ambly[478], che i fratelli Roberto e Rodolfo[479], espulsi da Reims, tenevano, e dal quale facevano razzie nel vescovado di Reims. Erluino, scontratosi con Arnolfo e ottenuta la vittoria, uccise anche quello che aveva assassinato Guglielmo principe dei Normanni, e amputategli le mani le inviò a Rouen. Il predetto Ugo assediò nuovamente la fortificazione di Omont, che Dodone[480], fratello del vescovo Artaud, teneva; e alla fine avendo ricevuto il figlio piccolo di quello come ostaggio si ritirò, poiché anche il re lo ordinava. Il duca Ugo accolse la figlia[481] del re dal santo lavacro, e il re gli affidò il ducato di Francia, e assoggettò tutta la Borgogna al suo comando. Il medesimo Ugo poi pacificò con il re Arnolfo, col quale il re era indignato per l’uccisione di Guglielmo. Il re Ottone[482] mise in prigione, avendoli catturati, certi fedeli di Ludovico che lo insidiavano; da ciò nacque uno scandalo tra gli stessi re.

 

 

944

Nell’anno 944 re Ludovico partì per l’Aquitania con la regina Gerberga, e dopo aver parlato con Raimondo[483] principe dei Goti[484] e con tutti gli altri magnati Aquitani fece ritorno in Francia. Un castello di nome Montigny[485], sito nel territorio di Soissons, che era dell’abbazia di san Crispino, che l’aveva recuperato di recente, poiché gliel’avevano reso i figli di Eriberto, e l’aveva dato a Rainaldo[486], fu preso dai fedeli del re per il tradimento di alcuni castellani, dopo che fu ucciso un tal Andrea[487], che lo teneva per fedeltà ai figli di Eriberto; ma anche il traditore fu ucciso da Andrea. Anche la città di Amiens, che era tenuta da Eude figlio di Eriberto, fu recuperata da quelli al servizio del re, poiché il vescovo Deroldo favorì ciò e i fedeli di quel vescovo la consegnarono. Da queste azioni condotte in tal modo sorse nuovamente discordia tra il re e i figli di Eriberto. Otto duca dei Lorenesi lasciò la vita. Ugo duca dei Franchi stipulò un patto coi Normanni, dopo che ambo le parti ebbero dato e ricevuto ostaggi; e quindi preparò la partenza insieme ai figli di Eriberto, intendendo andare incontro al re Ottone nel regno di Lotario. Ma il medesimo re, poiché differì il proprio arrivo, inviò un tal duca Ermanno[488] con un grosso esercito. Re Ludovico, fatta la pace tra Erluino e Arnolfo, diede il castello di Amiens allo stesso Erluino. I figli di Eriberto presero col tradimento una fortificazione di un tal Rodolfo[489] fedele di re Ludovico, denominata Clastres[490], sita nel territorio del Vermandois. E mentre il medesimo Rodolfo sfuggiva di nascosto presero e saccheggiarono i suoi tesori, e lasciarono vuoto il presidio.

Il duca Ugo chiese un colloquio a Ermanno, che era stato mandato ad assediare i castelli dei fratelli Reginaro[491] e Rodolfo[492], fedeli di re Ludovico, i quali, non avendo un presidio per resistere ad Ermanno, chiesero il perdono a re Ottone, dandogli molti doni. Questi infine, venendo al palazzo di Aquisgrana[493], ebbe un incontro con i Lorenesi. Là vennero da lui gli inviati di re Ludovico, ma anche gli ambasciatori del duca Ugo. Egli, accogliendo onorevolmente gli inviati del re respingeva gli inviati del duca, fino a quando un certo Manasse[494], inviato di Ugo, vedendo che gli inviati di Ludovico erano fortemente avversi alla sua ambasciata, mise in mezzo certi mandati, dati a lui in precedenza da quel re perché li recasse a Ottone, che prima non aveva voluto aprire; rendendo pubbliche le non modeste lamentele che re Ludovico gli aveva ordinato di riferire a re Ottone, e cioè che Ottone era stato spergiuro riguardo ai giuramenti che aveva fatto a Ludovico, aggiungendo alquanti altri insulti. Ottone, assai turbato da ciò, scacciando gli inviati di Ludovico poiché non erano in grado di contraddire le parole di Manasse, ricevette onorevolmente gli ambasciatori di Ugo e ordinò a tutti i propri fedeli di astenersi dall’aiuto e dalla collaborazione a Ludovico.

Nelle regioni d’Oltrereno della Germania c’era un tale cui era stata tagliata una mano, e dopo quattordici anni, come affermano quelli che lo conobbero, all’improvviso mentre di notte dormiva gli fu ripristinata integralmente. Dalle stesse parti in certi distretti apparivano in aria globi ignei di ferro, che là volando in giro incendiarono alcune case e villaggi; ma da certi luoghi venivano respinti opponendo delle croci, con la benedizione episcopale e l’acqua benedetta. I soldati del re saccheggiarono il vescovado di Reims, e i figli di Eriberto l’abbazia di san Crispino, e Rainaldo l’abbazia di san Medardo; e così si scatenarono con reciproche rapine e saccheggi. Si verificò nel distretto di Parigi un’enorme tempesta e un turbine violentissimo, dal quale furono ribaltate dalle fondamenta le pareti di una casa antichissima che, costruite assai solidamente col cemento sul monte che è detto Montmartre[495], a lungo erano rimaste immobili. Riferiscono tuttavia che allora furono visti demoni con l’aspetto di cavalieri che, distruggendo una chiesa che stava vicina, lanciarono le sue travi contro le pareti menzionate, e così le fecero rovinare, e strapparono anche le vigne di quel monte, e devastarono tutte le coltivazioni.

Subito seguì la rovina dei Bretoni, che divisi tra loro dalla discordia dei principi Berengario[496] e Alano[497] furono invasi dai Normanni, coi quali avevano stabilito un patto, e distrutti con grande strage. La loro città di nome Dol[498] fu presa, e il vescovo[499] della medesima fu schiacciato ed ucciso per l’affollamento delle moltitudini che si rifugiavano in chiesa. Infine recuperate le forze i Bretoni entrarono in battaglia, nella quale apparvero risultare superiori ai Normanni. Infine, iniziato il terzo scontro, cadde da entrambe le parti una grande moltitudine; ma i Normanni, ottenuta la vittoria, colpirono i Bretoni fino al massacro e li cacciarono dalla loro terra. E proprio i Normanni che di recente erano venuti dalle regioni d’oltremare invasero le loro terre.

Re Ludovico si diresse verso la terra dei Normanni con Arnolfo ed Erluino e certi vescovi di Francia e di Borgogna. Quindi Arnolfo, precedendo il re, sconfisse certi Normanni che facevano la guardia presso Arques[500], e preparò il passaggio del re. E così il re arrivando a Rouen fu accolto nella città dai Normanni; e certi che non lo volevano accogliere presero il mare, mentre tutti gli altri gli si sottomisero. Il duca Ugo con i suoi e con alcuni magnati della Borgogna, passando oltre la Senna, giunse fino a Bayeux[501] e assediò la città, che il re gli aveva concesso, purché egli lo aiutasse ad assoggettare questa gente Normanna. Ma il re accolto dai Normanni comandò al duca di ritirarsi dall’assedio della città suddetta. Quando questi si ritirò il re vi entrò, e da ciò fu attizzato il fuoco di una discordia tra il re e il duca, ma anche per il fatto che il re ricevette dagli abitanti di Evreux[502], che erano soggetti a Ugo, ostaggi che non volle restituire al duca medesimo.

 

 

945

Nell’anno 945, mentre re Ludovico se ne stava ancora a Rouen, la regina Gerberga partorì un figlio a Laon, che fu chiamato Carlo[503] per battezzarlo[504]. Tornato il re a Laon, dopo che ebbe parlato con Arnolfo e sistemati certi affari, fece ritorno a Rouen. Ma Bernardo[505] conte di Senlis e Teobaldo[506] di Tours, avendo attaccato con Eriberto[507] nei giorni di Pasqua[508] il castello regio di Montigny, lo presero, lo incendiarono, lo distrussero. Il medesimo Bernardo assalì anche cacciatori e cani del re, portò via i loro cavalli e tutto ciò che gli pareva; invase anche Compiègne, fortezza di residenza reale, con certi villaggi soggetti a quella sede. Re Ludovico, raccolto con sé un esercito di Normanni, saccheggiò il distretto di Vermandois, e dopo aver unito a quelli Erluino con una parte dei soldati di Arnolfo, ma anche il vescovo Artaud, con quelli che erano stati di recente cacciati da Reims, e anche con i conti Bernardo[509] e Teodorico[510] suo nipote, assediò la città di Reims. Devastarono le coltivazioni tutt’intorno, e saccheggiarono e in parte incendiarono i villaggi, e inoltre fecero a pezzi numerose chiese. Si combatté molte volte presso le porte e intorno alle mura, e non pochi da entrambe le parti furono feriti, alcuni anche uccisi. Il duca Ugo dopo aver combattuto con i Normanni che erano entrati nei suoi territori, alla fine li sconfisse con non piccola strage, e li scacciò fuori dai suoi confini; dopo ciò mandò inviati al re a Reims, consegnando ostaggi, affinché Rainaldo[511] venisse a un incontro con lui da parte del re. Quando costui venne, trattò con lui affinché il re accettasse ostaggi dal vescovo Ugo e si ritirasse dall’assedio di Reims; e il medesimo presule si recasse a un placito stabilito per rendere ragione di tutto ciò che il re richiedeva da lui. Quando cose di questo tenore furono concesse il re si ritirò dall’assedio, il quindicesimo giorno dopo che la città era stata assediata. Dunque verso la festa di san Giovanni[512] il duca Ugo ebbe un placito col re tramite intermediari, nel quale non fu concluso niente di certo in relazione alla pace che doveva essere stabilita tra loro, se non soltanto il fatto che si concessero vicendevolmente una tregua fino alla metà del mese di Agosto.

Fatto ciò re Ludovico, preso con sé Erluino e alcuni al suo servizio, si diresse a Rouen. Morì il signore Teotilone venerando presule della città di Tours che, mentre si dava da fare per stabilire la pace tra il re e i principi e ritornava da Laon impegnato in questi sforzi, fu colpito da una malattia del corpo durante quel viaggio. E quando esalò l’ultimo respiro apparve il segno di una luce che passava attraverso il cielo, che sembrava avere un cubito[513] di lunghezza. Si servirono di questa luce a sufficienza per respingere le tenebre della notte quelli che portavano il suo feretro; giovandosi di tale conforto per quasi duecento miglia, come riferiscono, trasportarono il suo corpo fino alla città di Tours. E fu inumato con reverenza accanto al sepolcro del signore Odone nel monastero di san Giuliano, che quello stesso sant’uomo aveva istituito con grandissima pietà, e da allora il tempio fu noto per ricevere lustro da miracoli divini.

Mentre re Ludovico risiedeva a Rouen, il Normanno Hagrold[514], che era a capo di Bayeux, gli mandò a dire che sarebbe venuto da lui al tempo e nel luogo stabilito, se il re si fosse recato in quel luogo. Quando infine il re venne con pochi nel luogo fissato, Hagrold giunse armato con una moltitudine di Normanni, a assalendo i compagni del re li uccise quasi tutti. Il re solo si mise in fuga, mentre un Normanno a lui fedele lo seguiva. Giungendo a Rouen con lui, fu catturato dagli altri Normanni che credeva fedeli a lui, e detenuto sotto custodia. Anche Ugo, re d’Italia, fu scacciato dal regno dai suoi, e suo figlio[515] fu elevato al regno. Il vescovo Ugo che assediava il castello di Omont, dopo quasi sette settimane di assedio lo prese, poiché Dodone lo consegnò, sotto condizioni tali per cui il medesimo arcivescovo, accogliendo il figlio di lui e il figlio di suo fratello, doveva concedere loro la terra dei loro padri. Mentre il duca Ugo si dava da fare riguardo alla cattura del re, i Normanni chiesero che i figli[516] del re stesso fossero dati loro come ostaggi, e affermarono che non avrebbero rilasciato il re altrimenti. Dunque furono mandati alla regina messi per i ragazzi; ella inviando il minore disse che non avrebbe mandato il maggiore. Fu dunque consegnato il minore, e Guido vescovo di Soissons consegnò se stesso come ostaggio affinché il re fosse rilasciato. Quindi il re, rilasciato dai Normanni, fu preso dal duca Ugo; e questi affidandolo a Teobaldo, uno dei suoi, andò incontro a re Ottone. Quel re, non volendo parlare con lui, mandò da lui Corrado[517] duca dei Lorenesi. Dopo aver parlato con lui Ugo fece ritorno, indignato con re Ottone. Poiché era morto Richer vescovo di Liegi, re Ottone diede il medesimo episcopato a Ugo[518] abate del monastero di san Massimino[519], che non lo voleva e fuggì, e lo fece ordinare vescovo; e così ritornò oltre il Reno.

Nel distretto di Parigi[520], e anche in diversi distretti tutt’intorno, diverse membra di uomini furono invase da piaghe infiammate, che si consumavano bruciando finché finalmente la morte poneva fine ai supplizi.[521] Certi tra quelli scamparono ai tormenti visitando alcuni luoghi di santi. Molti furono sanati a Parigi nella chiesa di Maria santa madre di Dio, al punto che si afferma che quanti poterono giungere là furono salvati da questa pestilenza; e il duca Ugo nutrì costoro con contributi quotidiani. Quando certi di questi vollero ritornare alle proprie sedi ripresero a bruciare del fuoco estinto, e ritornati alla chiesa furono liberati.

 

946

Nell’anno 946 ci fu qualche agitazione tra i figli di Eriberto per la distribuzione delle sue eredità. Tuttavia essi si pacificarono, facendo da mediatore il principe Ugo loro zio, dopo essersi divisi tra loro i beni secondo ciò che a loro parve equo. Ugo re d’Italia fu accolto di nuovo nel regno dai suoi. Edmondo[522] re degli Angli inviò ambasciatori al principe Ugo per la restituzione di re Ludovico; e il medesimo principe in seguito tenne riunioni pubbliche con i suoi nipoti[523] e altri magnati del regno. Morì papa Marino[524], cui successe Agapito[525]; e fu pattuita una pace tra il patrizio Alberico e re Ugo. Ugo duca dei Franchi, dopo aver ricevuto Ugo figlio di Riccardo, e tutti gli altri magnati del regno, ristabilì nel regno re Ludovico, che per quasi un anno aveva trattenuto sotto custodia presso il conte Teobaldo[526], dopo aver ricevuto il castello di Laon, che la regina Gerberga teneva, e avere affidato il medesimo a Teobaldo. Lo stesso duca Ugo, rinnovando l’onore e il nome regio a re Ludovico, gli si affidò insieme a tutti gli altri magnati del regno. Morì Edmondo re d’Oltremare; morì anche la moglie[527] di re Ottone, sorella dello stesso Edmondo.

La regina Gerberga aveva di recente indirizzato un’ambasciata al re Ottone, suo fratello, chiedendo aiuto da lui. Questi, raccogliendo da tutti i suoi regni un grandissimo esercito, venne in Francia, avendo con sé anche Corrado re della Gallia Cisalpina. Re Ludovico, andato loro incontro fu accolto abbastanza amichevolmente e onorevolmente da loro; e così quando giunsero insieme a Laon, ed ebbero considerato la solidità del castello, si allontanarono da là, attaccando la città di Reims, e la circondarono con un grande esercito cingendola d’assedio. Ma il presule Ugo, vedendo che non era in grado di reggere l’assedio, né di resistere a una così grande moltitudine, parlò con certi principi che gli parevano essere amici, cioè con Arnolfo, che aveva per moglie sua sorella[528], e Udo[529], che aveva per moglie sua zia, ma anche con Ermanno[530] fratello di Udo; chiese loro che cosa dovesse essere fatto da parte sua. Quelli gli diedero un consiglio tale per cui avrebbe dovuto uscire con i suoi e lasciare la città, perché era stato stabilito dai re che egli fosse in ogni modo espulso, ed essi non avrebbero potuto intervenire in suo favore presso i re, e che gli avrebbero strappato gli occhi, se fosse accaduto che la città fosse presa con la forza. Dopo aver ricevuto questo consiglio e averlo comunicato ai suoi, dopo il terzo giorno d’assedio egli uscì con quasi tutti i soldati che ancora erano con lui.

E così i re con i vescovi e i principi, entrando nella città, fecero di nuovo ristabilire in carica il signor vescovo Artaud che era stato di recente cacciato; gli arcivescovi Roberto di Treviri[531] e Federico di Magonza[532] accogliendolo lo restituirono alla sede medesima tenendolo per entrambe le mani. Quindi lasciando la regina Gerberga a Reims, i re stessi con i loro eserciti attaccarono la terra di Ugo; e assediando la città di Senlis, quando la videro munitissima, e poiché non erano in grado di espugnarla si ritirarono, dopo che certi dei loro furono uccisi. E così passando oltre la Senna tormentarono con pesanti saccheggi tutti i luoghi eccetto le città, e attraversando la terra dei Normanni devastarono molte località; e venendo indietro da là fecero ritorno alle loro sedi. Deroldo vescovo d’Amiens lasciò la vita.

 

947

Nell’anno 947 il principe Ugo, mosso l’esercito, si diresse verso la terra di Arnolfo, e assediò certe sue fortezze; non avendo portato a compimento nessun’azione come sperava, tornò alla propria sede. Anche re Ludovico con alcuni Lorenesi assediò Mouzon, che il vescovo Ugo cacciato da Reims teneva; ma non ottenendo neanch’egli alcunché secondo gli auspici, quando infine dopo un mese i Lorenesi si ritirarono fece ritorno a Reims. Morì Bovone vescovo di Châlons; e gli abitanti di Châlons si elessero un tal nobile chierico adolescente, di nome Gibuino[533]. Re Ludovico celebrò la Pasqua[534] ad Aquisgrana col re Ottone, e fu da lui onorato con doni regali. Il principe Ugo persuaso sconsideratamente da alcuni attaccò con il vescovo Ugo la città di Reims, come se stesse per prenderla subito; ma quando l’auspicio fu frustrato, poiché i fedeli del re e dell’arcivescovo Artaud resistevano, nell’ottavo giorno dopo che erano venuti si ritirarono delusi. Il vescovo Ugo, col sostegno di suo zio Ugo, ordinò vescovo di Amiens un certo Teobaldo[535], chierico della chiesa di Soissons. Re Ludovico, poiché glielo chiese il conte Arnolfo, partì per Arras col vescovo Artaud, e da là proseguì con Arnolfo per assediare Montreuil, castello di Ruggero[536] figlio di Erluino; e dopo un inutile sforzo e la morte di molti dei suoi, perduta la speranza tornarono alle proprie sedi. Una grande tempesta si scatenò a Reims per lo spazio di un’intera notte con continui lampi e terremoto, al punto che i pozzi si riempirono e alcune case furono abbattute.

Una riunione per un placito dei re Ludovico e Ottone sul fiume Chiers[537] fu celebrata all’inizio del mese d’Agosto, mentre il principe Ugo aveva posto il campo intorno a Mouzon e Douzy[538]; là fu ascoltato dai vescovi il tema della lite tra Artaud e Ugo vescovi della chiesa di Reims. E poiché allora non era stato convocato un sinodo, la contesa non poté essere risolta. Ma fu annunciato che si sarebbe tenuto un sinodo verso la metà del mese di Novembre. Nel frattempo poi la sede di Reims fu concessa ad Artaud, e l’altro vescovo Ugo fu autorizzato a risiedere a Mouzon. Furono disposte, con la mediazione di re Ottone, una tregua e una sospensione della guerra tra re Ludovico e il principe Ugo fino al tempo del sinodo. Hervé[539], nipote del defunto arcivescovo Hervé, che aveva una fortificazione[540] che aveva costruito di qua dal fiume Marna, saccheggiava tutt’intorno i villaggi dell’episcopato di Reims; fu scomunicato dal presule Artaud a causa dei beni della chiesa che aveva invaso. Il conte Rainaldo[541] e Dodone fratello dello stesso presule, usciti un giorno contro i suoi predoni con alcuni soldati della chiesa, misero in fuga quei grassatori. Udito ciò il medesimo Hervé, armati i soldati che aveva con sé, uscito dalla sua fortezza per una battaglia contro i nostri, e scontratosi con loro, fu ucciso con alcuni dei suoi; e tutti gli altri furono volti in fuga, dopo che alquanti erano stati feriti da entrambe le parti. Il suo corpo fu trasportato a Reims dai vincitori. Il vescovo Ugo prendendo con sé Teobaldo[542] da Laon con alcuni altri malfattori venne a Cormicy e in tutti gli altri villaggi vicini al tempo della vendemmia; in diversi distretti costoro, raccogliendo da quelli quasi tutta l’uva, la portarono via.

Il sinodo predetto fu tenuto a Verdun, sotto la presidenza di Roberto presule di Treviri, con Artaud di Reims, Odalrico di Aix, Adalbéron di Metz, Gauzlino[543] di Toul, Ildebaldo[544] d’Oltrereno, Israel[545] il Bretone, presente l’abate Bruno[546] fratello di re Ottone, e Agenoldo[547] e Odilone[548], con certi altri venerandi abati. Il vescovo Ugo, convocato là, malgrado fossero stati mandati anche due vescovi, Adalbéron e Gauzlino, per condurvelo, non volle venire. L’intero sinodo poi aggiudicò l’episcopato di Reims al signore Artaud perché lo tenesse. Fu indetto nuovamente un sinodo da tenersi alle Idi di Gennaio[549].

 

948

Nell’anno 948 il sinodo predetto fu celebrato nella chiesa di san Pietro[550], in vista del castello di Mouzon, dal signore Roberto e da tutti gli altri vescovi della provincia di Treviri e da alcuni di quella di Reims. Il vescovo Ugo tuttavia, pur venendo là, e pur avendo parlato con Roberto, non volle entrare nel sinodo. Mandò invece ai vescovi certe lettere in nome di papa Agapito tramite un suo chierico, che le aveva riportate da Roma, non contenenti nulla dotato di autorità canonica; che prescrivevano soltanto questo, che l’episcopato di Reims fosse reso a Ugo. Dopo averle lette, i vescovi che entrarono in consiglio con gli abati e tutti gli altri saggi che erano presenti risposero che non era degno né congruo che il mandato della legazione apostolica, che di recente l’arcivescovo Roberto aveva ricevuto, poiché glielo aveva portato Federico presule di Magonza, alla presenza dei re e dei vescovi tanto della Gallia quanto della Germania, e di cui in parte aveva già messo in atto i precetti, s’interrompesse a causa di quelle lettere, che una persona ostile al presule Artaud esibiva; invece ciò che era iniziato regolarmente doveva essere portato avanti canonicamente. E così fu stabilito che fosse recitato il capitolo 19 del concilio di Cartagine[551] relativo all’accusato e all’accusatore. Dopo che fu recitato si giudicò, secondo la definizione del capitolo stesso, che, mentre il presule Artaud avrebbe mantenuto la comunione e la diocesi di Reims, Ugo che, convocato già a due sinodi, non si era curato di venire, si sarebbe tenuto lontano dalla comunione e dal governo dell’episcopato di Reims, fino a quando non si fosse presentato per emendarsi a un sinodo universale che era indetto per le Calende di Agosto[552]. E subito i vescovi fecero scrivere su carta davanti a loro quello stesso capitolo, annettendovi anche questa loro deliberazione, e la mandarono al medesimo Ugo. Questi il giorno dopo rimandò la stessa carta al presule Roberto, rimandandola con le parole che non avrebbe mai obbedito al loro giudizio. Il conte Arnolfo prese il castello di Montreuil, essendo in suo favore il principe Ugo.

Nel frattempo le lettere di proclamazione furono inviate dal signore Artaud alla sede Romana. Dunque il signore papa Agapito mandò come suo vicario al re Ottone il vescovo Marino[553] perché fosse convocato e riunito un sinodo generale. Dallo stesso papa furono anche inviate dalla città di Roma, specialmente a certi vescovi della Gallia e della Germania, lettere che li convocavano al medesimo sinodo. Questo sinodo fu riunito per ordine del papa suddetto nel palazzo reale di Ingelheim[554], nella chiesa dedicata in onore del beato Remigio, il 7 delle Idi di Giugno[555], a causa cioè dei grandissimi dissensi, che c’erano tra re Ludovico e il principe Ugo; anche tra Artaud arcivescovo di Reims e Ugo illecitamente sostituito come presule della medesima città. Questi dissensi avevano perturbato tutto il regno dei Franchi. A celebrare questo sinodo, quando giunse il predetto Marino vicario della sede apostolica, convennero anche i presuli della Germania con certi vescovi delle Gallie, cioè Roberto arcivescovo di Treviri, Artaud di Reims, Federico di Magonza, Wicfredo di Colonia[556], Adaldag di Amburgo[557], Ildeboldo di Münster[558], Gozlino di Toul, Adalbéron di Metz, Berengario di Verdun[559], Fulberto di Cambrai[560], Rodolfo di Laon, Richoo di Worms[561], Reimboldo di Spira[562], Poppo di Würzburg[563], Corrado di Costanza[564], Ulrico di Augusta[565], Tetardo di Hildesheim[566], Bernardo di Halberstadt[567], Dudone di Paderborn[568], Faraberto di Liegi, Lioptac di Ribe[569], Michele di Ratisbona[570], Doddo di Osnabrück[571], Everis di Minden[572], Balderico di Utrecht[573], Herold di Salisburgo[574], Adalberto di Passau[575], Starchand di Eichstätt[576], Horath di Schleswig[577], Wicardo di Basilea[578], Liesdac di Ribe[579]. Quando questi presuli sedettero nella chiesa del luogo predetto, dopo che furono recitate le preghiere secondo l’ordine per la celebrazione di un sinodo, e dopo la lettura delle sacre autorità, dopo che furono entrati i gloriosi re Ottone e Ludovico, e insieme si furono seduti, dopo l’allocuzione del predetto Marino legato della sede apostolica, re Ludovico, alzatosi dal fianco del re Ottone con cui sedeva, espose la lamentela del suo reclamo davanti al predetto vicario della sede Romana e a tutti gli altri vescovi che sedevano insieme, riferendo come fosse stato chiamato dalle regioni d’oltremare dagli inviati di Ugo e di tutti gli altri principi di Francia per assumere il regno della sua eredità paterna, e con gli auspici e le acclamazioni di tutti i magnati e delle milizie dei Franchi fosse stato innalzato e consacrato per ottenere il vertice del potere reale; in seguito poi era stato cacciato dal suddetto Ugo, e attaccato e catturato con l’inganno, era stato detenuto da lui sotto custodia per un anno intero, e non si era potuta ottenere la sua liberazione altrimenti, se non consegnando il castello di Laon, che sola tra tutte le sue sedi regie la regina Gerberga con i suoi fedeli ancora conservava, e che Ugo occupò. Quanto a tutti questi mali che aveva subito dopo l’assunzione del regno, se qualcuno avesse obiettato che gli erano arrivati a causa di un suo delitto, egli si sarebbe emendato secondo il giudizio del sinodo e l’ordine di re Ottone e si sarebbe difeso in singolar tenzone.

Alzandosi quindi l’arcivescovo Artaud, secondo l’ordine del papa di Roma che glielo aveva inviato, riferì l’inizio e il tenore della lite che era accesa tra lui stesso e Ugo, sostituitosi a lui come vescovo della chiesa di Reims. Dopo la lettura di queste lettere, e la loro traduzione in lingua Tedesca[580] a beneficio dei re, un tal Sigiboldo[581], chierico del suddetto Ugo, entrato nel sinodo, portò le lettere che aveva riportato da Roma, e che già aveva esibito nel sinodo di Mouzon, asserendo che le medesime lettere gli erano state date a Roma dallo stesso vicario Marino che era presente. Lo stesso Marino producendo le lettere che il medesimo Sigiboldo aveva riportato da Roma ordinò che esse fossero lette davanti al sinodo. Nella lettura di queste fu scoperto, secondo quanto le lettere stesse dicevano, che Guido vescovo di Soissons, e anche Ildegario di Beauvais, Rodolfo di Laon e tutti gli altri vescovi della provincia di Reims avevano inviato le medesime lettere alla sede apostolica in favore del ristabilimento di Ugo nella sede di Reims e dell’espulsione di Artaud. Dopo la lettura di queste il presule Artaud e il suddetto Rodolfo, che era nominato nelle medesime lettere, e anche Fulberto vescovo di Cambrai, alzandosi refutarono le lettere stesse, affermando che in precedenza non le avevano mai viste né udite, né avevano offerto consenso al loro invio. Poiché quel chierico non poteva contraddirli, pur lanciando epiteti verso di loro, il signore Marino dispose, proponendolo a tutto il sinodo, che formulassero per sé un consiglio e un retto giudizio su un calunniatore di tal fatta, e delatore di calunnie ai vescovi. Quindi quelli, dopo che il delatore fu confutato pubblicamente per aver riportato falsità, letti i capitoli riguardo ai calunniatori di tal fatta, giudicarono e unanimemente stabilirono che egli doveva essere privato degli onori di cui godeva e, secondo il tenore dei capitoli, doveva essere cacciato in esilio. Privato dunque del diaconato del cui ministero era incaricato e condannato, egli si ritirò dal cospetto del sinodo. Poi decretarono, approvarono e corroborarono che l’episcopato di Reims, secondo i canoni stabiliti e i decreti dei santi padri, fosse conservato e governato dal presule Artaud, poiché si era presentato a tutti i sinodi non rifuggendo il giudizio sinodale.

Nel secondo giorno del consesso, dopo che furono lette le lezioni dell’autorità divina e dopo l’allocuzione del vicario Marino, il signore Roberto arcivescovo di Treviri suggerì che, dal momento che l’episcopato di Reims era stato ripristinato secondo le disposizioni della legge sacra e restituito al presule Artaud, si pronunciasse un giudizio sinodale sull’invasore della sede medesima. Quindi il vicario Marino ordinò che il sinodo proferisse una sentenza canonica su questa presa di possesso. Fu dunque ordinato che fossero letti i capitoli cattolici della santa legge; dopo che furono letti, secondo le disposizioni dei sacri canoni, e i decreti dei santi padri, Sisto, Alessandro, Innocenzo, Zosimo, Bonifacio, Celestino, Leone, Simmaco[582] e di tutti gli altri santi dottori della chiesa di Dio, essi scomunicarono e respinsero dal grembo della chiesa di Dio il predetto Ugo invasore della chiesa di Reims, fino a quando avesse procurato di venire per la penitenza e per una degna soddisfazione. Nei giorni rimanenti del sinodo furono trattati anche certi importanti argomenti riguardo ai matrimoni incestuosi, alle chiese che in certe parti della Germania venivano date ai preti e anche vendute indebitamente ed erano portate via dai laici illecitamente; e si stabilì che fosse proibito, affinché ciò non fosse in alcun modo osato da qualcuno. Ma furono anche trattate questioni relative ad altri interessi della chiesa di Dio, e alcune furono definite.

Frattanto re Ludovico pregò re Ottone[583] che gli portasse soccorso contro Ugo e tutti gli altri suoi nemici. Questi, concedendo ciò che era richiesto, ordinò che il duca Corrado[584] con un esercito di Lorenesi muovesse in suo aiuto; nel frattempo poi mentre si raccoglieva l’esercito re Ludovico sarebbe rimasto con il duca stesso, e i vescovi Artaud e Rodolfo, che erano col re, sarebbero rimasti con i vescovi Lorenesi, per non incontrare qualche avversità lungo la via. Restammo quindi con Roberto di Treviri, e Rodolfo di Laon con Adalbéron di Metz, per quasi quattro settimane.[585] Raccolto infine un esercito, i vescovi Lorenesi si diressero a Mouzon, e assediando e assalendo quel castello costrinsero alla resa i soldati che erano là con Ugo[586]; e ricevuti ostaggi da loro andarono incontro a re Ludovico e al duca Corrado nel territorio del distretto di Laon. Dunque là il duca e l’esercito assediarono una fortificazione che Teobaldo, che teneva anche Laon contro il re, aveva edificato e teneva in un luogo che è detto Montaigu[587]. Espugnarono anche questa fortezza, tuttavia non la presero senza ritardi, e da là andarono a Laon. E i vescovi, riuniti nella chiesa di san Vincenzo[588], scomunicarono il predetto Teobaldo, convocarono poi il principe Ugo con lettere da parte di Marino legato della sede apostolica e da parte loro, perché venisse a emendarsi per i mali che aveva compiuto contro il re e i vescovi. Infine Guido, vescovo della città di Soissons, venendo dal re Ludovico, si affidò a lui, e fece pace con l’arcivescovo Artaud, dandogli soddisfazione per l’ordinazione di Ugo. Anche il duca Corrado accolse dal sacro fonte una figlia[589] di re Ludovico. E così dopo aver recuperato e distrutto il castello di Mouzon i Lorenesi tornarono alle proprie sedi.

Dunque Ugo, senza frapporre alcun indugio, raccolte molte truppe dei suoi e di Normanni, assalì la città di Soissons, e l’attaccò assediandola, e uccise alquanti; e avendo gettato dentro dei fuochi incendiò la casa della chiesa madre[590], e insieme i chiostri dei canonici e una parte della città. Non riuscendo tuttavia a prenderla, lasciò la città, e giunse a una fortificazione, che Rainaldo conte di Ludovico edificava sul fiume Aisne in un luogo che è detto Roucy[591], e sebbene ancora non ultimata la circondò con l’accampamento. Ma non prese neppure quella; tuttavia devastò i villaggi della chiesa di Reims vicini al suo accampamento. I suoi predoni uccisero anche molti dei coloni, violando le chiese, e scatenandosi tanto che nel villaggio di Cormicy tanto sotto che intorno alla chiesa uccisero quasi quaranta uomini, e spogliarono il tempio stesso di quasi ogni cosa. Avendo dunque perpetrato molte infamie, alla fine Ugo con i suoi grassatori tornò indietro. Quindi i soldati, che fino ad allora erano stati con lo scomunicato Ugo, ritornarono dal presule Artaud, che ne accolse alcuni, restituendo loro i beni che avevano posseduto, ma certi respinse. Dopo ciò si recò a Treviri per un sinodo con i vescovi Guido di Soissons, Rodolfo di Laon e Wicfredo di Thérouanne[592].

Giungendo là, trovarono Marino che li aspettava con l’arcivescovo Roberto; ma di tutti gli altri presuli Lorenesi e Tedeschi là non ne trovarono nessuno. Dunque, ragionando insieme, il vicario Marino cominciò a indagare su ciò che il principe Ugo aveva fatto dopo il sinodo precedente verso di loro e verso il re Ludovico.Quindi quelli riferirono i mali sopra ricordati che egli aveva arrecato a loro e alle loro chiese. Chiese dunque Marino, a proposito della convocazione di quel principe, se gli fossero state recapitate le lettere di convocazione, che egli aveva ordinato fossero consegnate. Gli fu risposto dall’arcivescovo Artaud che certe di quelle erano state recapitate, altre invece non avevano potuto essere recapitate, poiché il loro portatore era stato intercettato dai grassatori di quello; tuttavia era stato convocato tanto con lettere quanto tramite alcuni messaggeri. Fu quindi richiesto se fosse presente qualche ambasciatore da parte sua. Quando non ne fu là trovato nessuno, si decise di aspettare, se per caso stesse per arrivare il giorno successivo. Quando ciò non accadde affatto, e tutti quelli che erano presenti, tanto chierici quanto laici, gridarono che doveva essere scomunicato, fu deciso dai vescovi che questa scomunica doveva ancora essere differita fino al terzo giorno del sinodo. Ma si discusse dei vescovi che erano stati convocati e avevano evitato di venire e di quelli che erano stati partecipi dell’ordinazione di Ugo. E infine Guido di Soissons si confessò colpevole, prostrato davanti al vicario Marino e all’arcivescovo Artaud. Ma poiché intercessero in suo favore presso Marino gli arcivescovi Roberto e Artaud, meritò di essere assolto da questa colpa. Wicfredo di Thérouanne fu trovato estraneo alla medesima ordinazione. Si presentò un prete[593] inviato di Transmaro vescovo di Noyon, affermando che il medesimo presule era trattenuto per una grave malattia, cosicché non era potuto venire a quel sinodo; i nostri vescovi che erano presenti confermarono anche ciò.

Infine il terzo giorno, specialmente per l’insistenza di Liudolfo[594] inviato e cappellano del re Ottone, poiché il medesimo re esigeva che in ogni modo ciò fosse fatto, il conte Ugo, nemico del re Ludovico, fu scomunicato a causa dei mali sopra ricordati perpetrati dallo stesso, tuttavia in questo modo, e cioè fino a quando si ravvedesse, e venisse a dare soddisfazione davanti al vicario Marino e ai vescovi ai quali aveva fatto ingiuria; se poi avesse trascurato di far ciò, avrebbe dovuto recarsi a Roma per la propria assoluzione. Furono scomunicati anche due pseudovescovi, Teobaldo[595] e Ivo[596], ordinati dal condannato Ugo, stabiliti dallo stesso il primo nella città d’Amiens dopo l’espulsione, l’altro a Senlis dopo la condanna del medesimo Ugo. Fu scomunicato anche un tal chierico di Laon di nome Adelomo[597], che il suo vescovo Rodolfo accusò poiché aveva introdotto in chiesa lo scomunicato Teobaldo. Fu chiamato Ildegario, vescovo di Beauvais, con lettere del suddetto Marino, affinché venisse davanti a lui o andasse a Roma, per rendere ragione davanti al signore papa a proposito dell’illecita ordinazione dei predetti pseudovescovi, alla quale aveva partecipato. Fu anche convocato Eriberto figlio del conte Eriberto, che venisse a dare soddisfazione per i mali che faceva contro i vescovi.

Gestite così queste cose, i vescovi ritornarono alle loro sedi. Liudolfo cappellano di Ottone tuttavia condusse il vicario Marino dal suo re in Sassonia, dove doveva consacrare la chiesa del monastero di Fulda[598]. Dopo la consacrazione di questa Marino, passato l’inverno, fece ritorno a Roma. In questo anno morirono i vescovi Gerunco[599] di Bourges e Rodolfo di Laon. A re Ludovico nacque un figlio[600], che il presule Artaud accolse dal sacro fonte, imponendogli il nome del padre.

 

949

Nell’anno 949 i cittadini di Laon, che osservavano la fedeltà a re Ludovico, si elessero come vescovo il diacono Roricone[601], fratello del re stesso, che Artaud arcivescovo di Reims consacrò. Tuttavia questi, non accolto a Laon, risiedette presso la fortificazione di Pierrepont. Gli abitanti di Amiens, poiché detestavano Teobaldo, che Ugo aveva stabilito per loro come vescovo, consegnarono il castello al conte Arnolfo che, chiamando in aiuto re Ludovico, prese quella fortezza, cacciò Teobaldo e introdusse Ragembaldo[602] di Arras, un monaco, che i medesimi abitanti di Amiens si erano eletti in precedenza; e costui condotto a Reims dal re fu ordinato vescovo dall’arcivescovo Artaud. I soldati della chiesa di Reims che non erano stati ricevuti dallo stesso presule, presero con un furtivo tradimento la fortificazione di Omont, che era tenuta da Dodone, fratello del signore vescovo Artaud; e chiamando in aiuto lo scomunicato Ugo lo accolsero nella fortezza, e da là infierirono con rapine sui villaggi dell’episcopato che si trovavano intorno. Infine essendo imminente la solennità pasquale la regina Gerberga si diresse da suo fratello Ottone e celebrò con lui la Pasqua[603]. Là a quel tempo si presentarono le legazioni di diverse genti, cioè dei Greci, degli Italici, degli Angli, e di alcuni altri popoli.

Tornata a Reims la regina con promesse di aiuto fraterno, re Ludovico assalì inaspettatamente Laon, e di notte, avendo i suoi di nascosto scalato le mura, e rotte le sbarre delle porte, entrò nella fortezza e catturò i custodi, ad eccezione di quelli che erano saliti sulla torre della casa del re, che lo stesso aveva costruito presso la porta della fortezza. Quindi, non riuscendo a prenderla, la isolò dalla città, elevando un muro all’interno. Appreso ciò il conte Ugo si recò là con i suoi, e il re, mandata un’ambasciata, chiese l’aiuto di Corrado duca dei Lorenesi. Ugo poi avvicinandosi alla torre si accampò davanti alla porta, e introducendo nella rocca custodi con approvvigionamenti sufficienti si ritirò dal monte[604]. Il re dunque andò incontro a Corrado, e il duca stesso dopo aver parlato col re stabilì una tregua nella guerra tra lui ed Ugo fino al mese di Agosto, mentre il re medesimo sarebbe andato a parlare al re Ottone. Dopo aver parlato con lui egli fece ritorno a Reims; là Adalberto[605] figlio di Eriberto venendo da lui divenne un suo uomo. Il conte Rainaldo, uniti a sé alcuni fedeli del presule Artaud, costruì una fortificazione sul fiume Marna, cioè presso Mareuil[606]. Il castello di Coucy fu reso al signore presule Artaud da quelli che lo custodivano da parte del conte Ugo e di Teobaldo, e quelli si affidarono all’arcivescovo medesimo. Dodone, fratello del signore Artaud, con i suoi fedeli e il conte Teoderico[607] assediarono il presidio di Omont, che era tenuto da Ugo, un tempo vescovo, che vi era entrato con i suoi, e davanti alle porte di quel castello stabilirono per sé l’accampamento e lo fortificarono.

Il conte Ugo dopo aver raccolto molte truppe dei suoi e di Normanni si recò a Laon, e portò via i suoi che tenevano la casa della rocca, e introdusse altri custodi con sufficienti approvvigionamenti. E partito di là verso il distretto di Porcien[608] pose l’accampamento sopra Chaudion[609], e da là mandò inviati al re Ludovico che stava a Reims come per chiedere la pace; frattanto tentò di prendere con un attacco inaspettato Laon, e fallito il proposito ritornò nelle proprie sedi. Il re poi, convocato Arnolfo e alcuni dei Lorenesi, partì dietro di lui fino al distretto di Senlis. Pertanto Arnolfo incendiò col fuoco il suburbio di quella città, quindi ritornarono alle proprie sedi. Dunque Ugo, dopo aver raccolto un non piccolo esercito tanto dei suoi quanto di Normanni, venne nel distretto di Soissons e, avendo inviato al re i vescovi, Guido di Auxerre[610] e Ansegiso di Troyes[611], chiamò a sé il conte Rainaldo; e così, dopo essersi scambiati un giuramento, fu concessa una tregua fino all’ottava di Pasqua[612]. Non molto tempo dopo il re parlò con Arnolfo. Il conte Rainaldo prese di notte, scalate le mura, un castello di Hervé, cioè Châtillon[613]; e Dodone, fratello del signore Artaud, tre giorni dopo prese in un modo quasi simile Omont.

Il papa Agapito tenne un sinodo in san Pietro[614] nel quale confermò la condanna del vescovo Ugo fatta a Ingelheim, scomunicando anche il principe Ugo fino a quando non avesse dato soddisfazione a re Ludovico. Un tal Bernardo[615] della parte di Ugo, che aveva un castello di nome Chauny[616] sul fiume Oise, si affidò col castello stesso al conte Adalberto. Una chiesa dedicata in onore di santa Maria sul fiume Arnes[617] fu resa famosa da chiari miracoli e aiuti alle guarigioni. Parimenti un’altra chiesa in onore della stessa sita sul torrente Py[618] splendette di uno splendore quasi simile.

 

950

Nell’anno 950 re Ludovico si recò da re Ottone oltre la Mosella, per chiedergli consiglio ed aiuto riguardo alla pace da farsi tra sé e Ugo. Quello promise che gli avrebbe mandato il duca Corrado con i Lorenesi per realizzare ciò. Quel duca venne con alcuni vescovi e conti, parlò con Ugo della pace da pattuirsi, e riferì a re Ludovico ciò che ottenne da lui. E così tornò da Ottone, dopo aver inviato presso Ludovico alcuni conti che dovevano significare la volontà del re a Ugo. Quindi re Ludovico e il principe Ugo vennero sul fiume Marna con i loro uomini per fare la pace. E mentre se ne stavano, questi da questa parte del fiume, quelli dall’altra, si mandarono reciprocamente inviati; e facendo da mediatori e da garanti il duca Corrado, Ugo il Nero, e anche i vescovi Adalbéron e Fulberto, Ugo venne dal re e divenne un suo uomo, e fece la pace con il conte Arnolfo e Rainaldo e con l’arcivescovo Artaud, restituendo al re la torre di Laon.

Dopo questi fatti Ugo ebbe di nuovo un colloquio col re presso Compiègne, dove l’episcopato di Noyon fu dato a Rodolfo[619], che svolgeva i compiti dell’arcidiaconato della medesima chiesa, e che gli stessi abitanti di Noyon avevano scelto di darsi come presule. E dopo non molto tempo Ugo con l’esercito si diresse verso la città di Amiens, e là fu ricevuto nella torre che il vescovo Ragembaldo teneva; assediò poi un'altra torre, che gli uomini del conte Arnolfo custodivano, mentre il re era a letto a Laon per una malattia. Il re Ottone, che aveva assediato una grande città dei Vendi[620] di nome Praga[621], prese prigioniero il loro re; ma sottomise anche gli Ungari. Gli uomini del conte Rainaldo presero con un ingresso furtivo una fortificazione della chiesa di Rouen, sita sul fiume Vesle, che chiamano Braine[622]. Irritato per questo il principe Ugo mandò inviati al re; e il re recatosi là, cacciò di là i medesimi invasori, e restituì quel castello ai precedenti custodi. Quindi chiese un incontro a Ugo; mentre lo aveva, i custodi del castello di Coucy, che si erano staccati dal presule Artaud, ricevettero in quella fortezza il conte Teobaldo. Il re, adirato per questo, pregò Ugo affinché gli rendesse quella fortificazione, ma poiché non poté ottenere ciò, dato che il conte Teobaldo si opponeva in ogni modo, si ritirò indignato a Laon, senza aver consultato Ugo. Teobaldo cacciò da Coucy molti di quelli che aveva trovato dentro. Il signore Artaud ordinò vescovo a Reims il suddetto Rodolfo eletto dagli abitanti di Noyon. Un tal Berengario[623], principe d’Italia, avendo ucciso col veleno, come riferiscono, il re Lotario[624], figlio di Ugo, fu fatto re d’Italia.

 

951

Nell’anno 951 re Ludovico si diresse verso l’Aquitania con l’esercito, ma prima che egli entrasse in quella provincia Carlo Costantino principe di Vienne e Stefano[625] presule degli Alverniati venendo da lui divennero suoi uomini; il medesimo vescovo poi lo onorò con doni sontuosi. Anche Guglielmo di Poitou gli andò incontro. E mentre il re ritardava di entrare in Aquitania fu assalito da una grave infermità; Letaldo[626], un conte di Borgogna, che era allora da poco diventato anch’egli un suo uomo, accogliendolo lo curò adeguatamente durante quella malattia. Dunque recuperate le forze il re ritornò in Francia. Frattanto Federico[627] fratello del vescovo Adalbéron, che aveva sposato una figlia[628] del principe Ugo, venendo in questo regno cominciò a costruire una fortificazione in un luogo che è detto Fains[629], senza aver consultato il re e la regina, e danneggiò i luoghi circostanti con frequenti saccheggi. Il re Ludovico, parecchio seccato per ciò, inviò una sua ambasciata a Ottone. Il principe Ugo, andando dallo stesso re, invitato da lui, gli mandò in anticipo due leoni, ed egli stesso, subito facendo seguito, fu accolto onorevolmente dal medesimo nei giorni di Pasqua[630]. Ospitato decorosamente da lui, rimase con lui felicemente ad Aquisgrana per gli stessi giorni della solennità pasquale; e riccamente gratificato da lui con molti doni fece ritorno, e il duca Corrado lo accompagnò fino al fiume Marna. Il duca Corrado, indignato con certi Lorenesi, abbatté le loro torri, e privò degli onori certi abitanti di Verdun; prese poi un castello del conte Reginaro[631], e fece assediare tutti gli altri suoi. Gli inviati del re Ludovico tornati da Ottone annunciarono che il re Ottone non voleva certo permettere[632] che Federico o qualcuno dei suoi avesse alcuna fortificazione in questo regno, se su ciò non avesse potuto ottenere per sé il consenso di re Ludovico.

Gli Ungari, discesi dall’Italia, sortiti dalle Alpi, entrarono in Aquitania; e rimasti là per quasi tutta l’estate tormentarono quella regione con molte rapine e massacri, e poi attraverso l’Italia fecero ritorno nella loro terra. Re Ludovico assediò una fortificazione di nome Brienne[633] che certi predoni, cioè Gotberto[634] e suo fratello Angilberto[635] avevano fortificato, e avendola tormentata con la penuria e la fame infine la prese e la distrusse; tornato da là si diresse a un incontro con Arnolfo e Ugo. Ma Ugo, poiché era indignato con Arnolfo a causa del castello di Montreuil e della terra del defunto Erluino che il medesimo Arnolfo aveva occupato, non volle venire a quell’incontro, ma penetrato in quel territorio con Ruggero[636], figlio di Erluino, assediò un castello[637]. Ma il re, su richiesta di Arnolfo, gli mandò inviati, e fece sciogliere quell’assedio, e accettò una sospensione e una tregua fino alle Calende di Dicembre.

La regina Eadgifu[638], madre di re Ludovico, uscita da Laon, condotta da alcuni uomini tanto di Eriberto[639] quanto di Adalberto fratello di lui, si recò da Eriberto; che accogliendola la prese in moglie. Re Ludovico adirato per questo riprese l’abbazia di santa Maria, che ella teneva in Laon, e la diede alla propria moglie Gerberga; sottomise al suo dominio anche la terra fiscale di Attigny[640]. Il re Ottone andò in Italia; al suo arrivo, mentre Berengario re dei Lombardi[641] fuggiva dalla città di Pavia, lo stesso Ottone entrò nella città medesima, e prese anche in sposa la moglie[642] del defunto re Lotario, figlio di Ugo, sorella di Corrado re della Giurana. I Saraceni assediando un passo delle Alpi presero un tributo dai viaggiatori che si dirigevano a Roma, e così permisero loro di passare.

 

952

Nell’anno 952 re Ottone inviò un’ambasciata a Roma per esservi accolto, e non avendo ottenuto ciò ritornò con la moglie alle proprie sedi, dopo aver mandato alcuni dei suoi alla custodia di Pavia. Ludovico con la regina Gerberga tornò a Laon. Re Berengario venne dal duca Corrado[643], che era rimasto a Pavia; accolto da quello nella sua fiducia fu condotto da Ottone. Quello, accogliendolo benignamente, e avendogli concesso certe cose in Italia secondo ciò che gli parve opportuno, gli permise di tornarsene pacificamente; anche lo stesso Ottone dopo la celebrazione della Pasqua[644] fece ritorno a Pavia. Il conte Ugo con i suoi venne sul fiume Marna; gli andò incontro il duca Corrado con alcuni Lorenesi, e insieme assediarono una fortificazione presso Mareuil, che il conte Rainaldo aveva costruito di recente nello stesso fiume con gli uomini del presule signore Artaud. Dopo aver costruito ovunque molte macchine la pressarono fortemente; e alla fine non senza danno per i loro uomini la presero e l’incendiarono, dopo che quelli che erano dentro furono usciti sulla fiducia di Corrado. I nipoti di Ugo, Eriberto e Roberto[645], nel frattempo costruirono per sé una fortificazione nel luogo che è detto Montfélix[646]; e così tanto Ugo quanto Corrado tornarono alle proprie sedi. Senza indugio re Ludovico e l’arcivescovo Artaud direttisi con il conte Rainaldo sul fiume Marna ricostruirono la fortificazione[647] che i principi sunnominati avevano incendiato, e posero là parecchi custodi. Quindi il re con Rainaldo si diresse nel territorio del castello di Vitry[648], che era tenuto da un tal Gualtiero[649], che di recente si era staccato dal re, e con il castello stesso si era sottomesso a Eriberto. Devastarono con saccheggi e incendi i villaggi di quello, e anche la terra fiscale di Ponthion[650] che Eriberto aveva invaso; e il re costruì un’altra fortificazione contro Vitry, e vi mandò per la custodia alcuni tra i pari di Gualtiero fedeli a lui; e affidò quella fortificazione a un tale abate Odalrico[651] di Borgogna; e così ritornò a Laon. E senza indugio con la regina fece ritorno a Reims. L’arcivescovo Artaud mandò monaci nel monastero di Saint-Basle, dopo aver cacciato i chierici che là servivano, e l’affidò agli abati Incmaro e Rotmaro[652].

 

 

953

Quando iniziava l’anno 953 il principe Ugo inviò ambasciatori al re Ludovico per confermare la pace e la concordia tra loro, chiedendo che la regina Gerberga venisse a un incontro con lui; cosa che ella fece, e ritornò a Reims onorata da lui con doni; e Ugo ottenne dal re che una fortificazione, che era stata costruita contro il castello di Vitry, fosse abbattuta. Dunque il re e Ugo andarono a un placito di concordia e di pace a Soissons nel mezzo della Quaresima[653]. Frattanto era sorto un conflitto tra re Ottone e suo figlio Liudolfo[654], e anche il duca Corrado e alcuni magnati del suo regno, in quanto, essendo nato al re un figlio[655] dall’attuale moglie, si riteneva che il re avrebbe promesso a quel fanciullo il proprio regno, che un tempo, prima che partisse per l’Italia, aveva legato a Liudolfo, e aveva fatto promettere con un giuramento ai suoi magnati fedeltà al medesimo. Dunque il re rimosse Corrado dal ducato dei Lorenesi, e Corrado cercava di catturare il re. Appreso ciò, il re cominciò ad agire cautamente e a cercare di distruggere Corrado; e Corrado a fortificare le proprie fortezze. Ma Reginaro, a lui già da tempo nemico, assediò un suo munitissimo castello. Dunque Corrado, avendo raccolto quanto poté di truppe di soldati, si affrettò per sciogliere l’assedio. Essendosi essi scontrati insieme ed essendo stati uccisi parecchi da ambo le parti, Corrado si volse in fuga ed entrò nella città di Magonza[656].

Frattanto la regina Gerberga a Laon mise al mondo due gemelli, dei quali uno fu chiamato Carlo[657], l’altro Enrico[658]; ma Enrico subito dopo il battesimo morì. Fu celebrato un sinodo di cinque vescovi presso san Thierry[659] nel territorio di Reims, sotto la presidenza dell’arcivescovo Artaud. Il conte Rainaldo, chiamato ad esso a causa dei beni ecclesiastici da lui invasi, non volle venire, ma pregò il re che mandasse a dire al sinodo che non fosse scomunicato; la sua scomunica, su richiesta del re, fu allora rinviata. Il re Ottone assediò la città di Magonza, dove Corrado si era ritirato; e infine dopo quasi due mesi, avendo parlato con Corrado che era venuto da lui, e avendo ricevuto ostaggi da quello ritornò oltre il Reno. E senza indugio Corrado, dismesso il presidio dei suoi soldati a Magonza, si diresse verso la città di Metz, che subito invase con un’irruzione furtiva. Re Ottone, chiamato dal fratello Enrico, si diresse in Baviera[660], che suo figlio Liudolfo devastava, avendo preso alcune città. Corrado lasciò anche la città di Metz, dopo un non piccolo saccheggio della stessa, per esortazione, come si riporta, dell’abate Agenoldo[661]. Wicfredo arcivescovo di Colonia morì[662], e Bruno, fratello del re Ottone, fu là ordinato presule[663]; a lui re Ottone affidò anche il regno Lorenese.

 

954

Nell’anno 954 il sopra citato Corrado, stretto un patto con gli Ungari, li condusse attraverso il regno Lorenese, cioè fino alla terra di Reginaro, suo avversario, e del vescovo Bruno; e dopo aver compiuto un enorme saccheggio entrarono nel regno di Ludovico con un grande bottino e una moltitudine di prigionieri. E così transitando nei distretti di Vermandois, di Laon e di Reims, e anche di Châlons, entrarono in Borgogna. Un non piccolo numero di loro morì tanto nelle battaglie quanto per malattie; tutti gli altri ritornarono alle loro sedi attraverso l’Italia. Ludovico[664] figlio del re morì a Laon. Re Ludovico, uscito da Laon, si diresse verso la città di Reims come per dimorarvi. Ma prima di giungere al fiume Aisne gli apparve un lupo come se lo precedesse; postosi al suo inseguimento e messo al galoppo il cavallo cadde, ed egli gravemente colpito fu portato a Reims, e restando a letto per una lunga malattia fu assalito dal morbo dell’elefantiasi. Colpito da quella malattia chiuse i suoi giorni, e fu sepolto presso san Remigio. La regina Gerberga mandò inviati a Ugo, chiedendo il suo consiglio e il suo aiuto. Egli la invitò a un incontro, e quando venne l’accolse onorevolmente e la consolò; e promise l’elevazione di suo figlio al regno. Liudolfo, dopo aver cacciato Enrico suo zio, s’impadronì del governo di tutta la Baviera. I Lorenesi erano lacerati tanto dagli assalti del duca Corrado quanto dai loro mutui saccheggi. Fulcario[665], decano del monastero di san Medardo, fu ordinato vescovo di Noyon a Reims. Federico, fratello del vescovo Adalbéron, prese in moglie la figlia del principe Ugo.[666] Il conte Eriberto, mediante certi suoi satelliti, invase con un’irruzione furtiva Roucy, fortificazione di Rainaldo.

Il ragazzo Lotario[667], figlio di Ludovico, fu consacrato re a san Remigio dall’arcivescovo Artaud, avendo il favore del principe Ugo, e dell’arcivescovo Bruno, e di tutti gli altri presuli e magnati di Francia, di Borgogna e d’Aquitania. La Borgogna e l’Aquitania furono date da lui allo stesso Ugo. Il castello di Roucy fu reso a Rainaldo, dopo che certi villaggi furono dati a Eriberto da parte di Rainaldo. E la regina Gerberga tornò a Laon col figlio re. E non molto tempo dopo i soldati di Rainaldo presero con un’irruzione clandestina una fortificazione di Eriberto, che è detta Montfélix, al di là del fiume Marna. Dunque Eriberto e suo fratello Roberto[668] assediarono la medesima fortificazione, ed Eriberto mandò inviati a Reims da Rainaldo, perché gli fosse resa la fortezza. Rainaldo si rifiutò, a meno che non si desistesse dall’assedio, e si riunissero col proposito di un esame in relazione ai castelli che si erano mutuamente sottratti. Fatto ciò, ricevette da Eriberto i villaggi che aveva dato per il castello predetto, e rese a Eriberto la fortezza di Montfélix. Poiché morì Alberico[669], patrizio dei Romani, fu elevato al principato, pur essendo chierico, suo figlio Ottaviano[670] che poi, morto Agapito[671], giacché i Romani lo proposero, divenne papa dell’Urbe

 

955

Nell’anno 955 re Ottone, mossosi contro gli Ungari che avanzavano dai loro paesi per saccheggiare, combatté con loro, e vinse, e non permise loro di entrare nei suoi regni. Il principe Ugo accogliendo onorevolmente la regina Gerberga con suo figlio il re Lotario a Parigi per la Pasqua[672], li tenne con sé decorosamente per parecchi giorni; quindi, partito col re stesso per l’Aquitania, si diresse verso la città di Poitiers. Ma non trovarono là Guglielmo[673], tuttavia assediarono quella città, e restando a lungo in quell’assedio non ottennero nulla; tuttavia il conte Rainaldo prese con un’irruzione clandestina il castello di santa Radegonda[674] contiguo alla città, e lo incendiò. Infine dopo due mesi, con l’esercito provato dalla scarsità di approvvigionamenti, si ritirarono dall’assedio. Guglielmo, raccolto il proprio esercito, inseguì l’esercito del re. Udito ciò, il re e Ugo tornarono contro di lui. Avendo visto da vicino la loro moltitudine, Guglielmo volse in fuga. Le truppe del re, inseguendolo, uccisero molti degli Aquitani, e presero vivi alquanti dei nobili. Guglielmo con pochi sfuggì a stento.

Gli Ungari entrarono in Baviera con immense truppe e un’enorme moltitudine, volendo venire in Francia. Contro di loro re Ottone combatté insieme a Boleslao[675] principe dei Sarmati e a Corrado[676] già pacificato con lui, e sterminando i medesimi Ungari li eliminò quasi tutti.[677] Tuttavia Corrado, che quel giorno aveva combattuto assai fortemente, e in modo particolare aveva gratificato il re della vittoria, in quel medesimo luogo fu ucciso. Dopo questa guerra re Ottone combatté con due re dei Sarmati; e col sostegno di re Boleslao, che già da tempo gli si era sottomesso, ottenne la vittoria. Poiché era morto il vescovo Fulcario, infine dopo cinque mesi un certo Adulfo[678], chierico di Laon, eletto dagli abitanti di Noyon, fu ordinato vescovo a Reims da Artaud, Roricone e Gibuino.

 

956

Nell’anno 956 il re Ottone tenne un placito presso Ingelheim con i Lorenesi, dai quali ricevette anche ostaggi da quasi tutte le loro fortezze. Parimenti un altro placito fu da lui tenuto a Colonia[679] dopo Pasqua[680], nel quale ricevette dai Lorenesi non pochi tesori. E subito si diffuse una pestilenza in Germania e in tutta la Gallia, alquanti morirono, molti furono afflitti da una grave malattia. Roberto vescovo di Treviri e Balderico[681] e due altri vescovi morirono immediatamente per quella peste. Il re Lotario recuperò combattendo una fortificazione sul fiume Chiers[682], che il conte Reginaro aveva strappato a un certo Ursione[683] milite della chiesa di Reims; e portò via con sé i figli[684] di Reginaro e certi soldati che si trovavano là: e incendiò quel castello dopo averlo distrutto[685]. Morì il principe Ugo.[686] La regina Gerberga ebbe un colloquio con Bruno suo fratello, nel quale furono restituiti al predetto Reginaro i suoi soldati e i figli; alla regina furono poi restituiti i possedimenti che le aveva dato a titolo di dote il defunto duca Gisleberto. L’episcopato di Treviri fu dato a un certo Enrico[687], parente del re Ottone. Morì Fulberto vescovo di Cambrai; e quell’episcopato fu attribuito a un certo Berengario[688] chierico d’Oltrereno, nipote di Bovone, il defunto vescovo di Châlons, e costui fu ordinato a Reims dall’arcivescovo Artaud.

 

957

Nell’anno 957 in una notte nel mese di Gennaio la chiesa della santa madre di Dio di Reims fu improvvisamente illuminata poco dopo la mezzanotte da un grande splendore, mentre era presente il signore arcivescovo Artaud, e lo vedeva anche il custode Witardo[689]. Il re Lotario si diresse verso la Borgogna superiore. Tumulti di guerra si ebbero tra Bruno[690], duca oltre che presule, e il conte Reginaro[691] e tutti gli altri Lorenesi; parimenti in Francia tra Baldovino[692] figlio di Arnolfo e Ruggero figlio del defunto Erluino a proposito del castello di Amiens. Roberto figlio di Eriberto si affidò a re Lotario. Il re Lotario con la madre e con sua zia[693], vedova di Ugo, andò incontro a suo zio Bruno nel distretto di Cambrai. Reginaro poi, vedendo che non era in grado di resistere alla moltitudine che sopraggiungeva, venne da Bruno. Ma poiché richiestone non volle consegnare ostaggi Bruno catturandolo lo condusse con sé sotto custodia; e non molto tempo dopo lo mandò in esilio oltre il Reno. Liudolfo figlio di Ottone, che aveva ottenuto quasi tutta l’Italia, morì[694], e fu sepolto a Magonza presso sant’Albano[695].

 

958

Nell’anno 958 alcuni fedeli del presule Artaud presero con un’irruzione clandestina il castello di Coucy. Arduino[696] vassallo di Teobaldo[697], al quale il medesimo Teobaldo aveva affidato il castello, vedendo la fortezza presa si rifugiò con i suoi nella rocca. Era quella in effetti una torre solidissima. Il re Lotario, venendo per espugnarla con il signore Artaud e alcuni altri vescovi e conti, la assediò per quasi due settimane; infine avendo ricevuto come ostaggi i nipoti di Arduino si ritirò dall’assedio. Teobaldo che giungeva allora non fu accolto nella fortezza, e tornando attraverso i distretti di Laon e di Soissons fece ritorno alla propria sede tormentandoli con saccheggi. Gli uomini di Teobaldo presero una fortificazione che è chiamata La Fère[698], poiché la consegnarono a loro alcuni traditori. Roricone vescovo di Laon venne ad assediarla con i soldati della chiesa di Reims e altri amici, quanti ne poté raccogliere. Infine arrivando il re Lotario, con la mediazione dei fratelli Eriberto e Roberto, il castello fu restituito per ordine di Teobaldo. Il re Ottone fece la guerra contro i Sarmati. Bruno arcivescovo di Colonia con un esercito di Lorenesi si diresse in Borgogna attraverso la Francia, per parlare con le proprie sorelle e i propri nipoti.

 

959

Nell’anno 959 Bruno venne di nuovo in Francia, ed ebbe un colloquio presso Compiègne con la regina sua sorella e i propri nipoti[699] che erano in disaccordo per certi castelli, che re Lotario aveva ripreso dalla Borgogna; e dopo che gli furono dati ostaggi egli arrangiò una pace tra loro fino a un futuro placito. Il re Lotario con la regina madre si recò a Colonia nei giorni della Pasqua[700], per trascorrere questa festività con suo zio Bruno. Avendogli dato assicurazioni in merito al regno di Lorena, e avendo ricevuto dallo zio alcuni doni, fece ritorno a Laon. I Lorenesi si staccarono dal duca Bruno, persuasi da un certo Immone[701], che in precedenza era stato suo consigliere e di recente si era allontanato da lui, a causa di certe nuove loro costruzioni, che il duca medesimo ordinava fossero demolite, e di altri oneri per loro non consueti, che si diceva egli volesse imporre loro. Dopo averli convocati, egli pose a loro capo in propria vece un tal conte Federico[702]. Il conte Arnolfo venne a Reims, e fece dono alla chiesa di santa Maria di una non piccola quantità di argento; con questo furono ornate e ricoperte le arche nelle quali erano contenute le membra di san Callisto[703] e san Nicasio[704] e sant’Eutropia[705] e le reliquie di tutti quanti gli altri santi. Inoltre fece decorare con oro e argento anche un libro dei vangeli di quella chiesa; portò doni anche al monastero di san Remigio. Il conte Roberto invase il castello di Dijon[706], avendone cacciato i fedeli del re. Convocato per questo motivo su richiesta del re e della regina Bruno venne in Borgogna con i Lorenesi e altri popoli a lui soggetti; e circondò con un assedio il castello medesimo, ma anche la città di Troyes[707], che il suddetto Roberto possedeva.

 

960

Nell’anno 960 presso il castello di Omont alcuni traditori furono catturati da Manasse[708], nipote del signore presule Artaud, e furono condannati all’impiccagione; tra loro anche un prete. La fortificazione che chiamano Mézières, sita sulla Mosa nella terra della chiesa di Reims, fu restituita all’arcivescovo Artaud, alla presenza di Federico duca dei Lorenesi, da Lamberto[709], cui era proibito tenerla. Riccardo[710] figlio di Guglielmo, principe dei Normanni, prese in moglie una figlia[711] di Ugo, il defunto principe d’Oltresenna[712]. Roberto fratello di Eriberto, fingendosi fedele del re, entrato con l’inganno ed espulsi i custodi regi invase la fortificazione di Dijon, che i fedeli del re Lotario tenevano. Il re, partito per recuperarlo insieme alla regina madre, assediò quel castello. Il presule Bruno sopraggiungendo là con i Lorenesi e altri a lui sudditi, ricevette ostaggi da Roberto, e li consegnò al re. Di questi uno, figlio del conte Odelrico[713], fu dimostrato traditore e condannato e fu decapitato, mentre l’altro fu mantenuto in vita. Otto[714] e Ugo[715], figli di Ugo, con la mediazione del loro zio Bruno, vennero dal re e divennero suoi uomini. Tra loro il re nominò duca Ugo, avendogli aggiunto alla terra che il padre di lui aveva tenuto il distretto del Poitou[716]; a Otto fu concessa la Borgogna. Tuttavia Bruno, udendo che certi dei Lorenesi insorgevano contro di lui, tornò là velocemente, dopo aver lasciato il re all’assedio con i suoi cugini[717]. Uno dei nemici di Bruno, di nome Roberto[718], fortificava il castello di Namur[719]; l’altro, Immone, la fortezza che chiamano Chièvremont. Bruno affrettandosi all’assedio di questa, trovò i luoghi tutt’intorno privi di risorse; e così assediò un nemico ricco di vettovaglie. Concessa dunque una tregua entrò a Colonia. Anche il re Lotario, ripresa la fortificazione di Dijon, e introdottivi i propri custodi, fece ritorno a Laon.

 

961

Nell’anno 961 morì Guido[720] vescovo di Auxerre. Otto[721] figlio del defunto principe Ugo venne a Laon dal re Lotario nei giorni stessi della festa pasquale[722], e vennero anche alquanti magnati tanto di Francia quanto di Borgogna. Un placito reale e una riunione di diversi principi si tenne a Soissons; Riccardo, figlio di Guglielmo Normanno, che venne per impedirla se fosse stato possibile, attaccato da alcuni fedeli del re, e dopo che furono uccisi alquanti dei suoi, fu volto in fuga. Ugo[723], figlio del defunto conte Ruggero, morì nell’adolescenza, e fu sepolto presso san Remigio. Artaud arcivescovo di Reims morì il giorno prima delle Calende d’Ottobre[724]. Il re Lotario con la madre regina Gerberga e certi magnati di Francia si diresse verso la Borgogna; là vennero da lui alcuni presuli e principi dall’Aquitania.

 

962

Nell’anno 962 la regina Gerberga richiese un incontro al fratello Bruno, e là suo fratello le suggerì di non rendere l’episcopato di Reims a Ugo[725], come i suoi fratelli richiedevano. Il re Ottone andò pacificamente a Roma, e fu accolto amabilmente, e là fu elevato all’onore imperiale.[726] Berengario re d’Italia, sopportando ciò con sdegno, cominciò a incendiare e devastare le regioni che doveva governare. Il re Lotario, avendo parlato con Ugo suo cugino, fu da lui richiesto di restituire l’episcopato di Reims al suddetto Ugo; e quindi fu pattuita una tregua fino alla metà del mese di Aprile. Un sinodo di tredici vescovi, cioè dalle province di Reims e di Sens, fu celebrato nel distretto di Meaux[727] sul fiume Marna[728], sotto la presidenza del presule di Sens[729], poiché alcuni vescovi si davano da fare affinché l’episcopato di Reims fosse restituito al sunnominato Ugo. Tuttavia poiché principalmente Roricone di Laon e Gibuino di Châlons erano contrari, e asserivano che uno scomunicato da tanti vescovi non poteva essere assolto da un minor numero, così la cosa fu messa da parte fino a un’interrogazione del papa[730] Romano. Nel giorno della natività della nostra signora madre di Dio[731] un tale indemoniato, servo della regina Gerberga, correndo nudo in mezzo alla chiesa fino all’altare, là giacque prostrato come morto, finché rialzandosi fu liberato dallo spirito malvagio. Là in quello stesso giorno un tale cieco di nome Arberto[732] rivide la luce.

Il re Lotario dopo aver parlato con il principe Arnolfo concluse la pace tra lui e il nipote dello stesso, suo omonimo[733]; che quel conte considerava ostile a causa dell’uccisione del proprio fratello, che il conte medesimo aveva fatto uccidere dopo averlo catturato a causa della sua infedeltà. Allora lo stesso principe diede in mano al re tutta la propria terra, tuttavia così che egli stesso durante la propria vita restasse là onorato. Un tal Teobaldo[734] combattendo con i Normanni fu vinto da loro, e si salvò dandosi alla fuga. Costui quindi considerando ostile il suo signore Ugo venne dal re. Accolto benevolmente da lui, ma anche dalla regina Gerberga, e incoraggiato dalla mite consolazione ripartì. Vulfaldo[735], abate del monastero di san Benedetto[736], fu fatto presule della città di Chartres[737]. Una legazione proveniente dal papa Giovanni[738] dichiarò il predetto Ugo un tempo vescovo scomunicato tanto dal papa stesso quanto da ogni sinodo Romano, ma anche da un altro sinodo celebrato presso Pavia. Resi più certi di quest’ambasciata tramite l’arcivescovo Bruno, eleggemmo[739] all’episcopato di Reims Odelrico[740] chierico illustre, figlio di un tal conte Ugo[741], essendo favorevole il re Lotario con la regina madre e il suddetto Bruno. E questi fu ordinato a Reims dai vescovi Guido di Soissons, Roricone di Laon, Gibuino di Châlons, Adulfo di Noyon, Wicfredo[742] di Verdun.

 

963

Nell’anno 963 Odelrico arcivescovo di Reims fece convocare i magnati di Francia, che avevano occupato certi possedimenti della chiesa di Reims. Io poi, rotto per l’età e consumato dall’infermità, rinunciai al ministero della prelatura davanti al medesimo presule. E questi sciogliendomi da questo giogo, lo impose per elezione dei nostri fratelli a mio nipote Flodoardo[743], nel mio settantesimo anno d’età. I fratelli Eriberto e Roberto assediarono la città di Châlons, da cui era uscito il presule Gibuino, e alla fine, concluso il mercato settimanale[744], l’incendiarono col fuoco; i soldati poi, che erano saliti su una torre del luogo, furono liberati.

 

964

Nell’anno 964 l’inverno fu assai duro e rigido fino alle Calende del mese di Febbraio[745]. Il signore vescovo Odelrico scomunicò un tal magnate Teobaldo[746] a causa del castello di Coucy e di alcuni beni di san Remigio, che egli aveva ottenuto ingiustamente e pertinacemente conservava. Il conte Eriberto gli rese il villaggio di Épernay[747], e ottenne l’amicizia del suddetto presule; non esitò anche a restituire tutti gli altri villaggi della chiesa di Reims che aveva occupato, quando il medesimo vescovo li richiese.

 

965

Nell’anno 965 Otto figlio di Ugo, che era a capo della Borgogna, morì[748]; e i reggenti della stessa si rivolsero a Ugo e al chierico Oddone[749], fratelli dello stesso. Morendo anche il principe Arnolfo[750], il re Lotario entrò nella sua terra, e i magnati di quella provincia, con la mediazione di Roricone vescovo di Laon, si sottomisero al medesimo re. Quando egli ritornò a Laon, la regina Gerberga sua madre rimase là col figlio Carlo[751] fanciullo. L’arcivescovo Odelrico ricevette Épernay da Eriberto, e Coucy da Teobaldo, e sciolse costui dal vincolo della scomunica; e concesse quel castello al figlio di lui, che gli si era affidato

L’imperatore Ottone, ritornando dalla città di Roma, venne a Colonia e là accolse la regina Gerberga sua sorella venuta da lui con i figli, re Lotario e il fanciullo Carlo; e tenne un grande placito con loro e con molti altri magnati. A Roma, poiché si era allontanato dalla città il papa Ottaviano[752], dal quale egli era stato chiamato e consacrato affinché reggesse il governo dell’impero, e l’imperatore l’aveva più volte richiamato, e dato che quello non voleva ritornare, poiché era accusato a causa della propria irreligiosità, convocato un sinodo egli fece ordinare papa mediante elezione da parte dei Romani Giovanni[753], un illustre chierico della medesima chiesa. Ma quando egli ritornò a Pavia Ottaviano fu richiamato dai Romani[754]; e non molto tempo dopo lasciò la vita[755]. Poiché Giovanni risiedeva a Pavia con l’imperatore, i Romani elessero e fecero ordinare loro pontefice un certo Benedetto[756], notaio[757] della medesima chiesa, che aveva acconsentito all’elezione di Giovanni ed era stato suddito del medesimo. L’imperatore Ottone tornato a Roma, convocato un grande sinodo, e ristabilito Giovanni[758] nella propria sede, deposto Benedetto con il giudizio dei vescovi di tutto il sinodo, lo portò via con se e si diresse in Sassonia.

 

966

Nell’anno 966 il re Lotario prese in moglie Emma, figlia di ….[759], defunto re d’Italia. L’arcivescovo Odelrico scomunicò il conte Rainaldo a causa dei villaggi della chiesa di Reims che egli pervicacemente teneva. E il conte stesso, invadendo con i suoi certe località di quel vescovado, le devastò con rapine e incendi.



[1] Remi (urbs) nel testo (dép. Marne); sede arcivescovile della Francia nord-orientale

[2] pagus nel testo (vedi Glossario)

[3] Nortmanni nel testo; di origine scandinava, autori di numerose scorrerie a partire dal IX secolo, si stanziarono definitivamente nella futura Normandia con il trattato di St-Clair-sur-Epte (911)

[4] Brittannia nel testo; regione storica della Francia nord-occidentale

[5] Cornu-Galliae nel testo (fr. Cornouaille); provincia della Bretagna occidentale (penisola di Quimper)

[6] Brittones nel testo; etnonimo degli abitanti (di origine celtica) della Bretagna

[7] Hungari nel testo; di origine asiatica, autori di numerose scorrerie nella prima metà del X secolo

[8] Lotharii regnum nel testo; regione storica tra Francia e Germania, corrispondente approssimativamente alla provincia romana della Belgica e alle province ecclesiastiche di Treviri e di Colonia (a O del Reno); fu regno indipendente sotto Lotario II (855-869), poi a lungo oggetto di contesa tra Franchi occidentali e orientali; da esso trae nome la Lorena

[9] Suessonica urbs nel testo, (dép. Aisne); sede vescovile (provincia di Reims), 55 Km a O di Reims

[10] Karolus (fr. Charles), Carlo III il Semplice (17.IX.879†7.X.929), figlio di Ludovico II, fu re di Francia (893-dep.922)

[11] Hagano (fr. Haganon), di famiglia lotaringia, è detto parente di Stance padre di san Gérard di Brogne, ed è forse collegato alla famiglia della regina Frederuna, moglie di Carlo III; compare per la prima volta in un diploma del 29.I.916 a Herstal in favore dell’abbazia di Prüm, e nel 918 è conte

[12] Heriveus (†2.VII.922), arcivescovo di Reims (900-922); figlio di una sorella del conte Hucbald d’Ostrevant

[13] villa nel testo (vedi Glossario)

[14] Carcarisia (villa) nel testo (dép. Aisne, arr. Soissons, cant. Oulchy-le-Château); località sita 45 Km a O di Reims

[15] Crusniacum (villa) nel testo (dép. Marne, arr. Reims, cant. Fisme); località sita 20 Km a O di Reims

[16] Mosa nel testo; fiume della Francia nord-occidentale, del Belgio e dell’Olanda, lungo 950 Km

[17] Maceriae (castellum) nel testo (dép. Ardennes, arr. Charleville-Mézières); località sita 75 Km a NE di Reims

[18] Erlebaldus (fr. Ellebaud) (†920) conte in diverse contee (Lommensis, Castricensis) sul confine tra Francia e Lotaringia; sposò Alpais figlia naturale di Carlo III

[19] Castricensis pagus nel testo; è il territorio nei dintorni di Mézieres (Ardennes)

[20] familia nel testo

[21] Altmons (castrum) nel testo (dép. Ardennes, arr. Mezières), località situata 65 Km a NE di Reims

[22] Warmacensis pagus nel testo; sul fiume Reno, nella provincia ecclesiastica di Magonza

[23] Heinricus (ted. Heinrich, fr. Henri), Enrico I l’Uccellatore (876†2.VII.936), figlio di Ottone l’Illustre (†30.XI.912) duca di Sassonia, fu a sua volta duca di Sassonia (912) e in seguito re di Germania (919-936); fu padre dell’imperatore Ottone I e fondatore della dinastia Ottoniana

[24] Transrhenensis nel testo; aggettivo geografico che in F. è spesso usato in riferimento alla Germania

[25] Hilduinus (fr. Heudoin), vescovo di Liegi (920-921), poi di Verona (928-931), arcivescovo di Milano (931-936)

[26] Richarius (fr. Richer, ted. Richar) (†23.VII.945 Liegi), figlio di Adalhard II conte di Metz e fratello dei conti Gerhard e Matfrid, che lo crearono abate di Prüm (899-920/1) deponendo Reginone (che riferisce la vicenda nel suo Chronicon all’anno 899); divenne poi a seguito delle vicende qui narrate vescovo di Liegi (920/21-945)

[27] Tungrensis episcopatus nel testo (provincia di Colonia); il riferimento è alla sede storica di Tongres, a NO di Liegi

[28] Herimannus (ted. Hermann), Ermanno I arcivescovo di Colonia (889/90†11.IV.924)

[29] Gislebertus (fr. Gilbert, ted. Giselbert) ) (890†2.X.939 Andernach), figlio di Reginaro I (†915) d’Hainaut; conte dal 916, ribelle a Carlo dal 919, passò a Enrico I di Germania (923) e sposò sua figlia Gerberga (928/9); duca di Lotaringia (936-939) si ribellò anche a Ottone I e morì in battaglia

[30] Lotharienses nel testo; in F. indica gli abitanti dell’intero Lotharii regnum, e non solo della moderna Lorena

[31] Osanna, antroponimo femminile non altrimenti attestato nelle fonti contemporanee

[32] Vonzinsis pagus nel testo (dép. Ardennes, arr. Vouziers, cant. Attigny); situato 50 Km a NE di Reims

[33] Rodulfus (fr. Raoul) (†921), Rodolfo I vescovo di Laon (896-921)

[34] Laudunum nel testo (dép. Aisne); sede vescovile (provincia di Reims), 45 Km a NO di Reims

[35] Adelelmus (fr. Alleaume) (†929/30), vescovo di Laon (921-929/30)

[36] Angli nel testo; etnonimo che F. usa per indicare genericamente gli abitanti dell’Inghilterra

[37] Sarraceni nel testo; a partire dalla testa di ponte di Fraxinetum (stabilita nel 891) saccheggiarono per quasi un secolo la Provenza e le Alpi occidentali, spingendosi fino al Piemonte e al Vallese; Fraxinetum fu distrutta solo nel 975

[38] Trosleium nel testo (dép. Aisne, arr. Laon, cant. Coucy); località sita 60 Km a NO di Reims

[39] Richardus (fr. Richard) (†921), Riccardo il Giustiziere, duca di Borgogna (901-921), figlio di Bivin, sposò Adelaide figlia di Corrado II Welf, duca di Borgogna Transgiurana

[40] Burgundia nel testo; regione storica della Francia centro-orientale; in F. è sempre nettamente distinta dalla Francia

[41] Ricuinus (fr. Ricouin, ted. Rikwin) (†923), conte di Verdun, sposò Cunegonda, figlia di Engeltrude carolingia e vedova del conte Wigeric; fu padre di Otto, conte di Verdun e duca di Lorena (940-944), e fu assassinato nel 923 dal conte Bosone figlio di Riccardo il Giustiziere e fratello di Rodolfo re

[42] Trattato di Bonn

[43] Martinus (fr. Martin), san Martino (v.316†8.IX.397?), vescovo di Tours; la festa è celebrata l’11 Novembre

[44] Rotbertus (fr. Robert) (860/5†15.VI.923 Soissons), duca o marchese in Neustria (898), figlio di Roberto il Forte e fratello di Eude, (I) re di Francia ( 922-923), sposò (895) Beatrice (v.880†d.III.931) di Eriberto I di Vermandois

[45] Liger nel testo; fiume della Francia centro-settentionale, lungo 1020 Km; segnava il confine tra Neustria e Aquitania

[46] Namneticus pagus nel testo (dép. Loire-Atlantique); Nantes era sede vescovile (provincia di Tours)

[47] Erluinus (fr. Herlouin) (†15.VII.921), vescovo di Beauvais (909-921)

[48] Belvacensis ep. nel testo; Beauvais (dép. Oise) era sede vescovile (provincia di Reims)

[49] Otto (fr. Otton, ted. Otto) (†944), figlio di Ricuino, conte di Verdun (923) e duca di Lorena (940-944)

[50] La Quaresima del 922 andò dal 6 Marzo al 14 Aprile

[51] Iohannes, Giovanni da Tossignano (v.860†928 Roma), vescovo di Bologna, arcivescovo di Ravenna (905-914), poi papa Giovanni X (III.914-V.928), imprigionato e assassinato per volontà di Guido e Marozia; gli successero Leone VI (V-XII.928) e Stefano VII(VIII) (X.928-II.931)

[52] Drogo (fr. Drogon) (†28.I.922), vescovo di Toul (906/7-922), parente di re Carlo il Semplice

[53] Tullum nel testo; sede vescovile della Lorena (provincia di Treviri)

[54] Gauzlinus (fr. Josselin, ted. Gauzlin) (†7.IX.962), notaio di re Carlo (dal 913), poi vescovo di Toul (922-962)

[55] Berengarius (v.850†7.IV.924 Verona), figlio di Eberardo (†866) marchese del Friuli e di Gisela figlia di Ludovico il Pio, successe al padre e al fratello Unroch nell’874; divenne re d’Italia nel 988 (con vari competitori fino al 905), poi imperatore (915-924); sconfitto nel 923 a Fiorenzuola da Rodolfo II di Borgogna, fu ucciso da un vassallo

[56] Longobardi nel testo; etnonimo usato da F. per indicare gli abitanti del Regnum Italicum

[57] Rodulfus (fr. Raoul) (†937), Rodolfo II re di Borgogna Giurana (912-937), figlio di Rodolfo I re e di Willa di Vienne, scese in Italia nel 922 e ne divenne re (922-926), poi sostituito da Ugo d’Arles che nel 933 gli cedette in cambio la Provenza; sposò Berta di Burcardo duca di Svevia e fu padre, tra gli altri, di Corrado I e di Adelaide regina d’Italia

[58] Gallia Cisalpina nel testo; toponimo che in F. indica il regno di Borgogna Giurana

[59] oppidum nel testo (vedi Glossario)

[60] Hugo (fr. Hugues), Ugo il Grande (897/8†956 Dourdan), marchese di Neustria (923) e duca dei Franchi, figlio di Roberto I re e di Beatrice di Vermandois, fu il più potente feudatario di Francia; sposò (in terze nozze nel 937) Hedwige di Sassonia (922†965), figlia di Enrico I re di Germania, dalla quale ebbe Ugo Capeto ed Eude duca di Borgogna

[61] La Pasqua del 922 cadde il 21 Aprile

[62] Vidula nel testo, fiume della regione di Reims, affluente dell’Aisne, lungo 140 Km

[63] Finimae (villa) nel testo (dép. Marne, arr. Reims); località sita 25 Km a O di Reims

[64] Axona nel testo, fiume della Francia settentrionale, lungo 300 Km, affluente dell’Oise

[65] Gola (abbatia) nel testo (dép. Seine-et-Marne, arr. Torcy); località situata sulla Marna, circa 20 Km a E di Parigi; l’abbazia reale di Chelles fu fondata nel VII secolo da santa Bathilde (†30. I.680 Chelles) e soppressa nel 1790

[66] Rothildis (v.870†928), figlia di re Carlo II il Calvo e di Richilde di Metz, e quindi sorella di re Ludovico II, padre di Carlo III; sposò Ruggero conte del Maine, da cui ebbe una figlia (†925), prima moglie di Ugo il Grande

[67] Heribertus (fr. Herbert) ), Eriberto II (v.880†23.II.943) conte di Vermandois (902-943), figlio di Eriberto I (†900/7) e quindi discendente di Carlo Magno (dal figlio Pipino); sposò (v.907) Adele figlia di Roberto I re, da cui ebbe vari figli

[68] Materna nel testo; fiume della Francia settentrionale, affluente della Senna, lungo 525 Km

[69] Rodulfus (fr. Raoul) (v.890†15.I.936), figlio di Riccardo il Giustiziere, duca di Borgogna dal 921, poi re di Francia (923-936), sposò Emma figlia di Roberto I re

[70] Riccardo il Giustiziere, duca di Borgogna

[71] Sparnacum (castrum) nel testo (dép. Marne, arr. Épernay); località sita 25 Km a S di Reims

[72] Burgundiones nel testo

[73] leuga nel testo; unità di misura di lunghezza equivalente nell’antichità classica a 1,5 miglia (2,222 Km), per cui la distanza indicata sarebbe di poco superiore a 6 Km; in epoca più tarda la lega valeva 3 miglia

[74] Hugo (fr. Hugues), Ugo il Nero (†952), duca di Borgogna, figlio di Riccardo il Giustiziere e fratello di re Rodolfo

[75] Riccardo il Giustiziere, duca di Borgogna

[76] Calmiciacum nel testo (dép. Marne, arr. Reims, cant. Ville-en-Tardenois); località sita 15 Km a SO di Reims

[77] La Pentecoste del 922 cadde il 9 Giugno

[78] Sara nel testo; fiume della Francia settentrionale, affluente di sinistra dell’Oise, lungo 112 Km

[79] Alea nel testo; breve fiume della Francia settentrionale, affluente di sinistra dell’Oise, lungo 63 Km

[80] Franci nel testo

[81] senior nel testo; l’elezione avvenne il 29 Giugno

[82] Il 30 Giugno 922

[83] Sanctus Remigius nel testo; san Remigio (v.437†13.I.532/3) fu vescovo di Reims (dal 459/60); l’abbazia di Reims che porta il suo nome fu uno dei più importanti centri monastici e luoghi di pellegrinaggio di Francia

[84] Il 2 Luglio

[85] Seulfus (fr. Seulf) (†1.IX.925), arcivescovo di Reims (922-925)

[86] Cameracum nel testo (dép. Nord); sede vescovile (provincia di Reims)

[87] Capraemons (castrum) nel testo; cittadina belga, 5 Km a SE di Liegi;

[88] Parisiacus pagus nel testo; sede vescovile (provincia di Sens)

[89] Iesedis (villa) nel testo (dép. Yvelines, arr. Mantes-la-Jolie, cant. Limay); località sulla Senna, 40 Km a O di Parigi

[90] Ribuarium pagum nel testo; era la regione immediatamente a O e SO di Colonia

[91] Rura nel testo; fiume della regione di Aquisgrana, affluente di destra della Mosa, lungo 165 Km

[92] L’1 Ottobre

[93] Aquitania nel testo; regione storica della Francia sud-occidentale: in F. è sempre distinta dalla Francia

[94] Arvernia nel testo; regione storica della Francia centrale

[95] Willelmus (fr. Guillaume), Guglielmo II (†926/7), duca d’Aquitania (918-927), figlio di Acfred I conte di Carcassonne e di Adelinda, sorella del duca d’Aquitania Guglielmo I il Pio (†918), fondatore di Cluny, cui Guglielmo II succedette in assenza di eredi diretti

[96] Ragemundus (fr. Raymond) Raimondo II (†923/4), figlio di Eude (†918/9) conte di Tolosa, e di Gersenda, figlia ed erede di Ermengaud conte d’Albi; successe al padre come conte di Tolosa (918-923); sposò Guinidilda di Barcellona

[97] Boso (fr. Boson) (†VII.935 St-Quentin), conte in Borgogna, figlio del duca Riccardo; sposò Berta d’Arles

[98] Riccardo il Giustiziere duca di Borgogna

[99] Atiniacum nel testo (dép. Ardennes, arr. Vouziers), sul fiume Aisne, 45 Km a NE di Reims, fu importante residenza reale merovingia (dal 647) e carolingia, poi abbandonata dai Capetingi

[100] Il 15 giugno

[101] Mezzogiorno

[102] Rothgarius (fr. Roger), Ruggero I (v.867†926) conte di Laon; sposò Heilwig figlia di Eberardo marchese del Friuli

[103] Isara nel testo; fiume della Francia settentrionale, affluente di destra della Senna, lungo 302 Km

[104] Il 13 Luglio

[105] Bernardus (fr. Bernard)(v.875†d.945) conte di Senlis, nipote (da figlio o figlia) di Pipino di Vermandois (†28.I.893), e quindi cugino di Eriberto II di Vermandois

[106] Somna nel testo; fiume della Francia settentrionale, lungo 245 Km

[107] Sanctus Quintinus (castellum) nel testo (dép. Aisne), cittadina del Vermandois, 85 Km NO di Reims

[108] Castellum-Theoderici (munitio) nel testo (dép. Aisne), cittadina sulla Marna, 50 Km a SO di Reims

[109] Ragenoldus, norvegese. capo dei Normanni della Loira; nel 919 s’impadronì di Nantes; scomparve dopo il 925

[110] Rodomum nel testo (dép. Seine-Maritime); sede arcivescovile della Normandia, 215 Km a O di Reims

[111] Rodulfus (fr. Raoul), Raoul di Gouy (v.870†926), conte d’Amiens, figlio di Hucbald d’Ostrevant (†d.890) e di Heilwig di Eberardo del Friuli, che in seconde nozze sposò Ruggero I conte di Laon; fu padre di Raoul “de Cambrai”

[112] Ruggero I conte di Laon

[113] Ingobrannus (fr. Enguerrand), forse identificabile (LECOUTEUX) con un conte d’Hainaut (920-924/5), antagonista di Reginaro II e antenato (?) degli omonimi conti di Ponthieu

[114] Atrebatensis pagus nel testo; provincia storica della Francia settentrionale, legata alla sede vescovile di Arras

[115] Adelelmus (fr. Alleaume) (†932), conte di Arras, figlio (?) del conte Altmaro

[116] Compendium nel testo (dép. Oise), sede di un palazzo reale, 90 Km a O di Reims

[117] Itta nel testo; fiume della Francia settentrionale, affluente di destra della Senna, lungo 100 Km

[118] Mosomum nel testo (dép. Ardennes, arr. Sedan), località sulla sponda destra della Mosa, 85 Km a NE di Reims

[119] Emma (v.894†2.XI.934), figlia di Roberto I, moglie di Rodolfo e madre di Ludovico (†av.929) premorto

[120] Wigericus (†19.II.927), abate di Gorze, poi vescovo di Metz (919-927)

[121] Metensium ep. nel testo; Metz è una sede vescovile della provincia di Treviri, 155 Km a E di Reims

[122] Zabrena (castrum) nel testo (dép. Bas-Rhin), località dell’Alsazia, 250 Km a E di Reims

[123] Elisatius pagus nel testo; provincia storica della Germania (poi della Francia), tra i Vosgi e il Reno

[124] Sequana nel testo; fiume della Francia settentrionale, lungo 776 Km

[125] Rhenus nel testo, fiume dell’Europa centro-occidentale, lungo 1320 Km

[126] Treviri nel testo; sede arcivescovile della Germania, 200 Km a E di Reims, con giurisdizione sulla Lorena

[127] Rotgarius (†27.I.931), arcivescovo di Treviri (915-931)

[128] Mosella nel testo, fiume della Lorena e della Germania, affluente di sinistra del Reno, lungo 560 Km

[129] L’1 Ottobre

[130] Otto conte di Verdun

[131] Battaglia di Fiorenzuola (29.VII.923)

[132] pallium nel testo (vedi Glossario)

[133] Dado (fr. Dadon) (†7.X.923), vescovo di Verdun (880-923), fratello della moglie di Matfried conte di Metz

[134] Virdunensium ep. nel testo; Verdun è una sede vescovile della provincia di Treviri, 95 Km a E di Reims

[135] Hugo (fr. Hugues), Ugo I (†926), vescovo di Verdun (923-dep.925)

[136] pecunia collaticia nel testo (vedi Glossario)

[137] Augustidunensis pagus nel testo; Autun (dép. Saone et L.) è sede vescovile (provincia Lyon), 250 Km a S di Reims

[138] Biturigensis pagus nel testo; provincia storica della Francia centrale, legata alla sede vescovile di Bourges

[139] Biturigis (civitas) nel testo; sede arcivescovile dell’Aquitania, 270 Km a SO di Reims

[140] Perona nel testo (dép. Somme); località della Piccardia, sita 110 Km a NO di Reims

[141] Cinomannis nel testo (dép. Sarthe); città francese, capoluogo del Maine, sita 315 Km a SO di Reims

[142] Hugo (fr. Hugues), Ugo d’Arles (v.880†10.IV.947), figlio di Teobaldo e di Berta figlia di Lotario II re di Lorena; conte di Vienne, poi re d’Italia (926-947); sposò Willa di Borgogna, Marozia e Berta di Svevia

[143] Vienna nel testo; Vienne è sede arcivescovile della Provenza, 420 Km a S di Reims

[144] Lugdunensis nel testo; Lione è sede arcivescovile della Borgogna, 390 Km a S di Reims

[145] La forma verbale implica che Flodoard partecipò personalmente a quest’incontro presso Autun

[146] Mons sancti Iohannis (castellum) nel testo (dép. Côte-d’Or, arr. Beaune, cant. Pouilly), sito 220 Km a S di Reims

[147] Ragenardus, visconte d’Auxerre, fratello di Manasse I (†v.925) conte di Dijon e di Gualone vescovo d’Autun

[148] Walo (fr. Gualon), figlio di Manasse I conte di Dijon e di Ermengarda di Provenza, successe al padre (920-924)

[149] Gislebertus (fr. Gilbert) de Vergy [†d.6.IV.956], figlio di Manasse I conte di Dijon e di Ermengarda, successe al padre e al fratello (924); fu conte d’Autun e Chalon; divenne princeps di Borgogna (952-956) alla morte di Ugo il Nero

[150] Ugo il Nero duca di Borgogna

[151] Berengarius, Berengario di Lomme (†v.946), conte di Namur; forse nipote di Eberardo del Friuli;

[152] Non è noto il nome della figlia di Reginaro e sorella di Gisleberto che sposò Berengario portando in dote Lomme

[153] Gisleberto duca di Lorena

[154] Ragenarius (fr. Régnier), Reginaro II (v.880†932), conte d’Hainaut, fratello di Gisleberto duca di Lorena

[155] Isaac, conte di Cambrai (908-946), genero di Rodolfo di Cambrai fratello di Baldovino II di Fiandra

[156] Papia nel testo; capitale del Regnum Italicum

[157] Giovanni (†924), vescovo di Pavia

[158] Ragamfrido (Ramfrido) (†924), vescovo di Vercelli

[159] Vercellensis ep. nel testo; sede vescovile del Piemonte

[160] modius nel testo; unità di misura romana per le capacità (utilizzata per prodotti solidi), pari a circa 8,7 litri, per cui la quantità indicata corrisponderebbe a circa 70 litri, pari a oltre 700 Kg d’argento, che sembra un’esagerazione

[161] Gothia nel testo; regione storica della Francia meridionale

[162] Il 7 Aprile 924 a Verona per mano di Flamberto suo vassallo ribelle

[163] Sarmatae nel testo; etnonimo che in F. indica genericamente popoli Slavi

[164] Bosone figlio di Riccardo di Borgogna e Otto di Verdun

[165] Baiocae nel testo (dép. Calvados), sede vescovile della Normandia (provincia di Rouen), 350 Km a O di Reims

[166] Stephanus (fr. Étienne) (†11.II.934), vescovo di Cambrai (909-934)

[167] praesidium nel testo (vedi Glossario)

[168] diocesis nel testo (vedi Glossario)

[169] libra nel testo; unità di misura romana, classicamente valeva circa 327 grammi, per cui il peso indicato corrisponderebbe a quasi 33 Kg d’argento

[170] Guglielmo II d’Aquitania

[171] Ebrulfus, antroponimo non altrimenti attestato nelle fonti contemporanee

[172] La cattedrale di Nôtre Dame

[173] L’1 Novembre

[174] Warnerius (fr. Garnier) (†6.XII.924), conte di Troyes e visconte di Sens, sposò Teutberga sorella di Ugo d’Arles

[175] Manasses, Manasse II il Giovane (†d.927), conte di Langres e Dijon, figlio di Manasse I conte di Dijon e di Ermengarda figlia di Bosone re di Provenza e fratello di Gisleberto e di Gualone

[176] Ansegisus (fr. Anseïs) (†31.XII.970?), vescovo di Troyes (914-960/70)

[177] Gotselinus (fr. Gauzelin) (†931), vescovo di Langres (924-931)

[178] Calaus Mons nel testo (dép. Seine-et-Marne, arr. Melun, com. Fleury-en-Bière), ma la località non è certa

[179] Il 6 Dicembre 924

[180] Trecasina (urbs) nel testo (dép. Aube); sede vescovile (provincia di Sens), 105 Km a S di Reims

[181] Abbo (fr. Abbon), vescovo di Soissons (909-937)

[182] Parisium nel testo; sede vescovile della provincia di Sens, 130 Km a SO di Reims

[183] La Quaresima del 925 andò dal 2 marzo al 10 Aprile

[184] Gisleberto di Lorena e Otto di Verdun

[185] Belvacensis pagus nel testo; Beauvais (dép. Oise) è sede vescovile (provincia di Reims), 145 Km a O di Reims

[186] Ambianensis pagus nel testo; territorio della Francia settentrionale legato alla sede vescovile di Amiens

[187] Ambianis (civitas) nel testo (dép. Somme); sede vescovile (provincia di Reims), 145 Km a NO di Reims

[188] Atrabatis nel testo (dép. Pas-de-Calais); diocesi riunita a Cambrai dal 584 al 1093, sita 145 Km a NO di Reims

[189] Noviomagum nel testo (dép. Oise, arr. Compiègne); sede vescovile (provincia di Reims), 85 Km a NO di Reims

[190] Baiocenses nel testo

[191] Parisiaci nel testo

[192] Rotomagensis pagus nel testo, provincia storica della Normandia legata alla sede arcivescovile di Rouen

[193] Tulpiacum (oppidum) nel testo (fr. Tolbiac); località della Germania, nei pressi di Colonia (35 Km a SO)

[194] Hilgaudus (fr. Hèlgaud), Ildegaudo II conte di Ponthieu

[195] bannum nel testo

[196] Arnulfus (fr. Arnoul, ted. Arnulf) (v.889†27.III.964/5), Arnolfo I conte di Fiandra (918-964/5), figlio di Baldovino II, sposò Adele (910/5†10.X.960), figlia di Eriberto II di Vermandois

[197] Rollo (fr. Rollon) (†933?), capo Normanno, conte di Rouen (911-925/33), sottoscrisse nel 911 il trattato di Saint-Clair-sur-Epte con cui Carlo gli concesse in feudo i territori della futura Normandia ed accettò il battesimo.

[198] Auga nel testo (dép. Seine-Maritime, arr. Dieppe), località costiera, 70 Km a N di Rouen

[199] Ugo il Grande

[200] L’1 Settembre 925

[201] Balduinus (fr. Baudouin), Baldovino II il Calvo (†918), conte di Fiandra (879-918); sposò Aelftrud, figlia di Alfred re del Wessex, dalla quale ebbe Arnolfo I conte di Fiandra (918-965) e Adalolfo conte di Boulogne

[202] Rodulfus de Gaugeio nel testo

[203] Hugo (fr. Hugues), Ugo di Vermandois (920†962), figlio di Eriberto II, arcivescovo eletto di Reims (925), deposto nel 931, ristabilito nel 941, deposto definitivamente nel 946

[204] Abbone vescovo di Soissons

[205] Bernuinus (fr. Bernouin) (†939), vescovo di Verdun (925-939), figlio di Matfried conte di Metz

[206] Dadone vescovo di Verdun, cognato di Matfried conte di Metz (cfr anno 923)

[207] Ugo vescovo di Verdun (cfr anno 923)

[208] Probabilmente si tratta della battaglia di Fauquembergues (dép. Pas-de-Calais, arr. St-Omer)

[209] Porcensis pagus nel testo; provincia storica della diocesi di Reims, 35 Km a NE di Reims

[210] Vonzinsis pagus nel testo; provincia storica della diocesi di Reims, 50 Km a NE di Reims

[211] luna quartadecima nel testo

[212] Nel 926 la Pasqua cadde il 2 Aprile

[213] L’1 Aprile; la data dell’eclisse di luna è astronomicamente corretta

[214] Walburgis nel testo; santa Valpurga (†25.II.777). nata nel Devon, morì a Heidenheim, ma le sue reliquie, considerate miracolose, furono portate in molti altri luoghi (Colonia, Anversa, Furnes) tra cui a quanto pare anche Reims

[215] pecunia collaticia nel testo (vedi Glossario)

[216] Nivernensis urbs nel testo (dép. Nièvre); sede vescovile (provincia di Sens), 260 Km a SO di Reims

[217] Probabilmente Acfredo (†927), conte d’Alvernia, poi duca d’Aquitania alla morte del fratello Guglielmo II

[218] Guglielmo II duca d’Aquitania

[219] Ugo d’Arles

[220] Berta (†925), figlia di Lotario II (†869) re di Lorena e di Waldrada sua concubina; sposò (v.880) Teobaldo d’Arles (†v.895), poi Adalberto II (†915), marchese di Tuscia

[221] Ugo sposò Willa (†av.924), figlia di Bosone re di Provenza, poi (v.924) Alda (†av.932), nel 932 sposò Marozia e infine nel 937 Berta di Svevia, vedova di Rodolfo II; ebbe tuttavia numerose concubine, alle quali forse si riferisce F.

[222] Figli di Berta di Lorena furono Ugo d’Arles, Bosone e Guido marchese di Toscana

[223] Burcardus (ted. Burchard), Burcardo I duca di Svevia (†28/29.IV.926 Novara); padre di Berta (†966) moglie (922) di Rodolfo II di Borgogna e poi (937) di Ugo d’Arles

[224] Alemanni nel testo; etnonimo per gli abitanti della Svevia (Alamannia)

[225] Ebrardus, probabilmente Eberardo di Franconia (†939), figlio di Corrado il Vecchio e fratello di Corrado I re

[226] Rodolfo di Gouy, figlio di Hucbald d’Ostrevant e di Heilwig del Friuli

[227] Heiluidis (Heilwig) (†d.890), figlia di Eberardo del Friuli, sposò prima Hucbald, poi Ruggero I di Laon

[228] Ruggero I conte di Laon, che fu il secondo marito di Heilwig del Friuli, da cui ebbe Ruggero II

[229] Eadhild (†937), figlia di Eadward I del Wessex e di Aelflaed figlia di Athelm del Wiltshire

[230] Eadwardus (ingl. Eadweard), Edoardo l’Anziano (874/7†17.VII.924), re del Wessex (899-924), figlio di Alfredo il Grande; ebbe numerosi figli, tra cui i re del Wessex Aethelstan (924-929), Eadmund (939-946) Eadred (946-955), e figlie, tra cui Eadgifu moglie di Carlo III, Eadgyth moglie di Ottone I ed Eadhild moglie di Ugo il Grande

[231] Eadgifu (fr. Otgive) (902†26.XII.956), figlia di Eadweard del Wessex, sposò Carlo III nel 919 dopo la morte di Frederuna e fu madre di Ludovico d’Oltremare; in seconde nozze sposò Eriberto III di Vermandois (cfr anno 951)

[232] Odo (fr. Eudes) (915†d.946), figlio primogenito (?) di Eriberto del Vermandois

[233] Rotgarius (fr. Roger), Ruggero II (†942) conte di Laon (927-942), figlio di Ruggero I (†926) e di Heiluidis

[234] Widricus nel testo (cfr anno 923); la data della morte è il 19 Febbraio

[235] Mettensis antistes nel testo

[236] Mettensium ep. nel testo

[237] Benno (†3.VIII.940), vescovo di Metz (927-dep.929)

[238] Guglielmo II morì tra Aprile e Settembre, probabilmente prima del 3 Giugno

[239] Namneticus pagus nel testo; provincia storica della Bretagna, legata alla città vescovile di Nantes (provincia Tours)

[240] Herluinus (fr. Hélouin) (†945), (II) conte di Montreuil, figlio di Ildegaudo, conte di Ponthieu (v. anno 925)

[241] Veromandinsis pagus nel testo, provincia storica della Francia settentrionale, intorno a Saint-Quentin

[242] Tra questi sicuramente Ruggero II (†942) conte di Laon

[243] Codiciacum (castrum) nel testo (dép. Aisne, arr. Laon, cant. Coucy), località situata 60 Km a NO di Reims

[244] Guglielmo Lungaspada (v.905†16/7.XII.942), conte di Rouen e duca di Normandia, figlio di Rollone e di Poppa, sposò Liutgarda di Eriberto II

[245] Giovanni X

[246] La Quaresima del 928 andò dal 27 Febbraio al 6 Aprile

[247] Otgarius (Ambianensium praesul), vescovo d’Amiens (892-928)

[248] Moritania (munitio) nel testo (dép, Nord, arr. Valenciennes, cant. St-Amand); località sita 140 Km a NO di Reims

[249] Scaldum nel testo (fr. Escaut); fiume della Francia settentrionale e del Belgio, lungo 430 Km

[250] Wido (†930), marchese di Tuscia (915-930), figlio di Adalberto marchese (†IX.915) e di Berta di Lorena, vedova di Teobaldo d’Arles, e quindi fratellastro di Ugo d’Arles; sposò Marozia Teofilatto, vedova di Alberico di Spoleto

[251] Odalricus (fr. Oudri) (†d.947), vescovo di Aix-en-Provence

[252] Aquensis ep. nel testo (dép. Bouches-du-Rhône); sede vescovile provenzale

[253] Timotheus; san Timoteo martire a Reims (III sec.) è onorato il 23 Agosto; abbazia della diocesi di Reims

[254] Durofostum (castrum) nel testo (ted. Durfos?), castello sulla Mosa, non chiaramente identificato

[255] Viennensis provintia nel testo; provincia ecclesiastica della Francia meridionale

[256] Eude di Vermandois (cfr anno 927)

[257] Rotilde figlia di re Carlo II e madre della prima moglie di Ugo (cfr anno 922)

[258] Victoriacum nel testo (dép. Marne, arr. Vitry-le-François), località sita 70 Km a SE di Reims

[259] Deroldus (fr. Deroud), vescovo d’Amiens (929-946), sul quale abbiamo un aneddoto di Richer (II, 59)

[260] Albero, Adalbéron I (†26.IV.962) vescovo di Metz (929-962), figlio del conte Wigeric

[261] Monasteriolum (castellum) nel testo (dép. Pas-de-Calais); località prossima al mare, 210 Km a NO di Reims

[262] cognomen nel testo

[263] Marocia (Mariuccia) (v.892†d.932), figlia di Teofilatto, fu potente a Roma; sposò Alberico di Spoleto (†924), poi Guido di Tuscia (†930), infine (932) Ugo d’Arles re d’Italia, ma fu imprigionata dal figlio Alberico fino alla morte

[264] Il 7 Ottobre

[265] Forse Ilduino I (av.900†d.948) conte di Montdidier e Rameru

[266] La battaglia avvenne a Destricios (Estresse presso Beaulieu-sur-Dordogne)

[267] Lemovicinus pagus nel testo, provincia storica dell’Aquitania, legata alla sede vescovile di Limoges

[268] Arnoldus (fr. Arnaud/Ernaud), conte di Douai

[269] Adelelmus (cfr anno 921)

[270] Gozpertus, vescovo di Laon (930-932), nepos di Adelelmo

[271] Ansellus, antroponimo non altrimenti attestato nei tssti contemporanei

[272] Duagium (oppidum) nel testo (dép. Nord); località della Francia settentrionale, 140 Km a NO di Reims

[273] aquilonaris nel testo

[274] Karlus Constantinus (v.900†962), conte di Vienne (926-962), figlio illegittimo di Ludovico il Cieco

[275] Lucdowicus Orbus, Ludovico il Cieco (880/3†28.VI.928 Vienne), re di Provenza (887-928), imperatore (901-905)

[276] Turonis nel testo (dép. Indre-et-Loire); sede arcivescovile, sulla Loira, 320 Km a SO di Reims

[277] Martinus (cfr anno 921); la tomba del santo era venerata nella basilica di St-Martin a Tours (distrutta)

[278] Duvagium nel testo

[279] Ruggero II conte di Laon, figlio di Ruggero I (cfr anno 927)

[280] Graeci nel testo

[281] Fraxinidum saltum nel testo, località della costa provenzale (La Garde-Freinet, dép. Var), che i Saraceni a partire dall’891 (e fino al 975) trasformarono in una testa di ponte fortificata dalla quale partivano le loro scorrerie in Provenza, Alpi occidentali e Piemonte

[282] Il 2 Febbraio

[283] sancti Dyonisii et sancti Tedulfi nel testo

[284] Il 6 Febbraio

[285] L’1 Gennaio

[286] Rotbertus (fr. Robert), arcivescovo di Tours (916-931)

[287] Turonensis ecclesia nel testo

[288] Gisleberto di Autun, Dijon e Chalon (cfr anno 924)

[289] Manasses nel testo, Manasse I (†av.920), conte di Dijon, fratello di Gualone vescovo d’Autun e di Ragenardo; sposò Ermengarda, figlia di Bosone re di Provenza e fu padre di Gualone, Gisleberto e Manasse II

[290] Avalonum (castrum) nel testo (dép. Yonne); località della Borgogna, 200 Km a S di Reims

[291] Emma moglie di Rodolfo (cfr anno 923)

[292] Ricardus (fr. Richard) (†v.944), conte di Troyes e forse visconte di Sens, figlio di Guarnero (†925) e di Teutberga, figlia di Teobaldo d’Arles; fratello di Ugo conte di Borgogna e di Manasse, arcivescovo d’Arles e di Milano

[293] Guarnero visconte di Sens (cfr anno 925)

[294] Durofostum (castrum) nel testo (cfr anno 928)

[295] Arnolfo I il Grande conte di Fiandra

[296] Catalaunicum (castrum) nel testo (dép. Marne); sede vescovile della Champagne (provincia Reims), 40 Km a SE

[297] Bovo (fr. Beuve) (†947), Bovone II vescovo di Châlons (913/7-947), fratello di Frederuna moglie di Carlo III

[298] Domincum (castrum) nel testo (dép. Nord, arr. Valenciennes), località situata 125 Km a NO di Reims

[299] L’1 Ottobre

[300] Braina (castrum) nel testo (dép. Aisne, arr. Soissons), località situata 37 Km a O di Reims

[301] Gontardo (†942), arcivescovo di Rouen (919-942)

[302] Michahel; san Michele arcangelo si festeggia il 29 Settembre

[303] Felecan nel testo; capo Normanno

[304] Artoldus (fr. Artaud) (†1.X.961), arcivescovo di Reims (931-961), eletto (XI/XII.931) dopo la deposizione di Ugo di Vermandois, costretto ad abdicare nel 941, e definitivamente ristabilito nel 946

[305] Catalaunensis ep. nel testo

[306] Milo (fr. Milon), vescovo di Châlons (931-932)

[307] Adele, figlia di Roberto I e sorella di Ugo il Grande, sposò Eriberto di Vermandois

[308] Incon nel testo; capo Normanno

[309] Gisleberto d’Autun

[310] Riccardo di Troyes

[311] Airardus (fr. Airard) (†932), vescovo di Noyon (923/4-932)

[312] Noviomensis ep. nel testo

[313] Adelelmo conte di Arras

[314] Hammum (castrum) nel testo (dép. Somme, arr. Péronne); località sita 90 Km a NO di Reims

[315] Ebrardus nel testo, figlio di Ildegaudo di Ponthieu

[316] Erluino conte di Ponthieu (cfr anno 927)

[317] Waltbertus (fr. Gaubert) (†26.XII.936), abate di Corbie (?-932), vescovo di Noyon (932-936)

[318] Corbeiensis abbas nel testo; l’abbazia di Corbie (dép. Somme, arr. Amiens) fu fondata dalla regina Batilde nel 657, la località è sita 130 Km a NO di Reims

[319] Medardus, san Medardo (456†8.VI.545) fu vescovo di Noyon (530-545); l’abbazia di Saint-Médard si trovava a Soissons; ne resta soltanto la cripta di epoca carolingia

[320] Milone vescovo di Châlons (cfr anno 931)

[321] Ragemundus, Raimond-Pons III (†942?), figlio di Raimondo II, conte di Tolosa, duca d’Aquitania nel 936

[322] Ermingaudus (fr. Ermengaud) (†936/943), conte di Rouergue, fratello di Raimondo II conte di Tolosa

[323] Lupus Acinarius Vasco (890†d.932), capo Guascone, appartenente alla famiglia ducale

[324] Ingramnus, Ingramno I (†936), decano di St-Médard, poi vescovo di Laon (932-936)

[325] Giso nel testo, non altrimenti attestato

[326] Amalricus nel testo, non altrimenti attestato

[327] Iohannes, Giovanni XI (910†935) papa (931-935), figlio di papa Sergio III e di Marozia

[328] Albricus, Alberico II (†954) signore di Roma (932-954), figlio di Alberico I di Spoleto e di Marozia

[329] Baioarii nel testo

[330] Saxones nel testo

[331] La battaglia di Riade (presso Merseburg) ebbe luogo il 15 Marzo 933

[332] Bernardus (fr. Bernard), conte di Rethel o di Porcien

[333] Harceiae (castellum) nel testo (dép. Ardennes, arr. Charleville-Mézières); località sita 75 Km a NE di Reims

[334] Porcinsis pagus nel testo, provincia storica della Francia

[335] Willelmus (fr. Guillaume), Guglielmo Lungaspada (v.905†942), figlio di Rollone (cfr anno 927)

[336] Probabilmente i distretti di Avranches e Coutances

[337] Walo (fr. Walon), castellano di Château-Thierry, fedele di Eriberto, nel 933 passò alla regina Emma, ma nel 937 riconsegnò Château-Thierry a Eriberto, che però lo imprigionò; nel 941 era a Sens, di nuovo al servizio di Eriberto

[338] Waldricus (†24.IV.933), vescovo di Auxerre (918-933)

[339] Autisioderensis ep. nel testo; Auxerre è sede vescovile (provincia di Sens), 165 Km a SO di Reims

[340] Wido (fr. Gui) (†6.I.961), vescovo di Auxerre (933-961)

[341] Teutolus (fr. Théotolon) (†28.IV.945), arcivescovo di Tours (932-945)

[342] Hildegarius (fr. Augier), vescovo di Beauvais (933-972/987)

[343] Eude di Vermandois (cfr anno 927)

[344] Treduinus nel testo; antroponimo non altrimenti attestato nelle fonti contemporanee

[345] Rauga (munitio) nel testo (dép. Somme, arr. Montdidier), località sita 100 Km a NO di Reims

[346] Fulbertus (fr. Foubert) (†1.VII.956), vescovo di Cambrai (934-956)

[347] Il 25 Marzo

[348] Hilarius nel testo, probabilmente sat’Ilario (v.315†367) vescovo di Poitiers; chiesa di Reims (scomparsa)

[349] Martis porta nel testo; la porta di Marte è un arco trionfale romano (il più grande esistente) costruito a Reims nel II-III secolo, trasse il nome da un vicino tempio di Marte e sito a E della cattedrale

[350] Paulus nel testo, personaggio non altrimenti attestato

[351] Gisleberto di Lorena ed Eberardo di Franconia (cfr anno 926)

[352] L’1 Ottobre

[353] Flandrae nel testo

[354] Adela di Vermandois

[355] Il 14 Ottobre

[356] Adelmarus nel testo, personaggio non altrimenti attestato

[357] San Martino di Tours (cfr anno 921)

[358] La regola di san Benedetto

[359] Gosfridus, conte di Nevers, vassallo di re Rodolfo, attestato anche in due diplomi regi (del 932 e del 935)

[360] vocabulo nel testo

[361] Viriliacum (castrum) nel testo; località non chiaramente identificata

[362] La Pasqua del 935 cadde il 29 Marzo

[363] Iurensis nel testo

[364] Tarwanensis nel testo; Thérouanne (dép. Pas-de-Calais) era sede vescovile di Fiandra, 200 Km a NO di Reims

[365] Wifredus (fr. Guifroi, ted. Wicfrid), vescovo di Thérouanne (935-959)

[366] Divionum (castrum) nel testo (dép. Côte-d’Or), località della Borgogna, sita 225 Km a S di Reims

[367] Saxonia nel testo

[368] Sancta Macra nel testo (dép. Marne, arr. Reims, cant. Fismes); località situata circa 25 Km a O di Reims

[369] Il 14 o il 15 Gennaio

[370] Senonis nel testo (dép. Yonne); sede arcivescovile, 130 Km a SO di Reims

[371] Columba nel testo; santa Colomba (†274) fu martire a Sens

[372] Alstanus (ingl. Aethelstan) (†27.X.939), primo re di tutta l’Inghilterra (2.VIII.924-939), figlio del re del Wessex Eadweard I l’Anziano (†924) e fratellastro di Edgiva (Eadgifu) e di Eadmund

[373] Ludowicus (fr. Louis), Ludovico IV d’Oltremare (10.IX.921†10.IX.954), re di Francia (936-954), figlio di Carlo III e di Edgiva, figlia di Edoardo I l’Anziano re di Mercia, trascorse l’infanzia in Inghilterra alla corte del nonno e dello zio

[374] Bononia nel testo (dép. Pas-de-Calais, arr. Boulogne-sur-Mer), località costiera, 235 Km a NO di Reims

[375] Rodulfus (fr. Raoul), Rodolfo II (†948), vescovo di Laon (936-948)

[376] Lingones (urbs) nel testo (dép. Haute-Marne); sede vescovile di Borgogna (provincia Lyon), 180 Km a S di Reims

[377] Ugo il Nero

[378] Otho (ted. Otto), Ottone I il Grande (912†7.V.973 Memleben), re di Germania (936-973) e imperatore del S.R.I. (2.II.962), figlio di Enrico I re di Germania e di Matilde di Ringelheim, fratello di Gerberga regina di Francia e di Brunone arcivescovo di Colonia e duca di Lorena, sposò in prime nozze Editha di Wessex e in seconde nozze (951) Adelaide di Borgogna, regina d’Italia, dalla quale ebbe Ottone II

[379] Il 4 Settembre; ci fu un’eclisse di luna nella notte tra il 3 e il 4 Settembre 936

[380] Giovanni XI (cfr anno 933)

[381] Leo, papa Leone VII (3.I.936-13.VII.939); in precedenza era cardinale prete di San Sisto

[382] Alda (v.925†954), figlia di Ugo d’Arles e della sua seconda moglie Alda (Hilda) (†av.932)

[383] Boso (fr. Boson) (v.885†d.936), figlio di Teobaldo d’Arles; conte Avignon (911) e Arles (926), march.Tuscia (931)

[384] Adelelmus (fr. Alléaume), vescovo di Senlis (v.909-936)

[385] Silvanectensium praesul nel testo; Senlis (dép. Oise) era sede vescovile (provincia di Reims), 105 Km a O di Reims

[386] Bernuinus (fr. Bernoin), vescovo di Senlis dal 937; gli successe Contebert (†947)

[387] Crispinus, san Crispino (III sec.) martire con Crispiniano a Soissons, dove gli fu dedicata un’abbazia

[388] Transmarus (Transmar) (†22.III.950), vescovo di Noyon (937-950)

[389] Vedastus nel testo (v.453†540) fu vescovo di Arras; l’abbazia di St-Vaast fu eretta ad Arras nel 667

[390] Eadgifu (cfr anno 926)

[391] Sanctus Basolus nel testo (dép. Marne, arr. Reims, comm. Verzy), abbazia distrutta, 15 Km a SE di Reims

[392] ethnicus nel testo

[393] Bovonis-curtis (villa) nel testo (dép. Marne, arr. Reims, cant. Reims), località sita 15 Km a NO di Reims

[394] Adalgarius (fr. Ogier), personaggio non altrimenti attestato

[395] Orbacense (coenobium) nel testo (dép. Marne, cant. Montmort-Lucy), abbazia benedettina, fondata nel VII secolo, situata circa 40 Km a SO di Reims

[396] Hucbaldus nel testo; personaggio non aaltrimenti attestato

[397] Chonradus (fr. Conrad, ted. Konrad), Corrado il Pacifico (†993), re di Borgogna (Giurana) (937-993), figlio di Rodolfo II re di Borgogna e fratello di Adelaide regina d’Italia e moglie di Ottone I imperatore

[398] Wido (fr. Gui), Guido I vescovo di Soissons (937-966/85), figlio di Folco I d’Anjou

[399] Fulco (fr. Foulques), Folco I il Rosso (†av.942) conte d’Anjou, figlio di Ingelger

[400] Andegavensis nel testo, provincia storica

[401] Montiniacum (castrum) nel testo (dép. Aisne, arr. Soissons, cant. Vic-sur-Aisne), sito 70 Km a O di Reims

[402] Serlus nel testo; personaggio non altrimenti attestato

[403] Tusciacum (villa) nel testo (dép. Meuse, arr. Commercy, com. Vaucouleurs); castello sito 140 Km a SE di Reims

[404] Eadgifu del Wessex (cfr anno 926)

[405] Ruggero II di Laon, conte di Douai (cfr anni 927 e 931)

[406] Corbenacum (castellum) nel testo (dép. Aisne, arr. Laon, cant. Craonne); località sita 30 Km a NO di Reims

[407] Hedwig (922†965), figlia di Enrico I di Germania, terza moglie di Ugo il Grande e madre di Ugo Capeto

[408] Guisum (castrum) nel testo (dép. Pas-de-Calais, arr. Calais); luogo incerto, forse Wissant (dép. Pas-de-Calais)

[409] Arnolfo I conte di Fiandra

[410] Causostis (castrum) nel testo (dép. Marne, arr. Reims, cant. Ay, com. Mareuil), sulla Marna, 23 Km a S di Reims

[411] Wipertus nel testo; personaggio non altrimenti attestato

[412] Raegibertus nel testo; parente (consobrinus) dell’arcivescovo Artaud

[413] Ugo il Nero

[414] Petraepons (castrum) nel testo (dép. Aisne, arr. Laon, cant. Marle); località sita 50 Km a NO di Reims

[415] Odoinus (fr. Ouen); personaggio non altrimenti attestato

[416] Gerardus (fr. Gèrard); personaggio non altrimenti attestato

[417] L’1 Giugno

[418] Erluino conte di Montreuil e Ponthieu

[419] Adelstano era cugino di Arnolfo, la cui madre era Aelfthryth figlia di re Alfredo e sorella di Eadwaerd

[420] Otto di Verdun e Isaac di Cambrai

[421] Theodericus (fr.Thierry, ol. Dirk), Dirk II (†988), conte d’Olanda, marito di Ildegarda, figlia di Arnolfo di Fiandra

[422] Morini nel testo (Fiandre occidentali)

[423] Virdunensis pagus nel testo

[424] La battaglia di Andernach si svolse il 2 ottobre 939

[425] Gerberga (fr. Gerberge) (913/17†5.V.968/9) figlia di Enrico re di Germania, sposò in prime nozze (928/9) Gisleberto duca di Lotaringia e in seconde nozze (939) Ludovico IV re di Francia

[426] La battaglia di Trans (dép. Ille-et-Vilaine, arr. St-Malo, cant. Pleine-Fougères) si svolse il 1 Agosto 939

[427] Hugo Albus, altro appellativo con cui era noto Ugo il Grande

[428] L’importantissimo atto non è più conservato, ma è catalogato nel Recueil des Actes de Louis IV

[429] Châtillon-sur-Marne (cfr anno 949)

[430] Heriveus (fr. Hervé) (†947); nepos (vedi Glossario) dell’arcivescovo omonimo, in quanto figlio di Eude suo fratello

[431] praeceptum immunitatis nel testo; la documentazione di questo atto non ci è pervenuta

[432] Avennacum monasterium nel testo (dép. Marne, arr. Reims, cant. Ay), località situata 20 Km a S di Reims; l’abbazia benedettina di St-Pierre fu rasa al suolo al tempo della Rivoluzione

[433] Campania Remensis nel testo; provincia storica della Francia

[434] Hugo Niger; appellativo che identifica Ugo duca di Borgogna

[435] Willelmus Pictavensis (fr. Guillaume), Guglielmo III Testa di Stoppa (†30.IV.963/4), duca d’Aquitania (935-963/4), figlio di Eble conte di Poitiers e marito di Adele figlia di Rollone; fu padre di Adelaide moglie di Ugo Capeto

[436] Heinricus (ted. Heinrich) (†955), duca di Baviera, figlio di Enrico I e fratello minore di Ottone I

[437] Conradus, Corrado II il Pacifico (†993), re di Borgogna, figlio di Rodolfo II e fratello di Adelaide

[438] A Tours (cfr anno 921)

[439] Culmisciacum (villa) nel testo (dép. Marne, arr. Reims); località sita 16 Km a NO di Reims, F. ne reggeva la chiesa (gestendone i beni), e la cita per episodi minori di saccheggio e violenza anche negli anni 947 e 948

[440] La detenzione di Flodoard si protrasse dal 25 Ottobre 940 al 25 Marzo 941 (LAUER)

[441] Lavenna nel testo (dép. Marne, arr. Reims); località sita 12 Km a NE di Reims

[442] Flothildis (fr. Flothilde) (†940), visionaria; il testo delle Visions de Flothilde (1-20 marzo 940), conservato dal ms. II 151 fol. 27-31 v. della Bibl. Fac. Med. de Montpellier, è riportato in appendice a LAUER, Le règne de Louis IV

[443] Transmarini nel testo

[444] Sanctus Mauricius nel testo; San Maurizio d’Agauno è una località del Vallese (Svizzera francese), sulla via Francigena, sede di un’antichissima abbazia (fondata nel 515)

[445] Gerlandus (fr. Gérland) (†5.VIII.953). arcivescovo di Sens (av.940-953)

[446] Frotmundus (fr. Fromond) (v.914†949), visconte di Sens, vassallo di Ugo il Grande

[447] Ugo il Grande

[448] Walo (fr. Walon), castellano di Château-Thierry (cfr anni 933 e 937)

[449] Crispinus et Crispinianus (cfr anno 937)

[450] Il conte Arnoldo era stato espulso da Douai dagli alleati Lorenesi di Ugo il Grande

[451] Theodericus, san Thierry di Mont-d’Or (†1.VII.533), abate fondatore dell’abbazia in seguito a lui dedicata, sita a Saint-Thierry (dép. Marne, arr. Reims), 7 Km a NO di Reims, distrutta dagli Ungari e restaurata nel 933

[452] La chiesa di Nôtre Dame, cattedrale di Reims

[453] Monsfalconis nel testo; Montfaucon-d’Argonne (dép. Meuse, arr. Verdun), 75 Km a E di Reims

[454] Berengario, vescovo di Verdun (940/1-dep.958/9)

[455] Baldericus (fr. Baudry), san Balderico (VII sec.) fondatore dell’abbazia di Montfaucon nelle Argonne

[456] Gisleberto di Autun e Chalon, figlio di Manasse I conte di Dijon

[457] Arnoldo conte di Douai (cfr anno 930)

[458] Landricus, fratello di Arnoldo di Douai

[459] Vitriacum nel testo (cfr anno 929)

[460] Vindenissa (villa) nel testo (dép. Ardennes, arr. Mézières, cant. Omont), località sita 65 Km a NE di Reims

[461] Lotario (941†986), futuro re di Francia

[462] Guglielmo Lungaspada, duca di Normandia (cfr anno 927)

[463] Stephanus, Stefano VIII (IX) (†942), papa (14.VII.939-X.942); successe a Leone VII (3.I.936-13.VII.939)

[464] Damasus nel testo

[465] Odo (†942), abate di Cluny dal 927 al 942

[466] Fraxinidum nel testo (cfr anno 931)

[467] Trattato di Visé (Veusegus per Dudon), sulla Mosa; la presenza di Ottone il 17 novembre è attestata da un diploma

[468] Iulianus; l’abbazia di san Giuliano di Tours fu fondata nel 575 e dedicata al martire alverniate

[469] Il 16 o 17 Dicembre 942 a Picquigny sulla Somme, presso Amiens

[470] Riccardo I (†996) duca di Normandia (943-996), nato dalla concubina Sprota (?)

[471] Eude (915†d.946), Eriberto (926/8†980/4), Adalberto (931/4†987) e Roberto di Troyes (931/4†d.966), oltre a Ugo

[472] Rodulfus (fr. Raoul) (†943), figlio di Raoul de Gouy, con il nome di Raoul de Cambrai divenne il protagonista di una celebre chanson de geste, pervenutaci in una versione della fine del XII secolo

[473] Rodulfus de Gaugliaco nel testo (cfr anno 925)

[474] Ebroae (castrum) nel testo (dép. Eure); città episcopale della Normandia, 210 Km a O di Reims

[475] Turmodus nel testo; capo Normanno

[476] Setricus nel testo; capo Normanno, di origine scandinava (come attesta Adamo di Brema)

[477] Adalbéron vescovo di Metz (cfr anno 929)

[478] Amblidum nel testo (dép. Ardennes, arr. Rethel, cant. Rethel), località sita 42 Km a NE di Reims

[479] Rotbertus et Rodulfus; su di loro non possediamo ulteriori informazioni

[480] Dodo (fr. Dodon) (†d.949), fratello di Artaud e castellano di Omont; padre (o zio) di Manasse di Rethel

[481] Matilde (943†27.I.992), che sposerà Corrado (†993) re di Borgogna

[482] Oddo nel testo

[483] Regimundus (fr. Raymond); Raimondo-Pons III (†940/4) di Tolosa oppure Raimondo (†960/1), conte di Rouergue, figlio di Ermingaudo citato all’anno 932

[484] Gothi nel testo, abitanti della Gotia (cfr anno 924)

[485] Montiniacum (castrum) nel testo (cfr anno 938)

[486] Ragenoldus (fr. Renaud) (†967), conte di Roucy

[487] Andrea nel testo; personaggio non altrimenti attestato

[488] Herimannus (ted. Hermann) (†10.XII.949), duca di Svevia e fratello di Udo

[489] Rodulfus (fr. Raoul), forse il padre di Richer di Reims, monaco autore degli Historiarum Libri IV (LAUER)

[490] Clastris (munitio) nel testo (dép. Aisne, arr. St-Quentin, cant. St-Simon); località situata 80 Km a NO di Reims

[491] Ragnarius (fr. Règnier), forse Reginaro (III) d’Hainaut, nipote di Gisleberto (cfr anno 951)

[492] Rodulfus (fr. Raoul), menzionato col fratello Reginaro da un diploma di Ottone (1.VI.949) e da Raterio (953)

[493] Aquis nel testo (fr. Aix, ted. Aachen), capitale imperiale (Germania), sita 225 Km a NE di Reims

[494] Manasses, non meglio identificato

[495] Mons Martyrum nel testo, quartiere di Parigi

[496] Berengarius (fr. Bérenger), Juhel II Bérenger (†965/77) conte di Rennes

[497] Alanus (fr. Alain), Alain II Barbetorte (†952), duca di Bretagna

[498] Dolus (civitas) nel testo (dép Ille-et-Vilaine, arr. St-Malo, cant. Dol-de-Bretagne), città e sede vescovile bretone

[499] Guiomarus (?) (†944)

[500] Arcae nel testo (dép. Seine-Maritime, arr. Dieppe, cant. Offranville); oggi Arques-la-Bataille

[501] Baiocae nel testo (dép. Calvados), città e sede vescovile della Normandia, 345 Km a O di Reims

[502] Ebrocenses nel testo

[503] Karolus (fr. Charles) (945†av.953)

[504] ad catezizandum nel testo

[505] Bernardus (fr. Bernard) (cfr anno 923)

[506] Tetbaldus (fr. Thibaud) (†975/7), visconte di Tours, conte di Blois e Chartres

[507] Heribertus (fr. Herbert), Eriberto III il Vecchio (926/8†980/4), conte di Meaux e Troyes, figlio di Eriberto II

[508] La Pasqua del 945 cadde il 6 Aprile

[509] Bernardus (fr. Bernard) conte di Rethel (?), o più probabilmente conte di Beauvais (†d.10.XI.949)

[510] Theodericus (fr. Thiérry) (†d.949), figlio di un fratello di Bernardo di Beauvais

[511] Rainaldo di Roucy

[512] Iohannes nel testo; la festa di san Giovanni è il 24 Giugno

[513] cubitum nel testo; misura romana di lunghezza, pari a 44,45 cm (un piede e mezzo)

[514] Hagroldus nel testo; comandante Normanno di Bayeux

[515] Lotario (926/8†22.XI.950), re d’Italia (947-950), figlio di Ugo d’Arles e marito di Adelaide di Borgogna

[516] Lotario e Carlo

[517] Conradus (ted. Konrad), Corrado il Rosso (v.922†10.VIII.955 Lechfeld), duca di Lorena (944-953), figlio di Werner conte di Worms, sposò Luitgardis figlia di Ottone I imperatore

[518] Hugo (†23.I.947), abate di St-Maximin di Treviri, poi Ugo I vescovo di Liegi (945-947)

[519] Maximinus nel testo, san Massimino (285†346) vescovo di Treviri, dove gli fu dedicata un’importante abbazia

[520] Parisiacensis pagus nel testo

[521] Forse un’epidemia di ergotismo (fuoco di s.Antonio), di cui questa sarebbe la prima attestazione

[522] Edmundus (ingl. Eadmund) (†26.V.946), re d’Inghilterra (939-946), figlio di Eadweard I; fu assassinato

[523] I figli di Eriberto II di Vermandois e di Adele sorella di Ugo

[524] Marinus (†VI.946), papa Marino II (30.X.942-VI.946)

[525] Agapitus (†8.XI.955) papa Agapito II (10.V.946-8.XI.955);

[526] Teobaldo visconte di Tours, conte di Blois e Chartres

[527] Eadgyth, figlia di Eadweard I re del Wessex

[528] Adele, figlia di Eriberto II di Vermandois, sposò Arnolfo I conte di Fiandra

[529] Uddo (ted. Udo), Udo I (†12.XII.949) conte di Wetterau, fratello di Ermanno (†10.XII.949), duca di Svevia; sposò Cunegonda (?) sorella di Eriberto II di Vermandois

[530] Ermanno duca di Svevia (cfr anno 944)

[531] Rotbertus Treverensis (†19.V.956), arcivescovo di Treviri (931-956)

[532] Fredericus Magonciacensis (†25.X.954), arcivescovo di Magonza (937-954)

[533] Gibuinus (fr. Giboin) (†v.998), vescovo di Châlons (947-v.998), figlio di Ugo conte di Dijon e fratello di Riccardo di Dijon e di Ugo conte d’Atuyer

[534] La Pasqua del 947 cadde l’11 Aprile

[535] Tetbaldus (fr. Thibaud), vescovo d’Amiens (947-949, poi di nuovo 972-975, dopo la morte di Ragembaldo)

[536] Rotgarius (†v.957) figlio di Erluino di Ponthieu; signore di Montreuil

[537] Chara nel testo; fiume della Francia nord-orientale, affluente di destra della Mosa, lungo 112 Km

[538] Duodeciacum nel testo (dép. Ardennes, arr. Sedan, cant. Mouzon); località sita 87 Km a NE di Reims

[539] Heriveus nel testo (cfr anno 940)

[540] Châtillon-sur-Marne (cfr anno 949)

[541] Rainaldo di Roucy

[542] Teobaldo di Blois

[543] Goslenus (fr. Josselin, ted. Gauzlin), vescovo di Toul (922-7.IX.962) (cfr anno 922)

[544] Hildebaldus, vescovo di Münster (941/7-967/9)

[545] Israhel Brittonis, vescovo di origine celtica, di sede sconosciuta, morto monaco a St.Maximin di Treviri (d.947)

[546] Bruno (fr. Brunon, ted. Brun) (v.925†11.X.965), abate di Lauresheim(?), poi arcivescovo di Colonia (953-965), figlio di Enrico I e fratello di Ottone I imperatore, che gli affiderà il governo della Lotaringia (953-959)

[547] Agenoldus (fr. Eginold, ted. Einold), abate di Gorze (933-967/973)

[548] Odilo (fr. Odilon, ted. Odilo), abate di Stablo (Stavelot) (937/8-953/4)

[549] Il 13 Gennaio 948

[550] Sanctus Petrus nel testo; chiesa di Mouzon

[551] Cartaginensis nel testo; a Cartagine si tennero numerosi concili, ma qui ci si riferisce soprattutto ai canoni del 419

[552] L’1 Agosto

[553] Marinus, vescovo di Bomarzo (942-958)

[554] Engulenhein nel testo; palazzo imperiale sul Reno, a O di Magonza, fatto costruire da Carlo Magno

[555] Il 7 Giugno

[556] Wicfredus Coloniensis, arcivescovo (924-9.VII.953)

[557] Adaldachus Hammaburgensis, vescovo (937-988)

[558] Hildeboldus Mimegardevurdensis, vescovo (941/7-967/9)

[559] Berengarius Virdunensis, vescovo (940/1-dep.958/9)

[560] Fulbertus Cameracensis, vescovo (934-1.VII.956)

[561] Richoo Warmacensis, vescovo (v.914-949/50)

[562] Reimboldus Spirensis, vescovo (941-949/50)

[563] Poppo Wirtsiburgensis, vescovo (941-961)

[564] Chounradus Constantiacensis, vescovo (934-975)

[565] Odelricus Augustensis, vescovo (923-973)

[566] Thethardus Hildinesheimensis, vescovo (928-954)

[567] Bernardus Alfurtestedensis, vescovo (923/4-968)

[568] Dudo Poderbrunnensis, vescovo (935-959/60)

[569] Lioptacus Ribunensis, vescovo (947/8-?)

[570] Michahel Radisponensis, vescovo (940/4-972)

[571] Doddo Osnebruggensis, vescovo (947-28.X.953)

[572] Everis Mindensis, vescovo (927/32-950)

[573] Baldricus Traiectensis, vescovo (917/8-975)

[574] Heroldus Saltburgensis, vescovo (939/40-958)

[575] Adalbertus Bazsoensis, vescovo (946/8-971)

[576] Starchandus Eistetensis, vescovo (933-966)

[577] Horath Sleoswicensis, vescovo (947/8-971/2)

[578] Wichardus Basiliensis, vescovo

[579] Liesdac Ripuensis, ripetuto nell’elenco per un errore materiale di F.

[580] Teutisca nel testo

[581] Sigiboldus nel testo; personaggio non altrimenti identificato

[582] Sixtus (?), Alexander (105-115), Innocentius (402-417), Zosimus (417-418), Bonefacius (530-532), Caelestinus (422-432), Leo (440-461), Symmachus (498-514); si tratta di una lista di papi

[583] Ottho nel testo; ennesima variante, con Otho, Oddo, Otto

[584] Corrado il Rosso, duca di Lorena

[585] Questa frase indica la presenza personale di F. al sinodo

[586] Ugo stesso invece riuscì a fuggire approfittando della confusione (cfr. Richer, Hist. II, 83)

[587] Mons-acutus nel testo (dép. Aisne, arr. Laon, cant. Sissonne), località sita 35 Km a NO di Reims

[588] Sanctus Vincentius, abbazia nei pressi di Laon; la città era a quel tempo occupata da Teobaldo di Blois

[589] Il nome e le vicende di questa figlia di Ludovico IV (forse morta in tenera età) non sono conosciuti

[590] La cattedrale di Soissons

[591] Rauciacus (munitio) nel testo (dép. Aisne, arr. Laon, cant. Neufchâtel-sur-A.), località sita 20 Km a NO di Reims

[592] Wicfredus Morinensis nel testo (cfr anno 935)

[593] Secondo Richer (Historiae II, 82) il suo nome era Silvestro

[594] Liuddulfus, forse il vescovo di Osnabrück (LAUER)

[595] Tetbaldus (†975), ordinato da Ugo vescovo d’Amiens nel 947 (cfr anno 947)

[596] Ivo (†965/7), ordinato da Ugo vescovo di Senlis nel 948

[597] Adelomus, personaggio non altrimenti identificato

[598] Vuldensis nel testo; importantissima abbazia tedesca, sita in Franconia, 430 Km a NE di Reims

[599] Geruncus, arcivescovo di Bourges (v.920-948)

[600] Ludovico (948†954), figlio di Ludovico IV, morì a cinque anni poco prima del padre

[601] Rorico (fr. Rorgon) (†20.XII.976), vescovo di Laon (949-976), figlio illegittimo di Carlo il Semplice

[602] Ragembaldus (†972), monaco, poi vescovo di Amiens (949-972)

[603] La Pasqua del 949 cadde il 22 Aprile

[604] La Montagna di Laon

[605] Adalbertus (fr. Adalbert) (931/4†987), figlio di Eriberto II, conte di Vermandois

[606] Maroilum (munitio) nel testo; le identificazioni possibili sono Mareuil-sur-Ay (dép. Marne, arr. Reims, cant. Ay) , 22 Km a S di Reims, e Mareuil-le Port (dép. Marne, arr. Épernay, cant. Dormans), 28 Km a SE di Reims

[607] Theodoricus (fr. Thierry), nipote del conte Bernardo (cfr anno 945)

[608] Porticensis nel testo

[609] Caldio nel testo (dép. Ardennes, arr. Rethel, cant. Château-Porcien), località sita 40 Km a N di Reims

[610] Wido Autisioderensis (fr. Gui) (†6.I.961), vescovo d’Auxerre (933-961)

[611] Ansegisus Trecassinus nel testo (cfr anno 925)

[612] La Pasqua del 950 cadde il 7 Aprile, e pertanto l’ottava di Pasqua corrisponde al 14 Aprile 950

[613] Castellio (castrum) nel testo dép. Marne, arr. Reims); località sulla Marna, 26 Km a SO di Reims

[614] Sanctus Petrus nel testo; la maggiore basilica di Roma

[615] Bernardus (fr. Bernard); personaggio non altrimenti identificato

[616] Colnacum nel testo (dép. Aisne, arr. Laon); località sita 70 Km a NO di Reims

[617] Arna nel testo; breve fiume della Champagne, si getta nella Suippe, affluente di sinistra dell’Aisne, a E di Reims

[618] Pidum nel testo; breve fiume della Champagne, si getta nella Suippe, affluente di sinistra dell’Aisne; il villaggio di Sainte-Marie-à-Py (dép. Marne, arr. Châlons, cant. Suippes) è sito 35 Km a E di Reims

[619] Rodulfus (fr. Raoul) (†9.I.952), vescovo di Noyon (950-952)

[620] Wenedi nel testo; etnonimo indicante una popolazione slava dell’Europa centro-orientale, sinonimo di Sorabi

[621] Proadem nel testo; solo F. parla dell’assedio di Praga, mentre Witichindo cita l’assedio di Nimburg, a E di Praga

[622] Braina (munitio) nel testo (cfr anno 931)

[623] Berengarius, Berengario II d’Ivrea (v.900†966), re d’Italia (950-961), figlio di Adalberto e di Gisela di Berengario I

[624] Lotharius (926/8†22.XI.950), re d’Italia (947-950), figlio di Ugo d’Arles, sposò Adelaide di Rodolfo II di Borgogna dalla quale ebbe Emma, futura moglie di Lotario re di Francia

[625] Stephanus (fr. Étienne), Stefano II vescovo di Clermont (943-984?)

[626] Letaldus (fr. Liétaud) (†961), conte di Mâcon

[627] Fredericus (†978), figlio di Wigeric e Cunegonda, conte di Bar, poi duca di Lorena, sposò Beatrice di Ugo il G.

[628] Beatrice (†d.987)

[629] Fanis nel testo (dép. Meuse, arr. Bar-le-Duc), località della Lorena, sita 95 Km a SE di Reims

[630] La Pasqua del 951 cadde il 30 Marzo

[631] Raginerius (fr. Regnier, ted. Reginar), Reginaro III (†d.958), conte di Hainaut, figlio di Reginaro II conte di H.

[632] nolle prohibere nel testo

[633] Brena nel testo (dép. Aube, arr. Bar-sur-Aube), località situata 100 Km a SEdi Reims, sulla via Francigena

[634] Gotbertus (fr. Joubert), fratello di Angilberto di Brienne

[635] Angilbertus (fr. Angebert/Engelbert) (v.900†v.968/9), conte di Brienne

[636] Ruggero di Montreuil (cfr anno 947)

[637] Forse St-Valery-sur-Somme (LAUER)

[638] Ottogeba (ingl. Eadgifu) (cfr anno 926)

[639] Eriberto III il Vecchio di Vermandois

[640] Atoniaca fiscus nel testo (cfr anno 923)

[641] Longobardi nel testo

[642] Adelaide (931†17.XII.999), figlia di Rodolfo II di Borgogna e sorella di Corrado, sposò (947) Lotario (†950), re d’Italia, da cui ebbe Emma regina di Francia, e in seconde nozze (951) Ottone I il Grande, da cui ebbe Ottone II

[643] Corrado il Rosso di Lorena

[644] La Pasqua del 952 cadde il 18 Aprile

[645] Rotbertus (fr. Robert) (†d.966), conte di Meaux e Troyes, figlio di Eriberto II e fratello di Eriberto III

[646] Mons-Felicis nel testo; castello e villaggio oggi scomparsi (dép. Marne, arr. Épernay, cant. Avize, com. Chavot), situati 30 Km a S di Reims

[647] Mareuil

[648] Victuriacum nel testo (cfr anno 929)

[649] Walterius, personaggio non chiaramente identificato, forse figlio di Waleran conte di Vexin, Amiens e Valois

[650] Pontigo nel testo (dép. Marne, arr. Vitry-le-François, cant. Thiéblemont), sede di un palazzo reale carolingio, oggi del tutto scomparso, 75 Km a SE di Reims

[651] Odalricus, personaggio non altrimenti identificato

[652] Hincmarus et Rotmarus, su questi abati di Saint-Basle non risultano ulteriori informazioni

[653] La Quaresima del 953 andò dal 16 Febbraio al 27 marzo; la domenica di mezza quaresima è la quarta (13 Marzo)

[654] Liudulfus (ted. Liudolf) (930/1†6.IX.957 Pombia), figlio di Ottone I e di Eadgyth, fu duca di Svevia (949/50-954); dopo la ribellione del 953 si riconciliò col padre ma perse il ducato; fu inviato in Italia nel 957 e vi morì per una febbre

[655] Enrico, figlio primogenito di Ottone I e Adelaide di Borgogna, morto in tenera età

[656] Mogontia (urbs) nel testo; città arcivescovile della Germania , sul Reno, 315 Km a E di Reims

[657] Karolus (fr. Charles) (953†d.991), duca di Lorena, competitore di Ugo Capeto per il regno di Francia

[658] Heinricus (fr. Henri), morto infante

[659] Sanctus Theodericus nel testo; l’abbazia di Saint-Thierry (cfr anno 941)

[660] Baioaria nel testo; ducato e regione storica della Germania

[661] Agenoldo, abate di Gorze (cfr anno 947)

[662] Il 9 luglio

[663] pontifex nel testo

[664] Ludowicus nel testo (cfr anno 948)

[665] Fulcharius (†955), monaco a St-Medard, poi vescovo di Noyon (954-955)

[666] La stessa notizia è già riportata da F. all’anno 951.

[667] Lotharius (fr. Lothaire), Lotario IV (941†2.III.986), re di Francia (954-986), figlio di Ludovico IV e di Gerberga, sposò (966) Emma (948/950†2.XI.d.988), figlia di Lotario re d’Italia e di Adelaide di Borgogna, da cui ebbe i figli Ludovico V re ed Eude (†13.XI av.986) canonico a Reims

[668] Eriberto III di Vermandois e Roberto di Troyes

[669] Alberico morì il 31 Agosto 954

[670] Octavianus (†14.V.964),; figlio di Alberico signore di Roma, per primo assumendo il pontificato nel 955 alla morte di Agapito II cambiò il proprio nome diventando papa Giovanni XII (16.XII.955-dep. 4.XI.963)

[671] L’8 Novembre 955, per cui F. dovette completare la stesura dell’anno 954 al termine dell’anno successivo

[672] La Pasqua del 955 cadde il 15 Aprile

[673] Guglielmo III duca d’Aquitania

[674] Sancta Radegundis nel testo; santa Radegonda morì il 13.VIII.587 a Poitiers; la chiesa è nei pressi di Poitiers

[675] Burislaus, Boleslav I principe di Boemia (929/935-967/973);

[676] Corrado il Rosso di Lorena

[677] Battaglia di Lechfeld, presso Augusta (10.VIII.955)

[678] Hadulfus (†25.VI.977), vescovo di Noyon (955-977)

[679] Colonia nel testo; città arcivescovile della Germania, sul Reno, 280 Km a NE di Reims

[680] La Pasqua del 956 cadde il 6 Aprile

[681] Baldericus; vescovo di Liegi (?); ma secondo altre fonti Balderico fu vescovo di Liegi dal 956 e morì il 29.VII.959

[682] Charum nel testo (cfr anno 947)

[683] Ursio, personaggio non altrimenti attestato

[684] Probabilmente i futuri Reginaro IV (†1013) di Hainaut e Lamberto (†1015) di Lovanio

[685] La versione di Richer di questi avvenimenti (Historiae, III, 7-10) è molto differente, ed è forse in questo caso più attendibile in quanto in essi avrebbe giocato un ruole importante Rodolfo, padre dello stesso Richer

[686] Il 16 o 17 giugno

[687] Haynricus (ted. Heinrich) (†3.VII.964), Enrico I arcivescovo di Treviri (956-964), figlio di Enrico di Babenberg

[688] Berengarius, vescovo di Cambrai (956-958), nipote di Bovone II di Châlons

[689] Withardus, personaggio non altrimenti attestato

[690] Bruno, arcivescovo di Colonia e duca di Lorena (cfr anno 947)

[691] Reginaro III d’Hainaut

[692] Balduinus (†962), Baldovino III di Fiandra, figlio di Arnolfo I; premorì al padre

[693] Hedwig di Sassonia, figlia di Enrico I e moglie di Ugo il Grande

[694] Il 6 Settembre 957 a Pombia, nei pressi di Novara, per una febbre improvvisa

[695] Sanctus Albanus; sant’Albano (†406) fu martire a Magonza, dove gli fu intitolata l’abbazia fondata da Carlomagno

[696] Harduinus, personaggio non altrimenti attestato

[697] Teobaldo di Blois

[698] Fara (munitio) nel testo (dép. Aisne, arr. Laon); località sita 65 Km a NO di Reims

[699] Re Lotario e i figli di Ugo il Grande (Ugo, Otto ed Enrico)

[700] La Pasqua del 959 cadde il 3 Aprile

[701] Immo, personaggio non altrimenti attestato

[702] Federico, conte di Bar e duca di Lorena (cfr anno 951)

[703] Calistus, san Callisto I martire (v.155†222), papa dal 217 al 222; le sue spoglie furono in seguito traslate a Reims

[704] Nicasius; san Nicasio (†407), decimo vescovo di Reims, fu martirizzato dai Vandali insieme alla sorella Eutropia

[705] Eutropia; sant’Eutropia (†407), martire col fratello Nicasio

[706] Divio (castrum) nel testo (cfr anno 935)

[707] Trecae (civitas) nel testo (cfr anno 925)

[708] Manasses, figlio (o nipote) di Dodone fratello di Artaud, divenne (prima del 960) conte di Omont (Rethel); attestato in carte del 972 e 974 e in una lettera di Gerbert del 988; era al servizio di Arnolfo arcivescovo di Reims nel 989

[709] Lantbertus (†1015), figlio di Reginaro III, fu conte di Lovanio

[710] Richardus (fr. Richard), Riccardo I duca di Normandia (943-996)

[711] Emma (940/5†d.968)

[712] Transsequanus nel testo

[713] Odelricus (fr. Odelric); sul conto suo e di suo figlio non si sa molto (ma si veda anche Richer, III, 11-12)

[714] Otto (fr. Otton) (v.945†23.II.965), duca di Borgogna (960-965), figlio di Ugo il Grande e di Hedwig, sposò (955) Lietgardis figlia di Gisleberto conte d’Autun e Châlon

[715] Hugo (fr. Hugues), Ugo Capeto (v.940†24.X.996), duca di Francia (960), re di Francia (987-996), figlio di Ugo il Grande e di Hedwig di Sassonia, sposò (v.970) Adelaide d’Aquitania

[716] Pictavensis pagus nel testo

[717] consobrini nel testo; Ugo Capeto e Otto erano cugini primi di re Lotario, poiché le loro madri erano sorelle

[718] Rotbertus (†av.981), conte di Namur, figlio di Berengario di Lomme e di una figlia di Reginaro I d’Hainaut

[719] Namuurum (castrum) nel testo; località del Belgio, alla confluenza tra Mosa e Sambre, 145 Km a NE di Reims

[720] Wido praesul Autisioderensis; (cfr anno 933)

[721] Otto di Borgogna

[722] La Pasqua del 961 cadde il 7 Aprile

[723] Hugo (fr. Hugues) [†25.VIII.961], figlio di Ruggero II (†942) conte di Laon; doveva quindi avere almeno vent’anni

[724] Il 30 Settembre

[725] Ugo di Vermandois

[726] Il 2 Febbraio 962

[727] Meldensis pagus nel testo; Meaux (dép. Seine-et-Marne) era sede vescovile, sita sulla Marna, 90 Km a SO di Reims

[728] Forse a Isle-sur-Marne (LAUER)

[729] Archembaud (†29.VIII.967), arcivescovo di Sens (958-967)

[730] All’epoca Giovanni XII

[731] L’8 Settembre

[732] Harbertus, personaggio non altrimenti identificato

[733] Forse Arnolfo, conte di Boulogne; figlio di Adalolfo, conte di Boulogne e Ternois, fratello di Arnolfo I

[734] Tetbaldus, personaggio non altrimenti identificato

[735] Vulfaldus (†967), abate di Fleury, poi vescovo di Chartres (962-967)

[736] Sanctus Benedictus; l’abbazia di Fleury, sulla Loira, 215 Km a SE di Reims, conserva dal 660 le spoglie del santo

[737] Carnotensis urbs nel testo (dép. Eure-et-Loir); sede vescovile (provincia di Sens), 205 Km a SO di Reims

[738] Iohannes, Giovanni XII

[739] La forma verbale sembrerebbe indicare un ruolo attivo dei canonici di Reims nell’elezione arcivescovile

[740] Odelricus (fr. Oudri) (†6.XI.969), canonico di Metz, poi arcivescovo di Reims (962-969)

[741] Hugo (fr. Hugues), conte lorenese, di nobile famiglia che pretendeva discendere da Arnolfo di Metz

[742] Wicfredus (ted.Wicfrid) [†30/31.VIII.984], vescovo di Verdun (959-984), nipote di Wicfridi di Colonia

[743] Flodoardus nel testo

[744] nundinae nel testo: letteralmente “relativo al nono giorno”; il riferimento può essere letto come una delle prime attestazione di quella che diverrà poi una delle più importanti fiere della Champagne

[745] L’1 Febbraio

[746] Teobaldo di Blois

[747] Sparnacum (villa) nel testo (cfr anno 922)

[748] Il 23 Febbraio

[749] Oddo (†1002), Eude-Enrico, figlio di Ugo l’Abate, monaco, poi duca di Borgogna (965-1002)

[750] Il 27 Marzo

[751] Il futuro Carlo di Lorena

[752] Octavianus, Giovanni XII, deposto da Ottone il 4.XI.963 e da lui sostituito il 6.XII con Leone VIII (†1.III.965)

[753] Iohannes (†6.IX.972), vescovo di Narni, poi papa Giovanni XIII (1.X.965-6.IX.972); in realtà egli divenne papa soltanto dopo la morte di Giovanni XII (†14.V.964), del suo antagonista Leone VIII (†1.III.965) e dell’antagonista di quest’ultimo, Benedetto V (†4.VII.965); qui forse F. si riferisce piuttosto a Leone VIII

[754] Febbraio 964

[755] Il 14 Maggio 964

[756] Benedictus ((†4.VII.965), papa Benedetto V (22.V.964-4.VII.965), eletto dai Romani in opposizione a Leone VIII, il papa imposto dall’imperatore Ottone, fu da questi deposto il 23.VI.964 e deportato in Germania dove morì

[757] scriniarius nel testo

[758] Qui, come sopra, F. sembra piuttosto riferirsi a Leone VIII

[759] Emma (†1/2.XI.d.988), regina di Francia, era figlia di Lotario re d’Italia e di Adelaide di Borgogna