Lo spazio nel quale si colloca il discorso dello storiografo
non è soltanto uno spazio fisico (la Gallia, nel caso di Richer) ma è
anche, e forse soprattutto, uno spazio percettivo, i cui confini non sono
chiaramente delimitati da frontiere, e nel quale esistono direzioni
privilegiate, e distanze non quantificabili con gli strumenti della topografia.
Come stimare il raggio di questo spazio percettivo (in
Richer o in qualunque altro autore)? Un primo semplice indicatore può essere
dato dalla distribuzione dei riferimenti geografici. [1]
Nel caso di Richer il numero totale degli etnonimi e
toponimi distinti è circa 230 (più una ventina di nomi di chiese), con un
numero complessivo di citazioni pari a circa 1300. In quest’ambito, e con
qualche piccola e inevitabile arbitrarietà nella classificazione, abbiamo
contato 143 nomi di località (urbs, civitas, castrum, oppidum, palatium,
abbatia, monasterium), cui corrispondono
621 citazioni, 19 nomi di fiumi (con 74 citazioni), 25 nomi di regioni o
territori (regio, pagus, terra, ager) (con 298 citazioni), 27 nomi di
popoli (con 262 citazioni). La restante quarantina di citazioni corrisponde ai
nomi di monti, mari e continenti che compaiono nell’introduzione geografica
[I.1-2].
Esiste poi un centro naturale di percezione, che può quasi
sempre essere identificato mediante l’addensarsi dei riferimenti geografici, e
che in Richer è ovviamente la città di Reims (citata ben 113 volte). Possiamo
quindi ordinare i riferimenti geografici, oltre che secondo la loro frequenza,
sulla base della loro distanza da Reims. Scopriamo allora che il 50% delle
citazioni di località si trova entro un raggio di 105 Km da Reims, mentre i 2/3
si trovano entro un raggio di 200 Km.
Un’analisi tecnicamente più sofisticata, che permette di
includere anche gli altri riferimenti geografici, porta comunque a definire un
raggio di percezione valutabile intorno ai 200 Km (che si ridurrebbero a poco
più di 150 Km se escludessimo dal calcolo il nutrito gruppo dei richiami alla
città di Roma, che non sono certo riconducibili a una particolare attenzione da
parte di Richer per tutto ciò che avveniva nell’ampio spazio geografico
compreso tra Reims e la sede del Papato. È interessante notare che lo stesso
esercizio può essere ripetuto sul quasi coevo testo di Flodoard, ottenendo valori simili ma sistematicamente
inferiori di una ventina di Km. Notiamo poi che le più significative differenze
tra i due testi sono quasi tutte riconducibili all’insistente attenzione del
monaco di Saint-Remi verso la regione di Liegi, e confermiamo la nostra
interpretazione di questo indizio come possibile spia dell’origine geografica
della famiglia di Richer
I valori succitati ci offrono una misura quantitativa, e
anche abbastanza accurata, dello spazio percettivo di Richer, e ci mostrano
chiaramente che la sua Gallia è in realtà poco più ampia della provincia
ecclesiastica di Reims. Questo spazio ha a sua volta due direzioni privilegiate
(tecnicamente gli assi principali della distribuzione delle citazioni), che
sono approssimativamente perpendicolari tra loro, e naturalmente si incrociano
a Reims. Uno degli assi corrisponde a una direttrice NE-SO che va da Liegi a
Chartres e rappresenta in qualche modo anche il percorso esistenziale di
Richer. Il secondo asse invece, sulla direttrice NO-SE, coincide
sostanzialmente con la tratta francese della via Francigena, dal Passo
di Calais alle Alpi Pennine (Passo del Gran San Bernardo), con un ovvio
prolungamento verso Pavia e Roma.
Proprio all’epoca di Richer (e più precisamente a una data
compresa tra il 990 e il 994) risale la
prima testimonianza documentaria della Francigena, ovvero l’itinerario
di Sigeric arcivescovo di Canterbury.[2] E
dall’analisi del testo di Sigeric possiamo ricavare un altro dato interessante:
la lunghezza tipica di una tappa giornaliera lungo la Francigena è di
circa 27 Km, se lo si calcola nel tratto tra il Giura e il passo di Calais, che
comprende 22 stationes, di cui 13 a sud di Reims. Ciò significa che,
tradotto in giornate di cammino, lo spazio percettivo di Richer corrisponde
all’incirca a una settimana. Possiamo rileggere in questa chiave il famoso
viaggio a Chartres [IV.50], notando che la distanza Reims-Chartres è di circa
200 Km, e quindi si tratta di un viaggio ai confini dello spazio percettivo,
almeno sulla base di ciò che il testo ci lascia intendere sul suo autore.