LA FORMALDEIDE

 

1. Il principe Formaldo sedeva assorto davanti al televisore appena spento nella sala del trono dell'avito castello di Cerebrol. Meditava su una frase appena intesa  nel corso del suo programma preferito di cartoni animati. Quale poi fosse questa frase non ha nei fatti nessuna importanza, ma ciò non ci impedirà di riparlarne a tempo debito.

Il principe Formaldo Ennesimo di Cerebrol era l'ultimo discendente vivente di una delle più antiche e nobili stirpi di Kakania. Era, la sua, una schiatta di guerrieri, che aveva dato nel corso dei secoli folta ed eletta schiera di condottieri al glorioso esercito kakanico. Memorabile tra tutti il principe Arialdo di Cerebrol, che al tempo delle guerre di successione aveva capitanato i suoi fidi nella leggendaria Carica dei Cerebrolesi alla battaglia di Sebastava conclusasi, anche grazie all'eroismo suicida di quei prodi, con la totale sconfitta delle truppe di Kakania.

Formaldo era figlio postumo, nato "in articulo mortis" il trecentesimo giorno dopo la prematura scomparsa del padre, principe Benzaldo di Cerebrol. Mai nessuna ombra tuttavia aveva sfiorato la legittimità di quella nascita tardiva, giacché l'ineffabile sembianza della Principessa rendeva certi i fedeli Cerebrolesi che neppure il più perverso degli uomini, ove dotato della luce degli occhi, avrebbe osato profanare il talamo principesco. E a quel tempo non v'erano ciechi in paese. La più comune e popolare spiegazione del mistero era invece che l'intempestivo concepimento di Formaldo andasse attribuito a una singolare manifestazione di dolore coniugale durante la veglia funebre del Principe, usualmente non più incline di chicchessia a giacersi con la principesca consorte, ma in quella speciale circostanza più simpatetico proprio a causa dell'accidentale strangolamento che ne aveva causato la precoce fine.

Nell'aspetto il principe Formaldo, nel fiore dei suoi vent'anni, riprendeva i tratti più caratteristici della casata, facilmente riconoscibili nella galleria dei ritratti di famiglia: occhi spaziosi e fronte acuta, naso sfuggente e mento aquilino, torace piatto e ventre possente.

Ma altrettanto vivamente si ripetevano in lui le prerogative di carattere dei signori di Cerebrol, che sempre univano un coraggio fisico non privo di elementare incoscienza a un orgoglio singolarmente sproporzionato ai meriti, mentre un'assai misurata intelligenza li proteggeva da fatali comprensioni e una rigorosa apatia morale li teneva lontani sia dall'atroce rischio del dubbio che dalla sgradevole esigenza di comportarsi in conformità a un principio.

 

Circonda il castello di Cerebrol la dolce contrada che porta lo stesso nome, un'ampia vallata ai piedi delle alte montagne che segnano l'estremo limite meridionale di Kakania. Principale risorsa dei Cerebrolesi è l'allevamento del turista. All'inizio della stagione i turisti vengono spinti a pascolare nei campi concimati da sporadiche vacche, nei boschi, sui sentieri, nelle forre, sull'erte e sui declivi, sulle rive rocciose dei gelidi laghetti alpestri; issati a mezzo di funi e teleferiche sulle vette più impervie, esposti alla furia del vento e dell'improvviso temporale, smarriti negli anfratti, rotolati nei canaloni, precipitati dai dirupi; ogni terreno è adatto per la facile mandria che  si raccoglie poi quotidianamente, al volgere della sera, quando al termine delle fatiche dei campi essa si volge alle non frugali mense dei Cerebrolesi, che imbandiscono cibo al loro cibo con la stessa sagace solerzia degli allevatori di maiali.

Oltre le montagne vertiginose, oltre i valichi di cui ardua è l'ascesa, si apre, all'occhio incantato dei viaggiatori e alla marcia impetuosa degli eserciti di conquista, l'agevole cammino verso la fertile Terra dei Cachi, o Caconia, che tanta messe di turisti fornisce agli alacri Cerebrolesi.

 

Al termine della centoventicinquesima puntata della serie "Capitan Tutteamé" , mentre il Capitano elimina definitivamente per la centoventicinquesima volta l'arcinemico Brotstranz facendolo cadere in un tritacarne industriale dopo averlo abilmente attirato in una fabbrica di mortadella, il maestro Zen Kenesai che accompagna Tutteamé nelle sue avventure enuncia a mo' di epitaffio la  frase "Sventurata la terra che ha bisogno di eroi".

 

Il principe Formaldo fu particolarmente colpito da quest'affermazione, e dopo averci ragionato a lungo convocò nella sala del trono il suo maestro e consigliere Vollsprach.

Il Consigliere Vollsprach era per Formaldo poco meno e molto più di un padre. Scelto dalla Principessa vedova per l'arduo compito di crescere ed educare il principino orfano, nei lunghi anni di costante familiarità e di affettuoso insegnamento aveva tentato di trasmettergli i rudimenti della propria cultura storico-giuridica, ma soprattutto aveva cercato di instillargli i principî di realismo e di buongoverno che egli riteneva dovessero essere parte della formazione del giovane, chiamato dal sangue e dalla sorte a reggere i destini del microscopico Paese.

Il Principato di Cerebrol infatti, pur avendo legato da tempo immemorabile le sue sorti all'Impero di Kakania, risulta essere per un accidente della Storia uno Stato perfettamente indipendente sul piano del diritto internazionale. Invero quando nel Trattato di Cloroformio il futuro Primo Console tracciò con un colpo di baionetta (come scrissero i suoi detrattori) il confine tra Kakania e Caconia, volle che il limite tra i due paesi passasse per la vetta del Monte Bitoch. Nel prendere questa decisione, il geniale condottiero trascurò tuttavia di specificare se si dovesse intendere il Bitoch Settentrionale o il Bitoch Meridionale. Al momento della ratifica dei trattati, nella versione kakanica l'abile Conte Messerschmidt precisò "Bitoch Settentrionale", mentre nella traduzione caconica un ignoto funzionario (si dice ispirato dal futuro Papa Della Ghenga, allora Segretario di Stato) trascrisse "Bitoch Meridionale". E poiché i trattati sono pezzi di carta, questa inconsistente decisione assunse forza di legge immutabile in entrambi i Paesi, che per diversi ma convergenti motivi adorano tutto ciò che sta scritto su un pezzo di carta, i primi per il piacere di adeguarvisi e i secondi per il piacere di trasgredirlo. Da quel giorno Cerebrol è indipendente e batte francobolli propri per la gioia dei collezionisti e delle casse principesche. Vi hanno sede società talmente fittizie che perfino i loro amministratori delegati ne ignorano l'esistenza, e la Marina Mercantile di Cerebrol è la quinta del mondo, anche se il Principato dista più di trecento miglia cerebrolesi dal mare. Sulla strada principale del villaggio, Vicolo Stretto, si aprono gli sportelli di quattrocentocinquantatre banche di ogni nazione, e per motivi di spazio spesso uno stesso sportello serve sei o ventiquattro di questi istituti, tutti quelli i cui nomi si ottengono mediante permutazioni dello stesso insieme di parole. Ciò produce anche una straordinaria semplificazione nell'inoltro della corrispondenza e nella tenuta dei libri contabili, del resto soggetti alla normativa più liberale dell'intero emisfero. I Cerebrolesi non pagano tasse, acquistano liberamente armi, oppiacei e cioccolato e ricevono via cavo, etere o satellite più di ottocento canali televisivi, di cui nessuno pornografico per espressa volontà della Principessa Madre. Un'atavica distrazione ha fatto sì che nessuno nel corso di due secoli si prendesse la briga di scrivere una costituzione, e pertanto Cerebrol si trova ad essere una monarchia assoluta ereditaria, nella quale la volontà di ogni Principe (e soprattutto quella di sua madre) assume di volta in volta forza di legge.

 

La domanda che Formaldo pose a Vollsprach fu in sintesi la seguente: "Se deve dirsi sfortunata la terra che ha bisogno di eroi, se ne può allora dedurre che un Paese felice non ha bisogno di eroi?"

Vollsprach allargò le braccia:

"Mio Signore - disse - ma queste sono proprio le prime righe del corso di logica "ad usum Delphini" cui foste esposto, sotto la mia modesta guida, all'età di quattordici anni".

"Caro Vollsprach, l'unico corso all'uso dei delfini che ricordo è quello di nuoto, ma se mi dite che il mio ragionamento è corretto mi date un grande dolore e una grande gioia."

"E perché, di grazia?"

"Grande dolore, perché Cerebrol è di certo un Paese felice, e pertanto non ha alcun bisogno di eroi, ma grande gioia perché la Caconia, il nostro grande vicino,  è altrettanto sicuramente un Paese molto infelice, a quanto ci è dato di vedere, e quindi ne ha uno straordinario bisogno."

Il consigliere Vollsprach si mise le mani nei radi capelli. "Paralogismo, paralogismo!" disse con voce alterata dalla delusione: "Se Socrate è un animale, ciò non significa che ogni animale sia  Socrate!" Poi presto si rese conto che, al di là dello svarione logico, il ragionamento di Formaldo aveva implicazioni ben più profonde, e a quel punto fu tentato di strapparseli, i radi capelli.

"Ma, figliolo mio, non vorrete con questo dire...."

"È esattamente ciò che intendo dire, diletto maestro.  La Caconia ha bisogno di me."