2. Discussero, e discussero, e discussero. Vollsprach s'appellò dapprima alla logica, poi al buonsenso, e infine agli affetti, provò a blandire e a spaventare, e da ultimo vista l'inutilità di ogni sforzo si risolse ad usare l'argomento più terribile, minacciando di rivolgersi alla Principessa Madre. Fino a quel giorno la minaccia, usata con estrema parsimonia, aveva sempre sortito l'effetto desiderato. Ma questa volta Formaldo sembrava guidato da una forza interiore che lo spingeva a superare ogni remora. Guardò Vollsprach con aria di sfida e disse: "Fatelo pure, così vedremo finalmente chi è il vero Principe di questo Paese"

 

Nella trentasettesima puntata di "Capitan Tutteamé" la vecchia e obesa madre del Capitano viene rapita nel sonno con un'autogru da Brotstranz che ignora che l'anziana signora è campionessa di sumo. Al risveglio la dama, parecchio irritata, ha una violenta colluttazione con il malvagio, che viene salvato "in extremis" dal Capitano, a sua volta seccato dall'eventualità di perdere l'esclusiva dell'eliminazione di Brotstranz .

La madre del Capitano maledice aspramente il figlio mentre gli torce un braccio dietro la schiena, ma udendo le urla di dolore di Tutteamé turbata e commossa lo lascia andare, dimenticando per l'emozione che il Capitano è sospeso nel vuoto. Il Maestro Kenesai, che è anche il preparatore atletico della donna, commenta saggiamente:   "I figli so' ppiezz' 'e core".

 

Lo scambio di opinioni tra il Principe e sua Madre fu memorabile. Narrano le cronache cerebrolesi che un falcone baffuto (l'animale araldico di Cerebrol, del quale rari esemplari ancora talvolta sorvolano la valle scendendo in picchiata dalle alte cime) mentre passava ad alta quota sopra il castello fosse investito dall'onda d'urto causata da un urlo della Principessa e precipitasse stecchito nel cortile del palazzo.

Al di là dell'evidente esagerazione (i falconi baffuti passano a volo radente, e non in alta quota!), è certo che nella prima fase del dibattito ci volle tutta l'abilità diplomatica di Vollsprach per impedire che i contendenti passassero alle vie di fatto.

Tuttavia dopo parecchie ore, e parecchi bicchierini di grappa di myosotis (specialità cerebrolese) l'umore della Principessa finì col virare, dapprima impercettibilmente, poi in una specie di crescendo rossiniano, verso uno slancio materno-patriottico. Rendendosi improvvisamente e tardivamente conto che il figlio non era più un bambino da far badare alla balia, la Principessa decise in quattro e quattr'otto che il giovane che le stava di fronte era dunque un adulto maturo, anzi un uomo nel pieno della sua virilità, e che il suo dovere di madre di un sovrano era quello di incoraggiarne gli aneliti all'eroismo e le legittime ambizioni che avrebbero portato nuovo lustro alla Casata e al Paese. Pose quindi fine a ogni discussione con un maschio abbraccio a Formaldo e con un'invettiva contro la codardia di Vollsprach, che nemmeno la grappa di myosotis aveva convinto dell'opportunità di lanciarsi in un'impresa dai contorni così indefiniti e dalle prospettive così incerte.

 

Fu comunque compito di Vollsprach gestire i preparativi per la partenza. L'unico risultato positivo della sua paziente opera di persuasione fu la rinuncia di Formaldo a una spedizione militare in piena regola, nello stile dei suoi antenati. Del resto Vollsprach, come chiunque, sapeva benissimo (ma non avrebbe mai osato fare uso di questo argomento) che Cerebrol era completamente privo di esercito, mentre le forze di Polizia assommavano in tutto a dodici uomini, di cui più della metà ultracinquantenni e addetti ai servizi sedentari.

Il Consigliere convinse il Principe che nell'età contemporanea le azioni armate possono riuscire soltanto se i rapporti sono tali da garantire che la vittoria preceda l'inizio delle ostilità altrimenti, se si dà alla stampa il tempo di impadronirsi dell'evento, essa trasforma anche la meglio organizzata delle offensive in un colossale flop d'immagine.

Una spedizione in Caconia poi, anche se probabilmente non avrebbe incontrato significativa resistenza armata, sarebbe stata pressoché sicuramente paralizzata dal traffico, che in Caconia nemmeno un'invasione di extraterrestri, non parliamo poi di Cerebrolesi, avrebbe interrotto.

 

Nel quarantottesimo episodio della serie, Brotstranz approfitta della distrazione causata dalla finale dei Mondiali di Calcio per rubare i principali monumenti della Capitale. Ma Tutteamé, che gioca come portiere della Nazionale, segna al 90º su rimessa il goal della vittoria, con un tiro imparabile da porta a porta. La popolazione scende quindi in massa a festeggiare per le strade con ogni mezzo meccanico, impedendo la fuga di Brotstranz, che si vede costretto ad abbandonare l'Altare della Patria ai bordi del Grande Raccordo Anulare. Il saggio Kenesai , che arbitrava la partita, commenta: "L'importante non è vincere, l'importante è partecipare."

 

In compenso restava intatta la più che centenaria tradizione della Scuola di Cavalleria di Cerebrol, nella quale tutti i giovani di buona famiglia del villaggio imparavano fin dalla più tenera età a cavalcare i celebri cavallini nani di Cerebrol, animali delle dimensioni di un mulo ma straordinariamente più cocciuti. Si diceva che soltanto veri cerebrolesi da almeno sette generazioni potessero aver incorporato nel patrimonio genetico una dose sufficiente di attitudine specifica alla conduzione degli indocili animaletti.

Proprio in virtù di questa gloriosa tradizione, almeno su un punto Formaldo fu irremovibile: avrebbe rinunciato all'esercito, ma per nessun motivo avrebbe acconsentito a che la spedizione non si svolgesse a cavallo.