TURISTI DA TRALFAMADORE

 

Dall’astronave parcheggiata in seconda fila scesero due alieni. Erano parecchio malconci. O almeno questo è ciò che dichiararono, e toccò credergli sulla parola, mancando ogni termine di paragone. Di certo erano molto brutti, almeno secondo i canoni vigenti della telegenia. Erano bipedi vagamente antropomorfi, cosa che in seguito permise agli esperti televisivi di parlare di convergenza evolutiva. Però avevano una faccia (?) da far spavento a un gorilla, e abiti da fare invidia al coutourier più demenziale, qualcosa a mezza via tra l’assetto d’ordinanza di un tedesco in vacanza a Rimini e la livrea nuziale di un Uccello del Paradiso, però reinterpretata nel più rigoroso stile grunge.

Il CCC (Comitato per la Comunicazione Cosmica) che la Protezione Civile riuscì ad assemblare in tempi singolarmente rapidi era formato da uno psicologo, un famoso giornalista, un glottologo, un prete cattolico e un funzionario dei Servizi. Non avrebbero probabilmente cavato un ragno dal buco se non fosse stato per le mascherine traduttrici, che gli alieni prontamente indossarono e misero a disposizione dei loro interlocutori, eccetto il glottologo che si rifiutò di mettersela per deontologia professionale e se ne stette poi zitto per tutto il tempo. Le mascherine funzionavano davvero bene, e convertivano i fischi, i singulti, i grugniti e i borborigmi del linguaggio alieno in un inglese non proprio splendido ma comunque migliore di quello parlato da un qualunque scienziato francese o italiano, per tacere dei giapponesi. Ciò nonostante, la distanza culturale era talmente grande che ogni frase richiese parecchio sforzo per acquistare una parvenza di significato.

La storia che ne venne fuori fu pressappoco questa. Gli alieni erano partiti da un pianeta del quale, dopo qualche insistenza da parte dell’uomo dei Servizi, acconsentirono a indicare la denominazione. Ciò che la mascherina restituì fu il nome Tralfamadore. Il prete asserì in seguito, non si sa su che base, che a quel punto della conversazione i due avevano decisamente un’aria sorniona. Comunque il loro pianeta ospitava una civiltà alquanto evoluta, che i due caratterizzarono con un aggettivo, tradotto dopo qualche esitazione dalla mascherina con il vocabolo “post-televisiva”. In effetti su Tralfamadore la televisione era stata inventata molto tempo prima, si era diffusa massicciamente nel giro di un paio di generazioni, ed era poi stata identificata come un pericolo mortale per la civiltà, per cui dopo una breve fase in cui i programmi venivano trasmessi con scritte in sovrimpressione del tipo “Guardare la TV può nuocere gravemente alla vostra salute” o anche “La TV uccide”, si era arrivati alla proibizione definitiva. Ne erano seguiti clandestinità, rivolte, secessioni, ma alla fine la scelta era stata metabolizzata dall’intero pianeta, soprattutto per il fatto che le comunità che non avevano rinunciato alla TV si erano poi effettivamente estinte.

Il periodo “televisivo” della civiltà di Tralfamadore aveva tuttavia lasciato uno strascico permanente nella mentalità degli alieni, con la diffusione generalizzata di una nuova etica, la morale della “prossima puntata”. Detto altrimenti, l’abitudine ai programmi seriali di durata indefinita aveva modificato i comportamenti individuali e collettivi al punto che l’esistenza di molti si riduceva all’attesa spasmodica di conoscere il seguito.

In quello stesso periodo cominciò a svilupparsi anche l’esplorazione spaziale, che prese un impulso straordinario dalla scoperta di una fonte d’energia basata sui buchi neri. Quando gli esploratori cominciarono a muoversi a velocità relativistiche su distanze di parecchi anni-luce, al ritorno si ritrovarono parecchio più giovani dei loro coetanei, e ad attenderli c’erano enormi cumuli di puntate successive, in quantità più che sufficiente a placare la loro ansia. Fu così che un numero sempre maggiore di alieni cominciò a interessarsi ai viaggi spaziali come forma di soddisfazione dei propri bisogni esistenziali. Si creò quindi una comunità di turisti spaziali che finì col separarsi di fatto dalla comunità degli stanziali per i quali il tempo scorreva molto più velocemente, e che quindi difficilmente potevano condividere con i primi esperienze ed affetti.

L’uomo dei Servizi cercò a questo punto di sondare le competenze tecniche dei due, in particolare in campo energetico. Ma gli alieni caddero dalle nuvole: loro erano semplici turisti, il loro problema nasceva proprio dal fatto che avevano perso il loro accompagnatore, un esperto la cui qualifica fu resa dalla mascherina, dopo una lunga pausa, col vocabolo “bio-cyber-ingegnere”.

Ma che cosa era successo all’ingegnere? chiese il giornalista. Beh, nel corso della gita erano sbarcati su un pianeta che la guida spaziale definiva “innocuo” e l’ingegnere aveva dato un calcio con lo stivale a una specie di sasso lucente, che non soltanto non si era minimamente smosso, ma quando l’ingegnere si era avvicinato per esaminarlo meglio lo aveva letteralmente risucchiato al proprio interno, senza che i due turisti riuscissero bene a capire come la cosa potesse essere accaduta. I due erano scappati dal pianeta, e ben presto avevano scoperto a proprie spese una cosa del resto già ben nota: era assolutamente impossibile far funzionare l’astronave utilizzando il libretto delle istruzioni. Di comunicare con Tralfamadore non se ne parlava proprio. Tra andata e ritorno il segnale ci avrebbe messo una ventina d’anni, beninteso ammettendo di riuscire a inviarlo nella direzione giusta e di essere ancora sul posto quando sarebbe arrivata la risposta. L’unica alternativa restava quella di trovare nei paraggi un pianeta civile. Nella Galassia in effetti ce n’erano parecchi, ma purtroppo non sempre “civile” e “ospitale” erano sinonimi, e comunque la maggior parte delle civiltà erano arretrate rispetto alla loro, e quindi sarebbero state di ben poco aiuto.

Sulla Terra erano sbarcati per caso, e alla disperata, perché la guida spaziale non ne parlava affatto, e descriveva quella sezione della Galassia come “poco adatta alla vita”. Ma i sistemi di controllo automatico si stavano progressivamente degradando, e senza una sosta e un aiuto sarebbero presto finiti alla deriva. Era rimasto giusto il tempo di tarare le mascherine sui segnali trasmessi dall’emittente più potente che erano riusciti a intercettare. Lo psicologo disse allora qualche frase di circostanza, che i due dichiararono esplicitamente e candidamente di non aver capito. Si intromise cautamente il prete, cercando nel contempo con estrema prudenza di sondare le possibili opinioni degli alieni sulla materia di propria competenza. Ma il suo riferimento perifrastico al Creatore dell’Universo ottenne soltanto la risposta “Che cosa mai potrebbe fare il Vuoto per noi?”, mentre la locuzione “l’Onnisciente” suscitò un equivoco abbastanza penoso perché nella traduzione essa corrispondeva al nomignolo del leggendario vincitore di un quiz televisivo a premi trasmesso nel lontano passato del pianeta.

 

I due alieni, che il giornalista aveva rapidamente ribattezzato Ics e Ipsilon, al termine dell’incontro furono presi in consegna dai Servizi, insieme alla loro astronave. Gli interrogatori andarono avanti per una settimana, inframmezzati soltanto da pause per il riposo degli inquirenti e per l’alimentazione, che almeno all’inizio fu un problema non marginale. Infatti i due non giudicarono commestibile nessun cibo terrestre, fino a quando, dopo numerosi tentativi falliti, qualcuno non ebbe l’ispirazione di proporre loro il lardo di Colonnata, di cui divennero subito ghiottissimi.

Al termine della settimana i media e l’opinione pubblica, dopo una prima fase di impaziente attesa di notizie, stavano ormai lentamente scivolando verso nuove attrazioni. L’astronave era stata smontata dai tecnici, in modo probabilmente irreversibile, senza che nessuno riuscisse a comprenderne i principi di funzionamento. A quel punto i Servizi finirono per rassegnarsi con rammarico all’idea che i due alieni fossero davvero ciò che avevano dichiarato di essere, e che da loro non fosse possibile carpire né alcun importante segreto tecnologico né informazioni di rilevante interesse strategico.

Fu quindi il turno dei mezzi di comunicazione di massa, che si impadronirono dei due con la ferma intenzione di sfruttarne nel più breve tempo possibile tutto il residuo potenziale mediatico, prima che l’interesse del pubblico si spegnesse definitivamente. Ics e Ipsilon furono quindi invitati a partecipare a un importante talk show televisivo, insieme a un nano, a una ballerina e a tre noti uomini politici, scelti a rappresentare la maggioranza, l’opposizione e l’opposizione dell’opposizione. I tre politici iniziarono ad accapigliarsi come al solito, usando un linguaggio non molto più comprensibile di quello nativo degli alieni, in un parapiglia verbale che condivideva col wrestling sia l’apparente violenza che la spudoratezza della finzione. Nel frattempo su un maxischermo alle loro spalle comparivano scritte a caratteri cubitali del tipo “Può veramente esistere un mondo senza televisione?”, accompagnate da immagini di bambini di colore denutriti e/o disidratati sullo sfondo di paesaggi desertici o marziani. Ics e Ipsilon risposero di buon grado alle domande dell’anchorman, ma nessuno intese le loro risposte, completamente coperte dalle interruzioni dei politici, dai lazzi del nano e dagli stacchi pubblicitari.

Al termine della registrazione, seguì un buffet nel quale il lardo di Colonnata, appositamente inserito tra le delikatessen offerte agli ospiti, sparì dopo pochi secondi, principalmente per opera della ballerina, notoriamente bulimica. Dopodiché i due alieni furono ancora oggetto di qualche convenevole, soprattutto per merito di una misericordiosa segretaria di redazione, e infine si ritrovarono in strada, soli, ancora vestiti con gli abiti spaziali con cui erano arrivati, con una delle mascherine traduttrici seriamente danneggiata dall’imperizia di un tecnico, con poco cibo in corpo e senza nessuna risorsa…

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Il regista knoll a questo punto spense il collegamento extradimensionale che, grazie al limitato raggio di curvatura della sesta e della settima dimensione, permetteva di comunicare in meno di un nanosecondo con tutto l’universo spaziale conosciuto. Accese poi un altro collegamento attraverso una dimensione riservata e, rivolgendosi ai suoi autorevoli interlocutori sparsi in tre nebulose distanti tra loro qualche centinaio di milioni di anni luce, chiese: “Ebbene, che ne pensate?”

Fu come sempre il Supremo Emittente della Confederazione Metagalattica Pantelevisiva a prendere la parola: “Devo ammettere che l’idea di un reality show in cui qualche soggetto un po’ imbranato di una delle Civiltà Inferiori viene catapultato a sua insaputa in un’altra Civiltà Inferiore, con la diretta extradimensionale su tutti i neuroschermi della Confederazione, mi era apparsa all’inizio abbastanza divertente e originale. Ma come avete visto anche voi l’esito è un po’ fiacco. Sono mancati gli scontri fisici, non c’è stata una sola crisi veramente spettacolare, i dialoghi erano monotoni, e gli indici di ascolto sono rapidamente crollati. Credo che il programma sia da interrompere e l’idea da accantonare. Torniamo invece alla seconda proposta. Potremmo mandare sulla Terra, che comunque mi sembra una buona location, un contingente di miliziani bene armati del pianeta Zyklon B, quelli che l’anno scorso per poco non distrussero il proprio sistema trasformando il loro sole in una supernova. Ma che il contingente non sia troppo numeroso, mi raccomando, vorrei che il reality durasse almeno una ventina di puntate…”